D00-01. Introduzione

L’ESPERIENZA DELL’AVVENTO

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Di George I. Butler

[All’epoca in cui furono scritti questi articoli, il pastore Butler era presidente della Conferenza Generale degli Avventisti del Settimo Giorno. In questi dieci articoli della Review and Herald, egli racconta le esperienze dei credenti nell’avvento dal 1844 al 1851, ponendo un’enfasi particolare sulla “porta chiusa” e sulla nascita del “messaggio del terzo angelo”]

Review and Herald, 10 febbraio 1885, L’esperienza dell’avvento – n. 1

INTRODUZIONE

I vecchi avventisti del 1844 scompaiono rapidamente. Solo un piccolo gruppo è ancora tra noi e  gran parte della nostra gente non conosce personalmente i fatti collegati con la data stabilita, il breve periodo di confusione che seguì prima della presentazione del messaggio del terzo angelo e gli eventi legati alla storia iniziale. Essi sanno poco di quel fenomeno conosciuto con il nome di “dottrina della porta chiusa” o delle cause che la produssero. Ci sono oggi pochissimi operai tra noi che conoscono questi fatti di persona. Padre Bates, i pastori White e Andrews e molti di coloro che predicarono pubblicamente non ci sono più.

Tuttavia, connessi con quell’interessante periodo, ci sono fatti di profondo interesse e di importanza vitale per la nostra opera attuale. Questo messaggio è unito a tutta quell’esperienza da legami indissolubili. Se l’esperienza dell’Avvento non è stata da Dio, neppure questa può esserlo. Se si trattò di un movimento fanatico, anche questo deve esserlo. Ma se in quel primo messaggio possiamo rintracciare un vero movimento profetico, anche questo certamente lo è. Entrambi sussistono o cadono.

I nostri oppositori compirono sforzi disperati per mostrare che alcuni grandi errori erano strettamente legati con l’opera svolta dopo la data stabilita, sperando così di screditare il movimento intero. Su questo argomento è stato sprecato inutilmente più inchiostro che su ogni altro.

Quel periodo della nostra storia sarà sempre oggetto di grandissimo interesse per tutti coloro che credono in questo messaggio. L’esperienza vissuta allora dal popolo di Dio è stata forse tra le più difficili mai affrontata da un organismo religioso nel corso dei secoli. Chi scrive è stato allevato, fin da piccolo, nell’attesa dell’esperienza dell’avvento e aveva dieci anni quando la data prevista del 1844 arrivò e trascorse. Ricordo molto bene gli eventi degli anni che seguirono. A quell’età le impressioni si fissano nella memoria in modo profondo.

Ho appreso il messaggio del terzo angelo quando gli avventisti osservatori del sabato non erano che una cinquantina in tutto il mondo. Ho quindi un’ampia conoscenza dei fatti collegati alla sua storia più antica.

Dopo aver parlato di questi argomenti nel Tabernacle [una rivista, ndt], mi è stato richiesto di trascrivere per la Review alcuni dei fatti di questo interessante periodo della storia dell’avvento. Spero che i lettori della Review non trovino ciò solo interessante, ma che aumenti in loro la fiducia nella correttezza della nostra posizione e serva da difesa quando i nemici cercheranno di abbattere la fede in quest’opera sacra. Sono certo, per conoscenza personale, che non dobbiamo temere nulla dall’indagine più minuziosa sulla storia iniziale dell’avvento. Più si investiga in modo attento, meglio sarà per la causa; dobbiamo temere solo una conoscenza parziale dei fatti. Quando comprenderemo appieno i fatti correlati alla cosiddetta “dottrina della porta chiusa”, non avremo nulla di cui vergognarci.

I credenti nell’imminente ritorno di Cristo furono dolorosamente e amaramente delusi nel non vedere il Signore nel 1844. Per un certo tempo furono confusi. Dubbi e interrogativi produssero gravi incertezze nei credenti sinceri. Alcuni, che si attendevano una realtà migliore, abbandonarono la fede; molti tornarono nel mondo. Fu un periodo di grande prova. Ma quando irruppe la luce del terzo messaggio, si capì in quale direzione andare e il passato diventò chiaro.

È onestamente impossibile, per coloro che vengono a conoscenza di questi fatti, percepirli nello stesso modo e con la stessa intensità di quanti li vissero in prima persona. Possiamo credere alle parole che ci vengono narrate, ma i fatti non saranno mai così reali come se li avessimo visti di persona e avessimo provato le emozioni da protagonisti. Come popolo corriamo il grande pericolo di non condividere oggi per fede lo spirito dell’avvento che si manifestò allora, e di avere al suo posto uno spirito mondano, indifferente, disattento, che pervade tutta la cristianità.

Dovremmo invece rallegrarci maggiormente di vedere manifestarsi tra di noi l’antico fuoco dell’avvento e quell’interesse profondo che si vide nel 1844. Desideriamo che quell’esperienza riviva in mezzo a noi. Vogliamo che si manifesti quello spirito di sacrificio capace di infondere vita e di spingere all’opera. Se tale spirito permeasse la chiesa intera insieme con la gloriosa conoscenza che abbiamo della verità, ben presto udremmo risuonare la proclamazione del messaggio in tutte le direzioni. Proprio di questo siamo carenti.

Speriamo, anche se in debole misura, di offrire ai lettori della Review alcune idee relative a quel periodo così interessante. Nel prossimo numero parleremo della parte conclusiva dell’esperienza del 1844. (G. I. B).

D00-02. “Prima della data stabilita del 1844”

Review and Herald, 17 febbraio 1885, L’esperienza dell’avvento – n. 2

 

“PRIMA DELLA DATA STABILITA DEL 1844”

 

Gli avventisti non potranno mai dimenticare l’esperienza di quell’anno perché non si era mai visto nulla di simile nella storia di questo popolo. Padre Miller si era prodigato per circa dieci anni nell’annunciare l’evidenza dell’imminente ritorno di Cristo. Altri operai di spicco erano stati in contatto con lui e con la sua opera. Per due o tre anni, prima del 1844, la dottrina aveva suscitato grande attenzione. I giornali la commentavano e i predicatori avventisti erano benvenuti nelle chiese cosiddette ortodosse, poiché grandi risvegli accompagnavano la loro opera. I cristiani più sinceri, appartenenti alle varie chiese, erano favorevoli alla dottrina predicata e amavano lo spirito che l’accompagnava. Studiosi e teologi eminenti le prestavano attenzione, scrivendo articoli pubblicati dai giornali più rappresentativi; alcuni appartenevano a quella stessa categoria di persone che si opponevano alla dottrina. Ma le repliche di quelli che la difendevano ebbero un successo così completo che l’opposizione non fece altro che aumentare l’interesse.

La data si avvicinava e l’influenza del movimento diventava sempre più ampia. Era diventato il tema generale di riflessione, l’argomento principale di conversazione in grandi parti del paese. L’interesse più intenso prevalse tra gli avventisti stessi. Gli argomenti presentati da Miller e dai suoi collaboratori erano per loro così chiari da renderli sicuri che la venuta del Signore fosse a portata di mano. Sentivano nel profondo dell’anima che avrebbero visto il Signore di lì a poco.

In quest’epoca di freddo formalismo, possiamo a malapena comprendere lo spirito di abnegazione verso i non convertiti e l’intenso interesse per la salvezza delle anime. La potenza dello Spirito di Dio era presente nei loro incontri, al punto che molti di coloro che partecipavano per oziosa curiosità o per schernire, erano spinti a donarsi a Dio, a umiliare se stessi confessando i loro peccati con profondo pentimento e versando lacrime amare. Poi si rallegravano con tutto il proprio essere perché il Signore riversava su loro la sua benedizione. Chiunque udiva, allora, il canto dei credenti non lo dimenticava più, perché sembrava trasmettere una forza particolarmente solenne e profonda, una dolcezza celeste che incantava gli ascoltatori e addolciva il loro cuore. Molti si recavano alle riunioni per ascoltarlo.

La predicazione esprimeva grande solennità che aumentava sempre di più man mano che la data si avvicinava.

L’opera si estese con grande forza, negli anni 1843 e 1844, in tutte le direzioni, specialmente negli stati orientali di questo paese. E abbiamo abbondanza di prove per dimostrare che si estese più o meno in tutte le parti del mondo. Non daremo, in questo articolo, un resoconto generale o coerente dell’opera del primo messaggio durante quel periodo così interessante. Eravamo troppo giovani per avere qualcosa di più di una conoscenza locale. La vita del Padre Miller mostrerà molti fatti interessanti; altrettanto faranno le eccellenti opere del pastore White, Life Incidents (Fatti della vita) o Life Sketches (Schizzi di vita), in vendita presso gli uffici e i depositi librari. Penso che tutti i lettori della Review dovrebbero leggerle attentamente. Tutti coloro che credono nell’opera attualmente in corso dovrebbero conoscere il messaggio del primo angelo in modo più completo. Menzionerò soltanto alcune cose che ho avuto modo di osservare personalmente.

Ricordo in modo chiaro una serie di sermoni sull’avvento pronunciati da Columbus Green a Waterbury, nel Vermont, mi pare nella prima metà del 1843. Predicò nella chiesa metodista del villaggio. Non potrò mai dimenticare l’impressione di solennità comunicatami da quell’incontro e dalla predicazione di Green, nonostante allora fossi solo un ragazzino. Il locale era pieno zeppo di gente e tutto era immobile come la morte, eccetto la voce dell’oratore. Era molto pallido in volto e le sue parole avevano la solennità del Giudizio, mentre parlava dei falsi pastori e della loro terribile condanna nel giorno del Signore. Mentre (Green) presentava queste cose con parole roventi, il signor Stone, pastore congregazionalista locale e persona che non aveva alcun amore per la dottrina dell’avvento, si alzò in mezzo all’assemblea con uno sguardo di sfida, e rimase in piedi come se prendesse quelle critiche per se stesso. Green parlò con vigore ancora maggiore e, usando un linguaggio estremamente tagliente, dipinse il giudizio che attendeva quelli che appartenevano alla classe dei falsi pastori. Sebbene siano passati più di quaranta anni, la scena è vivida nella mia mente come se fosse accaduta ieri.

Ricordo con la stessa chiarezza un camp meeting [congresso all’aperto o sotto un tendone, ndt] tenuto dagli avventisti a Cabot, nel Vermont, a cui parteciparono i miei genitori. Per l’occasione, erano presenti il pastore Shipman e un gran numero di altri importanti predicatori. Fu un congresso molto frequentato. Ricordo la predicazione tenuta dal grande pulpito nel boschetto e un mare di visi rivolti in alto, pieni di fervore e solennità. Rammento con grande chiarezza gli incontri in gruppi più piccoli, tenuti nelle tende, che si svolgevano negli intervalli tra i servizi regolari. In essi si realizzava un lavoro scrupoloso in favore delle anime.

Diversamente dai nostri consueti camp meeting, quasi tutto il tempo tra i servizi di culto regolari fu riempito da incontri nelle piccole tende. Qualcuno iniziava a pregare o a cantare e le persone cominciavano ad accorrere. Vi fu un grande impegno per le anime che si trovavano ancora nell’oscurità. Una supplica fervente si levava a Dio in loro favore fino al momento in cui queste cedevano e ricercavano Dio in modo autonomo; la gioia era grande quando arrivava la vittoria. Ci furono molte più confessioni di peccato, complete e sincere, di quelle che abitualmente vediamo in questi giorni. Gli incontri continuarono in tanti altri luoghi e così molte persone si convertirono.

Vi erano persone che uscivano di buon mattino e si recavano nel bosco, per cui se ne potevano scorgere molte, in ginocchio qua e là, mentre imploravano la benedizione di Dio. Da diverse parti si poteva udire la voce della preghiera. Non ci fu alcuna manifestazione di frivolezza e lo spirito si rendeva presente. Sincerità, devozione e amore per l’avvento di Cristo erano ogni dove. Oh! Se fossero presenti in maggior misura oggi!

Ricordo bene le riunioni che precedettero la data stabilita. Nella mia città natale, gli avventisti non possedevano un loro luogo di riunione, perciò adattarono una grande stanza all’ultimo piano della fabbrica di amido dei signori “Parker e Butler”, entrambi diaconi della chiesa battista e sinceri avventisti. Qui si tennero continue adunanze, frequentate da grandi folle. Poco prima dello scadere del tempo fissato, le riunioni divennero a getto continuo. La maggior parte dei credenti abbandonarono le messi nei campi senza mieterle, dando così modo ai poveri di soddisfare i propri bisogni. Essi sentivano che, riponendo le messi nei magazzini come in ogni altra stagione, avrebbero contraddetto la loro fede, dal momento che credevano che il Signore sarebbe tornato dopo poche settimane.

Mi ricordo di un agricoltore ricco e molto parsimonioso che possedeva un grande orto. Uscì e si recò nel suo campo proprio prima della data stabilita e, avendo visto molte mele per terra, le raccolse e le portò in casa. Durante la notte, la sua coscienza fu così turbata per quello che aveva fatto che si alzò e le gettò via. Naturalmente si trattò di un caso estremo, ma ci dà un’idea dell’intensità dello spirito che prevaleva in quei giorni. Il tempo designato venne nell’ultima settimana di ottobre. Praticamente nessuno dei credenti, quell’anno, cavò le patate prima che il terreno gelasse; ma la loro perdita fu minima perché il clima si mantenne mite e le patate raccolte in anticipo marcirono, quell’anno, mentre quelle lasciate nel terreno più a lungo si salvarono.

Subito prima dello scadere del tempo, gli incontri si susseguirono costantemente. Nella località in cui mi trovavo non ci fu alcun eccitamento fanatico tra i credenti, si manifestò invece un sentimento di grande solennità e umiltà, poiché ognuno era alquanto ansioso di sapere se sarebbe stato in grado di reggere il Giudizio. In quel periodo, le persone diventarono molto più oneste e confessarono peccati inimmaginabili. Molte persone che ritenevano il battesimo per aspersione altrettanto valido di quello per immersione, arrivarono alla conclusione che era meglio scendere nell’acqua come aveva fatto il Signore, sebbene non avessero ricevuto alcuna pressione ad agire così. Le persone si convincevano facilmente di cose sulle quali prima nessuno avrebbe mai potuto persuaderli. Non ci furono follie di alcun tipo, quali “abiti per l’ascensione verso il cielo”; invece molti erano ansiosi di poter ricevere gli abiti del carattere con cui superare la prova del Giudizio.

Durante la notte in cui il tempo era giunto alla fine, le riunioni non cessarono. C’era una marmaglia di gente ubriaca e rumorosa, che schiamazzava tutt’intorno e rendeva odiosa quella notte. Ma i fedeli pregavano ancor più intensamente che Dio li custodisse, li proteggesse e li salvasse. Se mai degli uomini avevano dato prova di onestà e fede vera, fu in quel momento. I loro cuori erano interamente coinvolti perché ritenevano con la massima certezza che il tempo del giudizio si stesse chiudendo. Allora, in ogni dove, si udirono pianti e invocazioni a Dio perché manifestasse la sua approvazione. Poi, la mattina spuntò e il Signore non era venuto. Molti continuarono ancora ad attenderlo per giorni, ma presto tutti si resero conto che erano stati delusi e i loro cuori si fecero molto tristi. Nessuno può comprendere pienamente l’amarezza della delusione se non quelli che la vissero in prima persona. Di questo parleremo la settimana prossima. (G. I. B.)

D00-03. “L’amara delusione che seguì lo scadere del tempo”

Review and Herald, 24 febbraio 1885, L’esperienza dell’avvento – n. 3

 

“L’AMARA DELUSIONE CHE SEGUÌ LA DATA STABILITA”

 

La transizione dalle esperienze gloriose ed emozionanti dei pochi mesi antecedenti la data stabilita alle realtà amare della delusione fu di grandissima importanza. Nessuno può rendersene conto se non quelli che la vissero in prima persona. Prima dello scadere dell’ora stabilita gli avventisti richiamavano l’attenzione ovunque andassero; grandi congregazioni seguivano le loro predicazioni; la stampa era ricca di notizie sulla loro opera ed erano al centro dell’attenzione di tutti. Le persone rimanevano più o meno convinte che c’era del vero nella loro predicazione e molti avvertivano un certo grado di ansietà nel timore che potesse essere completamente vera. Quest’ultima categoria pensava di dover esaminare la questione attentamente.

Quando la data stabilita trascorse, tutto cambiò: quelli che non avevano fiducia nel movimento, naturalmente, si sentirono vittoriosi. Erano frequenti espressioni come: “L’avevo detto!”; “Eravate un branco di pazzi e di fanatici!”; e altre ancora. Coloro i quali avevano temuto che la dottrina potesse essere vera, adesso che il tempo era passato erano, naturalmente, lontanissimi dal credere che in essa ci fosse mai stato un briciolo di vero e mostravano grande zelo nel denunciarlo. Un gran numero di coloro che avevano professato di credervi se ne allontanarono prima possibile e si unirono ai nemici di quanti vi restavano fedeli.

Vennero a galla le storie più ridicole e assurde sugli avventisti, e furono raccontate con una sicurezza tale che molti le credettero vere. Ecco che, subito dopo la data stabilita, ebbe origine la storia dell’“abito dell’ascensione”, in un momento in cui quasi tutto, anche se abbastanza meschino, veniva creduto su questo povero gruppo disprezzato. Non si ebbe mai menzogna più ridicola e vergognosa. Chiunque conoscesse veramente ciò in cui credevano quelle persone sapeva che nulla era in maggiore contrasto con le loro convinzioni sul ritorno di Cristo del supporre che indossare un qualsiasi tipo di abito esteriore avrebbe avuto un peso per la loro salvezza. [I credenti nell’avvento] si aspettavano di essere trasformati, in un attimo, da una condizione di mortalità a una di immortalità. Che cosa aveva a che fare la foggia del loro vestito con tutto questo?

Per diverse settimane fu molto spiacevole mostrarsi in pubblico in alcuni luoghi. I ragazzi, per le strade, gridavano: “Quando salirete in cielo? Non ci siete ancora andati?”. E altre esclamazioni simili. Quei poveri credenti, disprezzati e guardati dall’alto in basso, pensavano di essere i più sciocchi fra gli uomini.

Ma la cosa più dura da sopportare era il fatto che essi stessi non capivano il perché di quella delusione. Invece di essere innalzati nelle dimore del cielo, erano abbandonati alla debole compassione di nemici malvagi e di professori formalisti che li guardavano dall’alto in basso come pazzi fanatici. Ma che cosa potevano rispondere? Come potevano affrontare la marea di critiche che arrivava da ogni direzione? Non erano in grado di dare una spiegazione [a quanto era successo] e la questione era del tutto oscura ai loro occhi. Avevano gli stessi gloriosi argomenti dei quali le loro anime si erano appagate. Non vi scorgevano in essi nessun errore. Eppure, il Signore non era venuto.

Sentivano che il tempo non poteva essere lungo, ma non avevano prove alle quali i loro cuori potessero ancorarsi. Erano nel dubbio. Molti dei loro fratelli esitavano e alcuni erano tornati nelle chiese che avevano abbandonato quando, alcuni mesi prima, era risuonato il grido della caduta di Babilonia. Ma ce n’erano molti che non avrebbero mai potuto farlo. Sentivano che Dio li aveva guidati e abbandonare la loro esperienza dell’avvento significava abbandonare tutto il loro essere cristiani. Non avevano seguito assiduamente la Parola di Dio al meglio delle loro capacità? Non avevano forse visto la manifestazione dei frutti dello Spirito legata alla loro opera? Le prove che avevano sostenuto non apparivano ancora così chiare? A quale realtà dovevano ritornare? A un mondo malvagio? A una chiesa formale, fredda, conflittuale, che odiava quella dottrina che appariva loro come la più gloriosa? No! Non potevano farlo. Dovevano restare fermi dove erano finché Dio non avesse dato loro una luce per andare avanti.

C’erano alcuni testi della Scrittura che per loro, in questo momento, erano particolarmente preziosi. “Ascoltate la parola del Signore, voi che tremate alla sua parola. I vostri fratelli, che vi odiano e vi scacciano a causa del mio nome, dicono: ‘Si mostri il Signore nella sua gloria, affinché possiamo vedere la vostra gioia!’. Ma essi saranno svergognati” (Isaia 66:5). “Infatti avete bisogno di costanza, affinché, fatta la volontà di Dio, otteniate quello che vi è stato promesso. Perché: ‘Ancora un brevissimo tempo e colui che deve venire verrà e non tarderà; ma il mio giusto per fede vivrà; e se si tira indietro, l’anima mia non lo gradisce’” (Ebrei 10:36-38). Questi e altri testi simili parevano essere stati lasciati di proposito per quelle persone esauste che, dopo aver atteso, erano passate attraverso l’amara esperienza prevista, però, dall’autore dell’Apocalisse con l’immagine della chiesa che mangia il “piccolo libro”, dolce all’inizio, ma molto amaro in seguito (Apocalisse 19:9,10).

Un’altra causa di dolore per loro era il fatto che, dopo la data stabilita, nell’insieme dei credenti stessi era penetrato un influsso disgregante. In mezzo a loro cominciò a manifestarsi, qui e là, un gruppo di fanatici che introdusse appunto un influsso disgregante. Costoro affermavano di avere una grande luce da parte del Signore, pregavano ad alta voce e a lungo, leggevano molto la Bibbia, mostravano delle facce lunghe e agivano in modi molto stravaganti. Facevano professione di una luce e di una santità superiori, ma non erano gran che disposti a lavorare con le loro mani, sebbene desiderassero fortemente che altri lavorassero per loro.

D’altro canto, prima che fossero trascorsi molti mesi dopo la data stabilita, un gran numero di avventisti iniziò a perdere fiducia nelle posizioni sostenute in passato. Alcuni iniziarono a indicare nuove date per la venuta del Signore; altri cercarono invece di scompaginare le date che erano state generalmente accettate nel passato. In molti credenti cominciò a manifestarsi la tendenza alla ricerca della popolarità e della mondanità, specialmente tra quelli che cercavano di sconvolgere le vecchie pietre miliari della fede.

Tutto questo originò grande prova e perplessità tra i sinceri e fedeli credenti nella verità sostanziale del grande movimento dell’avvento. Essi caddero in uno stato di ansia particolarmente penoso, tanto da non sapere quale soluzione prendere. Da una parte parve che i loro fratelli e molti dei pastori che li dirigevano e nei quali riponevano la fiducia fossero sulla via del ritorno nel mondo e sembravano perdere la fede nelle grandi verità del messaggio; pareva anche che avessero con loro ben poco dello Spirito di Dio.

Dall’altra, questi spiriti fanatici apparivano così stravaganti nel modo di agire e nelle idee che [i credenti sinceri e fedeli] non sapevano proprio cosa pensare di loro. Molti addirittura li accolsero nelle loro case, per paura di respingerli, ma senza sapere se si potessero considerare figli di Dio oppure no. Li tennero, comunque, sotto attento controllo, nell’attesa di sviluppi che dessero loro maggiori certezze. Era come se non ci fosse più alcuna tromba che emettesse un suono “ben definito”. Perciò, ascoltarono i vari toni prodotti per poter determinare la loro posizione. Studiarono moltissimo le loro Bibbie e invocarono Dio con grandissimo fervore. Non potevano ripudiare il loro passato, ma erano incerti del presente e pieni di ansia per il futuro.

La loro posizione era, per molti aspetti, forse la più difficile vissuta dal popolo di Dio dalla resurrezione di nostro Signore. Assomigliava, in vari modi, all’esperienza dei discepoli dopo la crocifissione del Signore. Ma coloro che avevano atteso la sua seconda venuta dovevano aspettare ancora più a lungo prima che la vera luce cominciasse a risplendere. Per mesi fu difficile vedere molti dei vecchi avventisti sorridere insieme. La loro perplessità era grandissima, ma Dio aveva delle benedizioni in serbo per loro, per il tempo in cui gli indecisi dovevano essere selezionati. La luce allora si sarebbe finalmente manifestata. (G. I. B)

D00-04. “La Porta Chiusa e questioni affini”

Review and Herald, 3 marzo 1885, L’esperienza dell’avvento – n. 4

“LA PORTA CHIUSA E QUESTIONI AFFINI”

Forse, fra gli argomenti legati al movimento dell’avvento, la dottrina della porta chiusa è stato quello che i nostri nemici hanno cercato di usare con più decisione per accusarci. Propongo di esaminare la questione molto da vicino e di presentare i fatti che vi sono legati a beneficio di quelli del nostro popolo che non vi hanno familiarità. Scopriremo cose molto diverse da quelle che furono presentate dai nostri nemici.

Abbiamo affermato che, prima della data stabilita, i credenti erano ferventi e devoti, e abbiamo anche attestato l’amara reazione che ne seguì. Se prima era tutto caratterizzato da zelo, sincerità e impegno, dopo seguirono dolore, delusione e incertezza. Per i credenti, l’odio accanito contro la dottrina dell’imminente ritorno di Cristo, manifestato da molti membri di chiesa e così simile a quello degli ebrei verso i discepoli che avevano creduto nella prima venuta di Cristo, era una solida prova che lo Spirito di Dio era stato tolto. Avevano fatto il massimo per avvertire il mondo e sapevano che Dio li aveva benedetti. Sapevano che tale insegnamento era basato sulla roccia della verità eterna: la Parola di Dio. Quindi si rendevano anche conto che coloro i quali si opponevano accanitamente a tale opera combattevano contro Dio.

Mentre il tempo passava, si era diffuso tra tutti i credenti sinceri il sentimento generale di aver portato a termine la loro opera. Giorno per giorno, essi attendevano ancora, vegliavano e desideravano intensamente l’apparizione del Salvatore, non sapendo perché ritardasse. In quel tempo nessuno dava credito alle loro idee sull’avvento, né manifestava il minimo interesse ad ascoltarli: erano considerati dei fanatici perché, dopo la delusione, non avevano intenzione di abbandonare le loro convinzioni.

Il grande cambiamento, manifestatosi nello spirito quasi diabolico degli oppositori e nei propri sentimenti personali riguardo all’opera di salvezza delle anime, insieme con la forza di alcuni testi della Scrittura, li portò alla conclusione che la loro opera in favore del mondo era conclusa. Miller e altri credevano che la porta si sarebbe chiusa poco prima del ritorno di Cristo. In una lettera al pastore J. V. Himes, del 6 ottobre 1844, egli scrisse: “Ho la ferma opinione che il prossimo sarà l’ultimo giorno che il Signore concederà ai peccatori come tempo di prova. Entro dieci o quindici giorni da allora, essi vedranno colui che hanno odiato e disprezzato a loro vergogna ed eterno disonore”.

Questo era del tutto naturale alla luce di testi come: “Chi è ingiusto continui a praticare l’ingiustizia; chi è impuro continui a essere impuro; e chi è giusto continui a praticare la giustizia, e chi è santo si santifichi ancora. Ecco, sto per venire” (Apocalisse 22:11,12). Senza alcun dubbio il tempo di prova si sarebbe chiuso poco prima dell’apparizione di Gesù.

Quando il grido di mezzanotte finì e il tempo passò, [i credenti] sentirono l’ultima grande prova era raggiunta: a quel tempo era questo il sentimento più diffuso a livello collettivo. Il loro intenso impegno per le anime era terminato e lo spirito diabolico che li circondava rendeva tutto ancora più chiaro alle loro menti.

Dopo che la data stabilita fu trascorsa, Miller scrisse in un’altra lettera indirizzata al pastore Himes: “Abbiamo compiuto la nostra opera che consiste nell’avvertire i peccatori e nel cercare di risvegliare una chiesa formalista. Dio, nella sua provvidenza, ha chiuso la porta; noi possiamo solo incitarci reciprocamente a essere pazienti e diligenti per rendere sicura la nostra chiamata ed elezione. Stiamo ora vivendo nel tempo specificato da Malachia 3:18 (e anche da Daniele 12:10 e Apocalisse 22:10-12). Sulla base di questo testo, non possiamo fare a meno di vedere che poco prima che Cristo ritorni, ci sarà una separazione tra giusti e ingiusti, tra buoni e malvagi, tra quelli che amano la sua apparizione e quelli che la odiano. E mai, dai giorni degli apostoli, si è prodotta una linea di divisione come quella tracciata intorno al decimo o al ventitreesimo giorno del settimo mese giudaico. Da allora essi dicono che non hanno alcuna fiducia in noi. Da parte nostra abbiamo bisogno di pazienza dopo aver fatto il volere di Dio, affinché possiamo ricevere la promessa”.

In un’altra lettera, pubblicata sull’Advent Herald [Araldo dell’avvento], egli afferma: “Ho creduto, e devo confessare di crederlo ancora oggi, di aver compiuto la mia opera di avvertire i peccatori, e ciò è accaduto nel settimo mese”.

George Needham, altro importante ministro avventista, afferma in Voice of Truth [La voce della Verità], del 19 marzo 1845:

“Sono e rimango convinto, fin dal decimo giorno del settimo mese, che la nostra opera in favore del mondo e delle vergini stolte è compiuta. Non posso giungere a nessun’altra conclusione, altrimenti dovrei negare che quel glorioso movimento è opera di Dio. Ma questo non potrò mai farlo. Le vergini stolte si sono recate presso le vecchie istituzioni dove vendono olio e ci chiedono di seguirle, e il mondo è con loro per comprare una piccola quantità di olio, e noi dovremmo andare da loro con la speranza di far loro del bene? No, che non abbiamo a perire”.

J. B. Cook, altro avventista di spicco, scrive nell’Advent Testimony [Il testimone dell’avvento): “Se la causa dell’avvento e il suo popolo sono degni dell’intercessione divina o se è questa l’epoca in cui dobbiamo attendere il Signore, allora ci troviamo di fronte alla porta chiusa, secondo la rappresentazione della storia dell’avvento. Le parole che ho rivolto a molti sono state: ‘Io credo nella porta chiusa proprio come voi l’avete vissuta’”.

Abbiamo presentato questi brani scritti da avventisti influenti, nessuno dei quali era implicato in quello che noi chiamiamo il messaggio del terzo angelo. Potremmo citarne molti altri che insegnarono convinzioni simili e che ebbero un ruolo importante nel grande movimento del ‘44. Non c’è alcun dubbio che per mesi, dopo la data stabilita, aleggiò il sentimento generale che l’opera di avvertire il mondo era conclusa. Questo perché:

  1. Essi credevano che la proclamazione del messaggio, in passato, fosse un adempimento della profezia, un annuncio solenne che “l’ora del giudizio di Dio è venuta”, perché il Signore aveva benedetto in modo considerevole il movimento e quanti ne facevano parte. Essi non potevano dubitare che ciò fosse vero senza negare la propria fede.
  2. L’atteggiamento assunto da coloro che avevano respinto il messaggio era spiacevole e cattivo, simile a quello di chi aveva rifiutato Cristo; e ciò era, per i credenti sinceri, la prova chiara del rifiuto di una luce e di una verità importanti. Hanno ritenuto, pertanto, che Dio li avesse respinti.
  3. La loro posizione e i loro sentimenti rendevano la questione ancora più chiara. Il loro spirito aveva sopportato un pesante fardello in favore di ogni genere di persone: si erano dati da fare incessantemente per avvertirle e salvarle, dando fondo a tutte le loro risorse in modo generoso, disposti a fare ogni sacrificio. Sentivano che era lo Spirito di Dio a spingerli. Ma ora ciò che provavano era del tutto diverso. L’impegno era passato e ritenevano di aver portato a termine il loro compito. Inoltre, non c’era più nessuno che desiderasse la loro opera. In tali circostanze, era così strano avere la sensazione che “la porta fosse chiusa”, così come la Parola di Dio aveva detto che sarebbe accaduto in un determinato momento? Che cosa avrebbero potuto provare, altrimenti, senza gettar via tutta la loro meravigliosa esperienza?

Mentre i mesi passavano, dopo la data stabilita, i credenti iniziarono a dubitare e ad abbandonare le loro esperienze passate. Uomini di rilievo, come George Storrs, fecero esattamente così e, in sei mesi, un gran numero di loro fu preda del turbamento. I capi del movimento iniziarono a guardarsi attorno alla ricerca di nuove basi alle quali affidarsi: invece di attendere con pazienza e di ricercare la vera luce nella spiegazione biblica del santuario celeste e del messaggio del terzo angelo, dimostrarono la mancanza di vera fede sconvolgendo i punti di riferimento della vecchia concezione dell’avvento e abbandonando il grande movimento perché caratterizzato da fanatismo. La vera fede si mostra sempre in tempi di oscurità e persecuzione, di incertezza e impopolarità. Per molti di loro si manifestò una grande carenza, come poi i fatti dimostrarono e, senza dubbio, fu per tale ragione che Dio permise che vivessero questa esperienza.

Per sei anni di seguito alcuni avventisti spostarono la data del compimento dei 2.300 giorni di Daniele 8. Ne risultarono delusione e confusione tra di loro. Ma i credenti veri e fedeli non presero parte a quest’opera così insensata. Molti fra i vecchi operai cominciarono a parlare di uscire allo scoperto per “risvegliare le chiese sonnecchianti” che avevano respinto la luce. Ma i risultati non furono incoraggianti. Nel 1843 e nel 1844, sonori appelli si erano levati per spingere ad abbandonare l’opera di Dio perché sbagliata, perché manifestazione di mesmerismo e così via.

Il 29 aprile del 1845 ci fu un grande incontro degli avventisti ad Albany, nello stato di New York. Erano presenti operai importanti e oltre cinquanta predicatori. Furono predisposti dei piani per tornare al lavoro, come avevano fatto prima della data stabilita. Si diede libero corso a forti espressioni sul grande movimento del passato. Fu riferita da parte dei presenti la seguente dichiarazione del pastore J. V. Himes: “Il movimento del settimo mese produsse un mesmerismo profondo sette piedi”. Quello che loro stessi avevano riconosciuto in passato come opera dello Spirito di Dio che li spingeva al lavoro e al sacrificio per la sua causa; quello che aveva prodotto un’esperienza ricca di solennità e di profondità inusuali nei secoli trascorsi, era ora denunciato come mesmerismo.

Da allora la grande massa della collettività avventista cominciò a perdere la propria forza. In mezzo a essa penetrò una gran confusione. Azzannarsi e divorarsi l’un l’altro fu all’ordine del giorno e, presto, quel vasto corpo di oltre 50.000 avventisti, uscito dalle chiese popolari al grido di “caduta è Babilonia”, cominciò a disintegrarsi, spaccandosi in tante divisioni e andando in pezzi, a poco a poco, fino a perdere la capacità di spronare le persone a credere nel ritorno di Cristo. Come le vergini stolte, persero l’olio – lo Spirito di Dio – e presero posizione contro l’attività di proclamazione dell’avvento svolta in passato, il sabato e la vera opera di Dio; la loro condotta fu molto triste e scoraggiante.

Ma vi erano, disseminate qua e là, persone oneste che non volevano e non potevano seguire questa linea di condotta. Esse continuavano a pregare per essere illuminate, si tenevano strette ai pilastri della fede e credevano che Dio avrebbe aperto la via davanti a loro. Di questa esperienza parlerò più avanti. (G. I. B.)

D00-05. “Lo Sviluppo Graduale delle Verità del Messaggio del Terzo Angelo”

Review and Herald, 10 marzo 1885, L’Esperienza dell’Avvento. N° 5

La transizione dalla delusione seguita allo scadere del tempo nel 1844, alla piena luce del sistema di verità concesso in dono tramite il messaggio del terzo angelo, fu lento, in un certo senso.  E non possiamo pensare che le cose potessero andare diversamente. Il cambiamento da una forte aspettativa per l’apparizione immediata del Signore,  alla posizione di attesa, di vigilanza, che assunsero in seguito, era grandissimo. E fu ancora maggiore fino alla comprensione piena del soggetto del santuario, della proclamazione mondiale del terzo messaggio, dell’opera assegnata alla nostra stessa nazione  come è rivelato nella profezia, e di verità collegate.

Queste verità, quando pienamente comprese, produssero un cambiamento completo nel popolo relativamente al suo atteggiamento e alle sue concezioni del dovere assegnatogli. Invece del sentimento che la sua opera per il mondo fosse compiuta, come si pensò quando il tempo, nel corso del 1844, fu trascorso, vide che era necessario agire con zelo perché capì che i 144.000 dovevano essere suggellati col sigillo del Dio vivente e che il messaggio doveva giungere a “ popoli, nazioni, lingue e re.”

Facciamo attenzione allo sviluppo graduale che risulta in questo processo di grande cambiamento. Come abbiamo visto nei precedenti articoli, si svilupparono tra gli Avventisti vari gruppi nell’arco di alcuni mesi dopo lo scadere del tempo.  Mentre i mesi trascorrevano ed essi cominciavano a guardarsi attorno alla ricerca di un fondamento stabile, la gran parte di loro abbandonava il grande movimento del passato e prendeva posizione affermandone la falsità, l’ispirazione spiritista di tipo mesmerista , dicendo che non si trattava di un vero compimento della profezia, ma era un grande errore, benché in buona fede. Iniziarono a stabilire nuove date e a rimettere ordine fra quelle proposte che apparivano più affidabili. Facendo così, dimostrarono che erano davvero privi di una fede duratura.

Ma molti ce n’erano che non potevano ignorare così la loro preziosa esperienza mettendo da parte la loro fede. Credevano fermamente che il grande movimento del 1844 era un compimento della profezia, che era stato pronunciato il “grido di mezzanotte”, che i 2300 giorni si erano conclusi e che il primo e il secondo messaggio erano stati dati. Credevano che fose giunto il tempo della pazienza dei santi: il tempo dell’attesa vigilante.

Erano a questo punto, alla ricerca sincera di una luce ulteriore che spuntasse e che facesse loro comprendere quale fosse il proprio dovere. Con quale vigore pregarono e investigarono le loro Bibbie nessuno lo saprà mai eccetto quelli che attraversarono quell’esperienza.  Loro non avevano alcuna simpatia per la gran massa degli Avventisti che avevano tralasciato le vecchie pietre miliari, perciò in molti luoghi stabilirono degli incontri separati. Essi sentivano che lo Spirito di Dio era rattristato dalla condotta di quelli che avevano rinnegato la loro passata esperienza.

Fu il caso di Waterbury, nel Vermont, dove viveva mio padre. Lui ospitava delle riunioni a casa sua, anche se la casa dove si tenevano gli incontri regolari degli Avventisti era poco lontana. Alcuni credenti di altre città si riunivano là e avevano la sensazione che Dio li benedicesse facendo loro dono del vecchio spirito dell’avvento, perché essi Lo ricercavano con umiltà. Così era in molti luoghi.

Nel 1846 O.R.L. Crozier, un ministro avventista, scrisse un srticolo memorabile sul santuario, che fu pubblicato sul giornale Avventista  Day Star ( Stella del Mattino).  In questo articolo emersero moltissime delle verità che noi sosteniamo oggi su quel soggetto. La tematica del santuario e dell’espiazione non  fu chiarita del tutto, ma in quello scritto si trovò molta verità, che stimolò ulteriori ricerche.

In breve tempo, questo soggetto così centrale per lo schema complessivo della salvezza fu investigato in profondità e fu compreso nelle sue connessioni da alcuni di coloro che cercavano la luce del Signore.  Questo apportò loro un grande conforto, infatti per mezzo del tema del santuario ricevettero una spiegazione della grande delusione.  “ Fino a duemilatrecento sere e mattine, poi il santuario sarà purificato,” questa frase ora brillava di luce celestiale. Attraverso i tipi dell’Antico Testamento videro che il nostro Signore  e Salvatore era entrato nell’ultima e conclusiva fase della sua opera, che la purificazione del santuario coincideva col giudizio investigativo, e che dopo questo veniva il tampo della cancellazione del peccato dai libri del ricordo di Dio. Adesso potevano comprendere tutta la loro delusione e la loro opera futura si spalancava loro dinanzi.

Prima ancora tra di loro era iniziato il dibattito sulla questione del Sabato. Fin dal 1844, una sorella Battista del settimo giorno, di nome Preston, aveva abbracciato la dottrina dell’avvento a Washington, nel New Hampshire, dove esisteva un nutrito gruppo di credenti.

Con l’ausilio di opuscoli, ed altro, e lavorando direttamente con le persone, un buon numero aveva iniziato a osservare il Sabato del Signore.  Fu questo il canale per mezzo del quale il sabato fu per la prima volta introdotto tra gli Avventisti. Da quel piccolo inizio la verità del Sabato si è diffusa fino agli estremi confini della terra.

Col passare del tempo, molti iniziarono  predicare il Sabato : il pastore T.M. preble lo insegnò a lungo e vi richiamò l’attenzione dei credenti tramite un libretto che possiamo datare il 13 Febbraio 1845.  Ma, non riuscendo a vedere la riforma del Sabato all’interno del messaggio del terzo angelo, lo abbandonò, e in seguito ne divenne un duro oppositore. Lo stesso vale per il pastore J.B. Cook e per altri ministri avventisti che in seguito lo abbandonarono per la stessa ragione. Ma in tal modo la verità su questo argomento fu presentata a molte anime oneste le quali ne fecero tesoro.

Nel 1845, il Pastore Joseph Bates cominciò a insegnare il sabato biblico e altri lo abbracciarono come frutto dei suoi sforzi.  In questo periodo anche il Pastore James White e sua moglie lo accolsero. Questi, con il Fratello Bates. Rimasero per un periodo soli nel suo insegnamento pubblico, ma da allora il progresso della causa fu davvero rapido.

Mentre queste verità si diffondevano all’estero, la luce cominciò a brillare anche sul messaggio del terzo angelo e questo diede avvio a un’opera da compiere. In connessione con tali soggetti altri se ne rischiararono, come il suggello dei 144.000, l’opera del nostro stesso governo svelata dalla profezia, e, in breve, nello spazio di alcuni anni dallo scadere del tempo la nostra teoria della verità presente fu pienamente sviluppata.

Ciò che è notevole è che non ci furono mai delle dottrine di una certa importanza evidenziate da questo messaggio che noi dovessimo abbandonare in seguito.  Ancor più luce  si è riflessa su vari aspetti, e di tempo in tempo nuova verità si è aggiunta, ma noi non abbiamo dovuto attraversare l’esperienza mortificante che caratterizzò gli Avventisti della prima ora.  Loro hanno costantemente oscillato da una cosa ad un’altra, predicando quest’anno una nuova data   per poi smentirla quello successivo; alcuni accettando una dottrina, mentre altri gruppi in mezzo a loro ne sposavano un’altra e, gradualmente, in uno stato di confusione e di disordine, dividendosi in fazioni.  Ma nella nostra causa fin dall’inizio c’è stato un aumento costante della luce e dell’unità nella fede e nell’azione.

Questo movimento fu molto piccolo e insignificante agli inizi, ma è cresciuto stabilmente tanto che ora sta facendo dieci volte di più, per diffondere nel mondo le verità della dottrina dell’avvento di quanto abbiano fatto tutti gli altri gruppi di credenti avventisti messi insieme. Nel 1845 erano forti di 50.000 persone e l’opera si poteva dire a malapena iniziata. Essi poi ridicolizzarono questo “movimento insignificante”, non tennero in alcun conto le visioni e non ci prestarono quasi nessuna attenzione ma ora la bilancia è notevolmente cambiata. Quelle visioni che fecero oggetto di un tale disprezzo si sono dimostrate una meravigliosa fonte di luce e di benedizione per quest’opera, e la loro influenza non è mai stata maggiore di quanto lo sia oggi. E ancor meglio, Dio ci ha accompagnato per tutto il nostro cammino ed è ancora pronto ad aiutarci nella diffusione di queste verità.

Ci vollero forse sei o sette anni, dallo scadere del tempo, prima che tutti i dettagli della verità presente fossero pienamente sviluppati e compresi, e prima che coloro che credevano nel messaggio del terzo angelo apprezzassero, come facciamo nel presente, la portata della loro opera  e del loro dovere di farlo conoscere al mondo. Ci volle pressappoco quel tempo prima che l’opinione pubblica fosse in condizione di accogliere la proclamazione di queste dottrine con qualche speranza di successo, visto il grande disprezzo dimostrato per il nome stesso di Avvento a causa della grande delusione. Da allora in poi, tuttavia, la Provvidenza tracciò una strada per quelli che predicavano la Sua verità. Nel nostro prossimo articolo tratteremo della dottrina della “porta chiusa” e della sua relazione con l’opera legata al terzo messaggio. — G. I. B.

D00-06. “La Dottrina della Porta Chiusa tra i credenti nel Messaggio del Terzo Angelo – I”

Review and Herald, 17 marzo 1885, L’Esperienza dell’Avvento. N° 6

Siamo arrivati a un punto di grandissimo interesse.  I nostri nemici affermano che, fin dall’inizio di questa opera, che noi denominiamo “il messaggio del terzo angelo, cioè fino al 1851, quelli che vi furono coinvolti credevano che non c’era alcuna salvezza per i peccatori, e che le visioni della Signora E.G. White insegnavano la stessa dottrina.

Ne concludono quindi che le visoni non sono affidabili e che tutta l’opera cade in disgrazia. Queste accuse sono state ripetute a iosa, e alcune anime sono state ingannate e gettate per questo nell’oscurità.

Per aiutare costoro e per salvare altri dallo stesso destino, proponiamo di sondare approfonditamente queste accuse e di riscontrare quale verità ci sia in esse. Noi ammetteremo tutta la verità che contengono e ne esporremo l’errore. Se questa è la verità divina, possiamo permetterci di essere onesti,   Se invece non reggerà la prova di un’indagine accurata e di una piena conoscenza dei fatti, prima quelli che vi sono coinvolti ascolteranno la verità, meglio sarà per loro. Loro, fra tutti, sono i più interessati alla conoscenza della verità.

Non c’è mai alcun vero guadagno nel nascondere un fatto o nell’inganno.  Crediamo che sia sempre meglio ammettere tutta la verità che c’è in una questione piuttosto che nasconderla. L’onestà è la migliore linea di condotta. Dicendo questo, tuttavia, desideriamo che sia chiaro che noi non abbiamo alcuna idea che ci fosse qualcosa legato all’origine di questo messaggio che qualcuno volesse nascondere. Per essere compresi al meglio quando ci inoltreremo nell’esame di questo soggetto, affermeremo brevemente le posizioni che ci impegneremo a sostenere con le prove più evidenti; cioè:

  1. Che in comune con la parte maggiore degli Avventisti, nel 1844 e alcuni mesi dopo, quelli che successivamente credettero nel messaggio del terzo angelo sentivano che “la loro opera in favore del mondo era conclusa.” Essi pensavano che il giudizio era terminato e che il Signore sarebbe tornato “prestissimo”.
  2. Che mentre la maggior parte degli Avventisti, entro sei mesi dallo scadere del tempo stabilito, avevano abbandonato il movimento del ’44 poiché sbagliato, e si erano rimessi all’opera per “risollevare le vecchie chiese”, altri credenti vi si mantennero legati perché lo ritenevano un adempimento della profezia e quindi cercarono con forza la luce e la trovarono nella grande verità del santuario, nei messaggi, ect. Furono in grado di dare una spiegazione alla delusione e  l’ opera da compiere ora divenne chiara dinanzi a loro.
  3. Che a motivo della conoscenza di queste verità ora possedevano una comprensione intelligente della “dottrina della porta chiusa”. Al termine dei 2300 giorni, nel 1844, Cristo aveva cambiato il suo ministero sacerdotale spostandosi dal luogo santo al luogo santissimo e aveva cominciato l’opera del Giudizio, l’ultima e conclusiva che gli era affidata. All’atto di questo cambiamento la porta del primo appartamento fu chiusa e si aprì la porta del santissimo. Questo è messo in luce da Apocalisse 3:7,8 e da altri testi scritturali. Tutti quelli che cedettero nel messaggio riconobbero questo cambiamento e csì è tuttora. Fu un cambiamento reale e portò alla scoperta di verità importanti.
  4. Che essi avevano, dunque, molto da dire sulla “porta chiusa” perché in tal modo avevano riconosciuto la genuinità del movimento del passato , il quale si era distinto da quegli Avventisti che avevano invece abbandonato tutto. Essi credevano anche che quelli che avevano rifiutato il primo messaggio e vi si erano opposti duramente erano stati rigettati da Dio. Inoltre non più tardi del 1851 ebbero molto da dire sulla “porta chiusa”, perché fino ad allora i loro sforzi nel fare proseliti erano stati fortemente limitati a quelli che avevano creduto alla dottrina dell’Avvento nel 1844.
  5. Ma anche che la loro credenza nella “dottrina della porta chiusa” non era tale da interdire la salvezza di quelli che non avevano rifiutato il primo messaggio, oppure di quelli che solo dopo lo scadere del tempo avevano raggiunto l’età della loro responsabilità, perché si possono rinvenire moltissimi esempi secondo i quali essi si impegnarono a fondo per la salvezza di tali persone.
  6. Che la visione della signora E.G. White, tanto spesso citata, si armonizza perfettamente con queste posizioni.
  7. E infine che le Scritture stesse si armonizzano perfettamente con una simile concezione della porta chiusa, e di fatto i vari testi trasmettono lo stesso insegnamento.

Abbiamo già preso in considerazione in modo esauriente il primo punto, relativo alla grande massa degli Avventisti dopo lo scadere del tempo. Abbiamo mostrato che William Miller, con altri ministri e uomini di spicco per alcuni mesi cedettero veramente che la loro opera in favore del mondo fosse compiuta: si attendevano che il Signore tornasse “immediatamente per cui studiarono con grande attenzione quelle scritture che parlano della chiusura del giudizio subito prima dell’apparizione di Cristo. Citeremo da uno scritto di William Miller, sull’ Advent Herald  del l’11 dicembre 1844:

“Abbiamo compiuto la nostra opera che consiste nell’avvertire i peccatori e nel cercare di risvegliare una chiesa formalista. Dio, nella sua provvidenza, ha chiuso la porta; noi possiamo solo incitarci reciprocamente ad essere pazienti e diligenti per rendere sicura la nostra chiamata ed elezione. Stiamo oggi vivendo nel tempo specificato da Malachia 3:18  e anche da Daniele 12:10, e Apocalisse 22:10-12. Sulla base di questo testo, non possiamo fare a meno di vedere che poco prima che Cristo venga, ci sarà una separazione tra giusti e ingiusti, tra buoni e malvagi, tra quelli che amano la Sua apparizione e quelli che la odiano. E mai, dopo i giorni degli apostoli, si è prodotta una linea di divisione come quella tracciata intorno al decimo o al ventitreesimo giorno del settimo mese giudaico. Da allora essi dicono che non hanno alcuna fiducia in noi. Da parte nostra abbiamo bisogno di pazienza dopo aver fatto il volere di Dio, affinché possiamo ricevere la promessa.”

Possiamo notare come quei testi che indicano che il tempo della prova si chiuderà prima della venuta di Cristo furono fatti propri da credenti delusi di quel tempo. Ma dopo alcuni mesi questa posizione fu abbandonata e la maggior parte di loro lasciò del tutto il movimento.  E così si ritrovarono nelle tenebre. Chi può dire cosa sarebbe potuto accadere se l’intero corpo dei  credenti fosse rimasto fedele fino al momento in cui la luce del terzo messaggio non fosse manifestata pienamente? Se i figli d’Israele avevano la possibilità di entrare immediatamente in Canaan nel caso fossero rimasti fedeli a Dio, chi può dire che, parallelamente, se tutto l’Avventismo di allora fosse rimasto strettamente legato al terzo  messaggio, facendo risuonare nel modo intero il messaggio di avvertimento, l’opera non avrebbe potuto compiersi molto tempo fa? Al contrario essi mostrarono la pochezza della loro fede e tralasciarono la verità del passato.

Quelli fra loro che non abbandonarono la loro fede, ma attesero la luce, sostennero a quel tempo le stesse concezioni che avevano gli altri a proposito della porta chiusa. Ma quando la verità del santuario fu compresa, unitamente alle verità del messaggio attuale, una nuova luce rifulse nelle loro menti e si diffuse in molte direzioni. Ora avevano qualcosa per cui impegnarsi. I loro primi sforzi naturalmente si rivolsero ai vecchi credenti che avevano conosciuto l’opera di Dio trasmessa nel Primo messaggio.  Bates padre, il  Pastore e la Signora White viaggiarono molto per rintracciare quei fedeli in diverse parti del paese.  Molti accolsero la verità con la gioia più grande perché dava una spiegazione  delle loro difficoltà  e forniva loro una solida base sulla quale poggiare.   Nessuno, se non quelli che attraversarono quell’esperienza, può rendersi conto della gioia che li colse alla vista della luce più chiara.

Per parecchi anni non ci fu in generale tra gli increduli nessun interesse per l’ascolto della dottrina dell’avvento. Lo proibiva il marchio che pesava sul movimento fin dal passato. Il pensiero ricorrente era quello di trovare quelli che amavano la dottrina dell’avvento per presentare loro la verità presente. Perciò la provvidenza divina sembra dar forma ai loro sforzi diretti completamente a quelli che già credono, e non in direzione degli increduli.

Ancora, in tutte quelle località dove vivevano i fedeli dell’Avvento, la dottrina era più o meno nota e la luce del Signore aveva brillato; di conseguenza le persone erano state messe alla prova su di essa.  Quelli che avevano rifiutato la dottrina si trovavano  proprio nella stessa posizione di quei Giudei che avevano rifiutato l’opera di Giovanni Battista.  Cristo disse che costoro “ avevano rifiutato il consiglio di Dio contro loro stessi.”

I credenti nel terzo messaggio non sentivano alcun dovere nei confronti di questo gruppo e, poiché non scorgevano tra la gente in generale alcun interesse per la verità, di conseguenza non fecero alcuno sforzo particolare per portar loro la verità. Erano fortemente impegnati nel soccorrere i loro fratelli dal pericolo costituito dalle teorie sul tempo della fine caratteristiche degli Avventisti del primo giorno e  nel tentativo di tenerli legati alla loro fede nell’opera, cercando contemporaneamente di mantenere ferma e ardente la loro stessa fede. – G.I.B.

D00-07. “La Dottrina della Porta Chiusa tra i Credenti nel Messaggio del Terzo Angelo – II”

Review and Herald , 24 marzo 1885, L’esperienza dell’avvento – n. 7

 

“LA DOTTRINA DELLA PORTA CHIUSA TRA I CREDENTI NEL MESSAGGIO DEL TERZO ANGELO”

Quando i credenti videro risplendere la luce della comprensione sul santuario celeste, molte cose a proposito della loro posizione e della delusione subita divennero chiare, e tra di esse anche la dottrina della “porta chiusa”. Non intendo dire che fin dall’inizio tutti avessero compreso l’argomento nel suo pieno significato, sarebbe stato irragionevole aspettarsi tanto, ma esso offrì la chiave per chiarire gradualmente l’intero problema. Cercherò di spiegare questo processo passo dopo passo.

Si resero conto che la purificazione del santuario alla fine dei 2.300 giorni non indicava la purificazione della terra per mezzo del fuoco, ma piuttosto quella del tempio di Dio nel cielo, antitipo del santuario costruito da Mosè. Tale purificazione significava la rimozione o l’eliminazione del peccato (il giudizio investigativo) ed era in relazione con l’ultima opera svolta dal nostro grande Sommo Sacerdote immediatamente prima del suo ritorno sulla terra. Tale comprensione fece nascere nella loro mente una grande luce su molti argomenti. Nel tipo terreno, il ministero o servizio sacerdotale terminava nella prima parte del santuario quando il sommo sacerdote iniziava la sua opera nel luogo santissimo. Questo era indicato dalla chiusura della prima porta e dall’apertura della seconda nel santissimo.

I credenti investigavano le loro Bibbie con grande cura e così Apocalisse 3:7-11 diventò per loro un testo molto convincente: “All’angelo della chiesa di Filadelfia scrivi: Queste cose dice il Santo, il Veritiero, colui che ha la chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre: ‘Io conosco le tue opere. Ecco, ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere, perché, pur avendo poca forza, hai serbato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome. Ecco, ti do alcuni della sinagoga di Satana, i quali dicono di essere Giudei e non lo sono, ma mentono; ecco, io li farò venire a prostrarsi ai tuoi piedi per riconoscere che io ti ho amato. Siccome hai osservato la mia esortazione alla costanza, anch’io ti preserverò dall’ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra. Io vengo presto; tieni fermamente quello che hai, perché nessuno ti tolga la tua corona’”.

Filadelfia significa “amore fraterno”. Una descrizione appropriata dell’interesse intenso, affettuoso che i credenti ebbero l’uno per l’altro nella gloriosa esperienza del 1844. Questo modo di esprimersi si applica al tempo immediatamente precedente la venuta di Gesù: “Ecco io vengo presto”. “Colui che ha la chiave di Davide” deve essere il Figlio di Davide, il nostro Salvatore. Davanti ai credenti sono poste una “porta aperta” e una “porta chiusa”. Essi “non avevano rinnegato il suo nome”.

Ma c’era un altro gruppo di persone che dichiarava di essere il vero popolo di Dio, “gli ebrei”, che si era opposto a loro [i credenti, ndt] e che sarebbe stato umiliato quando i risultati avrebbero provato che i credenti erano nel giusto, ed esso nell’errore. “I vostri fratelli, che vi odiano e vi scacciano a causa del mio nome, dicono: ‘Si mostri il Signore nella sua gloria, affinché possiamo vedere la vostra gioia!’. Ma essi saranno svergognati” (Isaia 66:5). Questi credenti erano giunti al tempo della “costanza dei santi” di cui si parla nel messaggio del terzo angelo: “Qui è la costanza dei santi” (Apocalisse 14:12). La loro posizione non può essere equivocata: essi erano i credenti nell’imminente ritorno di Cristo. Dinanzi a loro erano poste una “porta aperta e una porta chiusa”.

Questo è spiegato benissimo dal cambiamento di servizio del nostro grande Sommo Sacerdote, “il decimo giorno del settimo mese” del 1844. Non c’è altra spiegazione. E non abbiamo mai conosciuto nessuno che potesse smentirla. Ogni punto presente in questo passo della Scrittura è esemplificato nell’esperienza dell’avvento nella data stabilita e dopo di essa. A ciò essa si applica.

Questo testo diffonde una luce speciale sulla natura della porta chiusa. Presenta una “porta aperta” di accesso a tutti i veri credenti e, contemporaneamente, riconosce il cambiamento di posizione e di servizio di Cristo nel momento in cui inizia la sua opera finale. Se si tratta di un cambiamento reale, esso dovrebbe essere riconosciuto con la massima certezza dal popolo di Dio sulla terra, il quale è guidato dallo Spirito in tutta la verità. Lo riconobbero infatti quelli che seguirono la via della chiara luce del santuario e dell’ultimo messaggio; invece non lo fecero la grande massa degli avventisti, che aveva abbandonato l’opera del passato, e i membri delle chiese più popolari. La “porta chiusa” e la “porta aperta” sono ora accettate da tutti coloro che credono saggiamente nella verità presente.

Queste opinioni portarono i credenti a modificare la loro fede sulla fine del tempo di grazia. Essi avevano condiviso queste idee con gli altri avventisti subito dopo lo scadere della data stabilita e continuarono a sostenerle fino a che una nuova luce illuminò il santuario. Avevano ancora molto da dire sulla “porta chiusa”, ma ora la collegavano con una “porta aperta”.

Studiando l’esempio del sommo sacerdote terreno, essi appresero che il tempo di grazia continuava nel tipo “dopo” l’inizio del servizio all’interno del luogo santissimo. Quando egli svolgeva il suo servizio davanti al Signore e faceva l’espiazione per il popolo, portava con sé il pettorale del giudizio, che conteneva i nomi delle dodici tribù d’Israele. Quelli i cui cuori erano umili e penitenti erano le persone a favore delle quali veniva compiuta l’espiazione.

Parallelamente nell’antitipo succedeva questo: i credenti arrivarono a capire che quelli che si erano pentiti dei loro peccati e avevano riconosciuto la vera opera di Dio, avrebbero ricevuto il beneficio dell’espiazione del nostro grande Sommo Sacerdote, compiuta nell’ultima fase della sua opera. Non vogliamo dire che tutti lo compresero immediatamente, in quanto la luce si diffuse gradualmente. Ci furono persone che, dopo la data stabilita, si erano mostrate per anni responsabili, o che non avevano rifiutato la luce: le loro menti furono risvegliate in modo da ricercare Dio.

Siamo sicuri che non si può trovare un solo caso umano di questo tipo, in cui sia stata data prova certa di sincerità, che sia stato mai messo da parte dal corpo dei credenti, in nessun momento dopo la nascita di quel messaggio. Non abbiamo mai udito neppure un accenno in proposito. Se casi di questo genere si verificarono prima che si dispiegasse la luce che possediamo nel tempo attuale, (quando cioè ci si atteneva alla dottrina della cosiddetta “porta chiusa”), l’interesse verso di loro fu giustificato in base alla supposizione che i loro nomi erano “scritti sul pettorale del giudizio”, oppure che in qualche altro modo Dio aveva provveduto per loro. Nessuna anima sincera fu mai respinta.

Ma non ci si deve dimenticare che pochissimi, eccetto gli avventisti, mostrarono interesse durante questa fase dell’opera, perché grande era l’impopolarità della dottrina dell’avvento. Di conseguenza la loro attenzione non fu richiamata su tutta l’estensione del soggetto del santuario, il quale mostra che tutti coloro che non hanno respinto la luce possono entrare, se lo vogliono, mentre l’opera del giudizio è ancora in corso. Ma i credenti pervennero a questa comprensione in modo graduale. Fino al 1850-1851 non avevano compreso che il loro compito futuro doveva in gran parte rivolgersi a quanti erano al di fuori dal gruppo dei vecchi fedeli avventisti. Fino ad allora esso era rimasto quasi del tutto limitato a questi ultimi. Essi avevano compreso questa dottrina modificata della “porta chiusa” e avevano molto da dire in proposito, perché si trattava di un punto molto importante dato che segnava la distinzione tra le due classi di avventisti: quelli che avevano abbandonato il grande movimento del 1844 e quelli che vi credevano ancora. I primi cercavano di risvegliare le chiese tradizionali e più diffuse, individuando nuove date, scombinando le vecchie e, infine, abbandonando quell’opera gloriosa tacciandola di “fanatismo”. I secondi, al contrario, affermavano che si trattava di un messaggio dato da Dio, predetto nel modo più chiaro dalla profezia e facente parte dell’ultimo grande avvertimento 0che doveva chiudere il tempo di grazia.

La dottrina delle porte “aperta” e “chiusa” all’interno del santuario celeste costituiva la pietra di volta della vera arcata dell’avvento: la chiave che svelava per intero il mistero e illuminava la loro posizione. Perché, se Cristo aveva spostato il suo servizio dal luogo santo a quello santissimo nell’autunno del 1844, allora, davvero l’“ora del giudizio è venuta”. Il primo era un messaggio dato da Dio e, ora che il primo e il secondo erano stati dati, il terzo doveva seguire. La grande maggioranza degli avventisti doveva quindi essere paragonata alle “vergini stolte”, era cioè nelle tenebre.

Riscontriamo allora come coloro che credevano fin dalle origini nella verità presente si riferissero spesso alle controversie sulla “porta chiusa” avute con gli avventisti del Primo Giorno [osservatori della domenica] addirittura fino al 1850-1851. Essi rimandavano l’attenzione degli oppositori alle loro stesse dichiarazioni fatte dopo la data stabilita e mostravano quanto le posizioni attuali fossero contraddittorie. Portavano loro le prove del fatto che avevano veramente abbandonato la vera fede nell’avvento.

Mentre scrivo ho qui davanti un opuscolo di 48 pagine su due colonne, intitolato The Advent Review, pubblicato nel 1850 da Hiram Edson, David Arnold, George W. Holt, Samuel W. Rhodes e James White (comitato editoriale) a Auburn, N.Y. Esso è quasi interamente costituito di articoli e brani scritti dai più eminenti ministri avventisti: William Miller, J.V. Himes, S. Bliss; A. Hale, J. Marsh, J. B. Cook, e molti altri.

Come dichiarato nelle note introduttive, questo opuscolo fu pubblicato per mostrare chi aveva “lasciato da parte la fede originale”. Dalle loro parole, confrontate con le posizioni che essi presero allora, risulta chiaramente che tutti questi personaggi di rilievo, eccetto Miller che era morto, avevano abbandonato quella “fede originale” e che i credenti nel terzo messaggio erano solo quelli che si erano aggrappati a quella vecchia fede. Vediamo così qual era il significato della dottrina della “porta chiusa”, nel novero dei credenti, dopo che si giunse alla comprensione del santuario.

Ogni volta che essi vi si riferiscono deve essere considerata in connessione con la “porta aperta”, nella quale essi credevano ugualmente.

Per mostrare che fino al 1850-1851 credevano in una porta chiusa, nel prossimo articolo daremo alcune citazioni tratte dalla loro stessa pubblicazione The Present Truth [La verità presente], pubblicata dal luglio del 1849 fino al novembre del 1850, e dal primo volume della Review and Herald, la prima rivista pubblicata con questo nome e datata “Paris, Me., November 1850”, mentre il primo volume termina il 9 giugno 1851. In questi brani presenteremo dei fatti non noti a molti di quelli che hanno abbracciato la verità negli ultimi 25 anni.

Questi fatti hanno un forte legame con quell’interessante periodo di transizione che va dal primo e secondo messaggio al messaggio del terzo angelo. I nostri oppositori hanno tentato di farci apparire timorosi che i fatti legati alla “porta chiusa” vengano alla luce, ma noi promettiamo di rendere note queste citazioni che essi considerano estremamente riprovevoli e di presentare loro dei fatti che spiegano completamente quei brani. (G. I. B.)

D00-08. “La dottrina della Porta Chiusa tra i credenti nel Messaggio del Terzo Angelo – III”

Review and Herald , 24 marzo 1885, L’esperienza dell’avvento – n. 8

 

“LA DOTTRINA DELLA PORTA CHIUSA TRA I CREDENTI NEL MESSAGGIO DEL TERZO ANGELO”

 

Ci apprestiamo ora a presentare alcuni brani sul tema della “porta chiusa”, capaci di mostrare come i credenti nel messaggio si attennero a tale credenza fino al 1850-1851. Nel sesto numero del primo volume della Review and Herald, pubblicata a Paris, Me., nel febbraio del 1851, si trova una lettera che un fratello scrisse al figlio. Comincia così: “Fin dalla presentazione della verità ho abbracciato il sabato, settimo giorno, e la porta chiusa, perché costituivano il mio ultimo rifugio in questo giorno oscuro e triste”. E circa a metà del suo scritto dichiara: “Perciò abbracciai il ‘grido di mezzanotte’, la ‘porta chiusa’ e il messaggio del terzo angelo perché erano il mio estremo rifugio, come ho già affermato”.

Ma in quale genere di “porta chiusa” crede questo fratello? Gli oppositori direbbero: “Naturalmente, se crede totalmente in una porta chiusa, questo esclude tutte le conversioni”. Invece, che cosa dice in proposito? Alcune righe più avanti si esprime come segue: “Esaurirei presto il mio tempo e la tua pazienza se dovessi presentarti il soggetto della porta chiusa per intero. Mi basta dire che, secondo me, essa non esclude tutte le conversioni. In verità esclude quelli che hanno rifiutato completamente tutti questi messaggi.

Io credo che i nomi registrati nel ‘libro della vita dell’Agnello’ siano stati portati in giudizio il decimo giorno del settimo mese; che poi il Figlio ha portato i loro nomi dinanzi al Padre come l’antitipo del ‘pettorale del giudizio’”. È ragionevole supporre che questi punti di vista fossero in accordo con le opinioni di coloro che li pubblicarono sulla Review, altrimenti non ci sarebbero stati.

Continuiamo con l’offrirvi un brano dalla Review del gennaio 1851, tratto da uno scritto del mio compianto padre, il quale abbracciò la verità nel 1850. Proviene da una lettera che scrisse al pastore Joseph Marsh, redattore dell’Advent Harbinger [L’araldo dell’avvento], uno dei primi e più autorevoli giornali avventisti. Il pastore White la pubblicò sulla Review. In questa lettera indirizzata a Marsh, mio padre presenta alcuni motivi per accettare la verità presente, affermando: “Allo scadere del tempo (1844) credetti che la porta fosse chiusa; e non ero il solo. Lei stesso e quasi ogni altro credente avventista, per mesi dopo la data stabilita, credeste che l’opera in favore del mondo fosse compiuta”. Quindi cita alcuni passi tratti da dichiarazioni di Miller e di altri per dimostrare che credevano proprio questo.

Poi chiede: “Se non abbiamo avuto il grido di mezzanotte, quando, e dove, e come possiamo averlo?”. In seguito parla del Congresso di Albany, dell’effetto che ebbe sull’insieme dei credenti, della confusione e del senso di freddezza che si insinuò tra di loro. Poi conclude così: “Abbiamo davanti a noi un’altra verità che ha la funzione di una prova, cioè il messaggio del terzo angelo; e io temo davvero che sarà una prova troppo ravvicinata per alcuni dei leader del movimento avventista. I capi non amano essere guidati, ma il Signore umilierà i grandi ed esalterà gli umili. Gli ultimi saranno i primi e i primi ultimi. Sono stato grandemente benedetto nell’aver incontrato i fratelli del sabato, settimo giorno, e della “porta chiusa”. Essi si tengono stretti al passato e difendono la nostra attuale posizione. Credo che loro abbiano la verità e che Dio li stia guidando per mezzo del suo Spirito”.

Ma in che tipo di porta chiusa credeva? In una lettera scritta al fratello e alla sorella White, pubblicata sulla Review del gennaio 1851, egli afferma: “Da quando sono stato convertito alla porta chiusa e al sabato, settimo giorno, mi sono messo all’opera in questa città e in molte città vicine…per cercare di eliminare dalle menti degli altri parte del pregiudizio che sentivo così profondamente in me… Dalla conversazione con gli altri e dalla mia passata esperienza ho imparato che la porta chiusa è stata come la grande secca sulla quale gli Avventisti hanno incagliato la loro nave e l’hanno affondata”.

Poi parla delle posizioni contraddittorie sui messaggi, sul grido di mezzanotte e così via… e afferma: “Vedi come tutti questi fratelli hanno evitato il tema della porta”. A questo punto egli si dilunga a parlare dei vari movimenti presenti in mezzo a loro, come “fossero disseminati qua e là sulle montagne”, ecc.; poi fa questa osservazione: “Essi suppongono che la porta chiusa escluderebbe completamente dallo Spirito di Dio tutti gli inconvertiti, che abbiano ricevuto la luce oppure no, che siano giovani o vecchi. Io penso invece che se questo tipo di persone potesse comprendere veramente la porta chiusa e il messaggio del terzo angelo, almeno alcuni di loro vedrebbero quale è la vera linea della profezia e proverebbero ancora gioia nella luce. Mi sono sforzato di cercare quelli che non hanno abbandonato la nostra trascorsa esperienza su tali messaggi, e ho cercato di mostrare loro che cosa sono il santuario e la porta chiusa; cioè che il santuario di cui si parla in Daniele 8:14 sta attraversando un’opera di purificazione” (E. P. Butler).

So per esperienza personale che il modo in cui mio padre intendeva la porta chiusa era allora in perfetto accordo con il fratello e la sorella White. Mostrerò quindi le opinioni del pastore J. White su questo soggetto tramite una citazione tratta dalle sue stesse dichiarazioni. Appena due mesi dopo questi fatti, nel numero di aprile della Review and Herald, a pagina 64, è stata pubblicata una lettera di M. M. Truesdail nella quale egli pone la domanda: “La porta chiusa esclude qualsiasi conversione?”. Così risponde il Pastore White:

Risponde il pastore White: “La conversione, nel senso più stretto, indica un cambiamento dal peccato alla santità. Pertanto rispondo prontamente che essa non esclude tutte le conversioni. Credo che coloro i quali hanno udito il messaggio del “vangelo eterno” e lo hanno rifiutato, oppure che hanno rifiutato di ascoltarlo, ne sono esclusi . Per questo genere di persone non abbiamo alcun messaggio. Essi non hanno orecchie per noi, a meno che non abbassiamo il livello della verità a tal punto da non esserci più in essa alcuna salvezza. Ma ci sono persone che possono essere convertite.

1. I fratelli che sbagliano. Crediamo che nella chiesa di Laodicea ci siano molti che saranno ancora convertiti perché l’apostolo, nella sua epistola, si rivolge ai fratelli che aspettano. ‘Fratelli miei, se qualcuno tra di voi si svia dalla verità e uno lo riconduce indietro, costui sappia che chi avrà riportato indietro un peccatore dall’errore della sua via salverà l’anima del peccatore dalla morte e coprirà una gran quantità di peccati’ (Giacomo 5:19,20).

2. I figli che non erano abbastanza grandi per ricevere o rifiutare consapevolmente la verità, quando il nostro Sommo Sacerdote chiuse la sua opera di mediazione nel luogo santo alla fine dei 2.300 giorni, sono soggetti disponibili per la conversione dal peccato alla santità. I loro nomi furono segnati sul pettorale del giudizio e sono oggetto della mediazione di Gesù. Le vie di Dio sono giuste: egli darà a ogni essere intelligente un’occasione di salvezza.

3. Quando Elia pensava di essere solo, Dio gli disse: ‘Mi sono riservato settemila uomini che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal’. Noi crediamo che Dio si è riservato una moltitudine di anime preziose e alcune di queste perfino nelle chiese. Queste saranno manifestate ‘al tempo opportuno’. Esse vivevano in base alla luce di cui disponevano quando Gesù concluse la sua opera di mediazione per il mondo, e quando udranno la voce  del Pastore nel messaggio del terzo angelo riceveranno con gioia tutta la verità. Si convertiranno alla verità e dai loro errori. Ma riteniamo di non aver alcun messaggio per loro attualmente; ‘chi ha orecchio per intendere, intenda’ Il nostro messaggio si rivolge ai laodicesi, perché ancora alcune di queste anime devono essere manifestate”.

Ecco le opinioni che quest’uomo così influente espresse con chiarezza a proposito del messaggio della “porta chiusa. Da un attento esame del primo volume della Review  e di diversi numeri della rivista The Present Truth, non ci sono dichiarazioni del fratello e della sorella White antecedenti a questo periodo, che contraddicano questa definizione della porta chiusa. Fino a questo momento essi avevano ancora il sentimento che il loro compito e il loro messaggio era rivolto ai vecchi credenti avventisti, i quali avevano una comprensione dei 2.300 giorni, della gloriosa esperienza del 1844, e così via.

Per una ragione simile, i discepoli, dopo la crocifissione, per parecchi anni svolsero la loro attività in favore degli ebrei, prima di andare dai gentili, i quali non conoscevano nulla dell’opera del passato. Tuttavia, potevano essere raggiunti i figli che si erano risvegliati a un senso di responsabilità e, afferma il fratello White, Dio “darà a ogni essere dotato d’intelligenza un’occasione di salvezza”. Erano parole nobili e sagge. Di conseguenza, dobbiamo per forza concludere che secondo lui quelli che non avevano ricevuto la luce non erano esclusi dalla dottrina della porta chiusa, come essi avevano sostenuto. “Noi crediamo che Dio si è riservato una moltitudine di anime preziose, alcune anche nelle chiese. Queste Egli renderà manifeste ‘al tempo opportuno’”. Sembra dunque che le loro idee intorno alla porta chiusa escludessero chiunque eccetto i fedeli avventisti? I nostri oppositori lo dicono, ma noi abbiamo una conoscenza migliore di queste cose.

Tuttavia alcuni dicono che il pastore White, in alcuni numeri del The Present Truth, abbia usato un linguaggio incongruente con queste dichiarazioni. Citeremo qui le parole a cui essi si riferiscono, tratte da The Present Truth, Oswego, N.Y., maggio 1850, n. 10, p. 79:

“Quando giungemmo a quel tempo (1844), tutta la nostra simpatia, l’interesse e le preghiere per i peccatori cessarono; e vu furono il sentimento e la testimonianza unanime che la nostra opera per il mondo era finita per sempre. I tralci viventi sulla terra simpatizzeranno e si accorderanno con la ‘Vera Vite’ che è nel cielo. La ragione per cui i tralci viventi sentivano che la loro opera per il mondo fosse conclusa era che i 2.300 giorni erano terminati ed era giunto il tempo in cui Gesù chiudeva la porta del luogo santo per passare nel luogo santissimo, per ricevere il regno e purificare il santuario.

‘Ma – afferma l’oppositore – la porta della misericordia non sarà chiusa fino alla venuta di Gesù’. Non leggiamo nulla nella Bibbia che identifica tale porta con quella della misericordia, né insegniamo che essa sia stata chiusa nel 1844. ‘La misericordia divina dura in eterno’. Egli è tuttora misericordioso verso i suoi santi e lo sarà per sempre. E Gesù è ancora il loro avvocato e sacerdote.

Ma il peccatore al quale Gesù ha spalancato le braccia per tutto il giorno e che ha rifiutato le offerte di salvezza, fu lasciato senza un avvocato quando Gesù uscì dal luogo santo e chiuseo la porta nel 1844. La chiesa professante che rifiutò la verità è stata anchìessa rifiutata…  L’oppositore afferma: ‘Io credo che Gesù si trovi ancora sul propiziatorio’. Lasciatemi dire, in risposta a questa asserzione così frequente, che Gesù non è mai stato sul propiziatorio e non ci sarà mai. Il propiziatorio si trova nel luogo santissimo, dove Gesù è entrato alla fine dei 2.300 giorni. Esso si trova sull’arca dei dieci comandamenti con sopra i cherubini pieni di gloria. Il nostro Sommo Sacerdote sta davanti al propiziatorio e col suo sangue intercede per Israele.

Se la porta (rappresentata dalla porta della parabola) non si chiude finché Gesù non scende dal cielo tra le fiamme di fuoco, allora dove avverrebbe l’atto del bussare e di dire: ‘Signore, Signore, aprici’? È evidente che la porta si chiude prima del secondo avvento e che i non credenti ne sono ignari; ecco perché bussano alla porta chiusa e dicono: ‘Signore, Signore, aprici!’. Quando sarà venuto il gran giorno della collera divina e i non credenti saranno informati della loro situazione di perdizione, essi non busseranno con la speranza di essere ammessi. No, no! Al contrario fuggiranno verso le rocce e le montagne per mettersi al riparo”.

Presentiamo questi lunghi brani del fratello White per descrivere fedelmente le espressioni più efficaci da noi trovate nei suoi primi scritti sul tema della porta chiusa. Non proponiamo di seguire l’esempio degli oppositori che estrapolano alcuni passi dal loro contesto, cioè le espressioni più forti che possono trovare nel suo modo di esprimersi, e forse trascurano il legame con altri passi che ne chiarirebbero il senso. Invece è nostra cura presentare dei passi che coprono tutte le fasi del soggetto in esame. Esaminiamo con attenzione questo modo di esprimersi:

  1. Insegna che alla fine dei 2.300 giorni il servizio del nostro grande Sommo Sacerdote all’interno del santuario è mutato, e perciò una porta è stata chiusa e un’altra aperta. È quello che gli avventisti credono ancora.
  2. Che questo cambiamento nell’opera del servizio sacerdotale costituisce un cambiamento “reale” dell’opera di Cristo. In quel momento è iniziato l’esame dei libri del ricordo nei cieli. Il giudizio investigativo, l’eliminazione dei peccati e la loro rimozione dai registri dove sono iscritti tutti i figli di Dio iniziarono come preparazione all’atto di porre quei peccati sulla testa del capro antitipico, cioè Satana. Si tratta invero dell’opera più importante e deve essere riconosciuta dal popolo di Dio, che sarà pronto per la venuta di Cristo. Gli avventisti del settimo giorno lo credono ancora.
  3. Come abbiamo affermato più volte in questi articoli, quando i credenti pervennero a questo punto così importante nel 1844, tra di loro ci fu un sentimento diffuso che la loro “opera per il mondo fosse conclusa”. Date le circostanze, come avrebbero potuto pensare in modo diverso? Dovremmo avere motivo di attenderci qualcosa di meno significativo in corrispondenza del verificarsi di questo importante cambiamento nel ministero di Cristo? Sarebbe stato ragionevole supporre che, dopo aver predicato un messaggio così solenne, quale era il loro, essi avrebbero continuato a sentire lo stesso impegno di prima per i peccatori che avevano respinto il loro messaggio? Se questo fosse stato il loro sentimento, sarebbe stata la prova che non avevano davvero alcuna fiducia nella loro predicazione.
  4. Sarà stato notato dal lettore attento che in questi brani le uniche categorie di persone delle quali il fratello White parla come di “reietti” sono i peccatori, “ai quali Gesù durante tutto il giorno aveva spalancato le braccia, ma che avevano respinto le offerte di salvezza”, e “la falsa chiesa che aveva respinto la verità”. In sintesi, proprio quelle categorie alle quali era stato predicato il messaggio di avvertimento, ma che l’avevano rifiutato. In queste osservazioni non è rintracciabile una sola parola che suggerisca che coloro i quali non erano ancora in grado di prendere una posizione responsabile o quelli che non avevano rifiutato la luce fossero inclusi tra quanti erano stati lasciati fuori. Gli avventisti del settimo giorno credono tuttora che quelli che respinsero deliberatamente l’appello saranno perduti. “Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati, assaggerà la mia cena” (Luca 14:24).

Vediamo allora che questi brani, i più convincenti che i nostri oppositori possano presentare, non provano quanto i suddetti oppositori affermano, e cioè che il pastore White avrebbe insegnato che non vi sarebbe stata salvezza per nessuno se non per chi avesse fatto parte dei destinatari del primo messaggio. Queste parole sono in perfetta armonia con il brano che abbiamo presentato, scritto meno di un anno dopo, nel quale lui stesso afferma esplicitamente la sua convinzione che “una moltitudine di anime preziose” sarebbero ancora state raggiunte.

È ben noto che i credenti di questo periodo ritenevano in modo deciso che le 144.000 anime sarebbero state “segnate con il sigillo del Dio vivente” (il santo sabato) e sarebbero state portate in cielo fra coloro che erano in vita al momento del ritorno di Cristo. Si suppone che siano stati circa 50.000 gli avventisti che uscirono dalle chiese di origine nel 1844. Molti di loro abbandonarono il movimento dopo che fu trascorsa la data stabilita. Tutti possono constatare, allora, che questi credenti si aspettassero che più di 100.000 persone sarebbero state raccolte al di fuori dei vecchi credenti avventisti. È davvero ridicola, dunque, l’affermazione dei nostri oppositori secondo cui questi osservatori del sabato pensassero che nessuno eccetto i vecchi avventisti avrebbe potuto essere salvato dopo il 1844! Questi costituivano evidentemente la “moltitudine” a cui si riferiva il fratello White nel passo citato prima.

Per sottolineare ancora meglio queste posizioni, vogliamo introdurre dei brani tratti dagli scritti del fratello David Arnold, uno dei fratelli più anziani e fedeli, pubblicati nel dicembre del 1849, esattamente cinque mesi dopo la stampa del primo numero del The Present Truth [La verità presente], e quattro mesi prima che fossero scritti questi brani dal fratello White. A pag. 45 del numero di dicembre 1849, troviamo i passi seguenti:

“Cristo chiuse il suo servizio giornaliero, o continuo, [ovvero la sua mediazione] nella prima stanza del santuario celeste e ‘chiuse la porta’ (la sottolineatura è dell’autore) che nessun uomo può aprire, e aprì una porta nella seconda stanza, o luogo santissimo, che nessun uomo può chiudere (cfr. Apocalisse 8:7,8); e passò attraverso il secondo velo, portando davanti al Padre, sul pettorale del giudizio, tutti coloro per i quali compie ora l’opera di intercessore”.

Ci chiediamo: “Chi sono quelli per i quali egli agisce in tal modo?”. Citiamo ancora: “Ma – dice l’oppositore – questo non lascia forse la generazione attuale, che solo dopo quel tempo ha acquisito il senso di responsabilità, senza un intercessore o un mediatore, priva dei mezzi della salvezza? In risposta alla sua obiezione, osserverei che, poiché si trovavano allora in uno stato di innocenza, essi ebbero il diritto a essere registrati sul pettorale del giudizio esattamente come quelli che avevano peccato e ricevuto il perdono, e sono quindi, nel presente, oggetto dell’intercessione del nostro Gran Sommo Sacerdote”.

Questo fu scritto cinque anni dopo la data stabilita nel 1844. Devono esserci state più di cento milioni di persone che hanno raggiunto la capacità di una scelta responsabile durante questi cinque anni dopo il ‘44. La posizione del fratello Arnold, che sappiamo essere stata appoggiata dal fratello White fin dalla sua comparsa sulla stampa, prevedeva la salvezza possibile di tutti costoro. Lo stesso principio, sebbene non lo menzioni qui, accorderebbe esattamente lo stesso privilegio a chiunque non avesse negletto la luce.

L’intera questione, secondo il punto di vista dei primi credenti, si spostò sulla natura dell’opera di Cristo nel luogo santissimo. Essi credevano, come possiamo chiaramente constatare, che quanti pervennero agli anni della responsabilità dopo che Cristo ebbe cambiato il suo ministero sacerdotale erano oggetto della sua grazia. Egli intercede per questi come per coloro che avevano accolto la verità in precedenza. I loro nomi sono stati inclusi tra quelli portati sul pettorale del giudizio. Non c’è nulla che io possa trovare nei loro scritti tale da escludere l’idea che chi non avesse rifiutato la luce non potesse essere preso in considerazione dal nostro Gran Sommo Sacerdote. Per tali persone egli avrebbe intercesso precisamente nello stesso modo. Riconosciamo comunque che su questo concetto, a quel tempo, essi non si espressero moltissimo, perché tutto il loro impegno era rivolto alle “pecore perdute della casa d’Israele”, cioè ai credenti nel primo messaggio.

Fu, senza dubbio, nel piano di Dio che quanti avevano familiarizzato con le verità del grande movimento dell’ora stabilita e che erano stati battezzati con il suo spirito [del movimento], dovessero essere i primi a udire il messaggio del terzo angelo; proprio come quelli che avevano udito Giovanni Battista e il Cristo dovevano ascoltare la predicazione degli apostoli dopo il giorno della Pentecoste. Costoro dovevano formare un nucleo in vista di una grande opera e sarebbero stati più strettamente ancorati alle verità del messaggio di quanto potessero esserlo i novizi. Sarebbero stati capaci di dare il loro apporto nel foggiare i nuovi credenti in armonia con lo spirito dell’opera.

Quindi, Dio fece in modo che dovessero udire l’ultimo messaggio di avvertimento per primi e questo, come dice il fratello White, fu il primo impegno che svolsero. Solo in seguito iniziarono a lavorare per quelle “moltitudini” che ancora dovevano essere introdotte nel loro movimento. Questo intervento del fratello Arnold, pubblicato prima di quello del fratello White da noi citato, è una prova positiva che le guide spirituali dell’opera non credevano in una porta chiusa che avrebbe escluso tutti eccetto i vecchi credenti avventisti. Poiché esse credevano in una “porta aperta” e in una “porta chiusa”, nessuno era escluso eccetto quelli che avevano respinto la luce della verità. Nel prossimo articolo presenteremo una prova più sicura di questa. (G. I. B.)

D00-09. “La Dottrina della Porta Chiusa tra i Credenti nel Messaggio del Terzo Angelo – IV”

Review and Herald, 7 aprile 1885, L’esperienza dell’avvento – n. 9

 

“LA DOTTRINA DELLA PORTA CHIUSA TRA I CREDENTI NEL MESSAGGIO DEL TERZO ANGELO”

 

Nell’articolo precedente abbiamo presentato dei brani che mostravano come quella che è definita la dottrina della “porta chiusa” fu sostenuta dai credenti nel 1850-1851. Ma abbiamo anche chiaramente provato che essa escludeva solo le persone che avevano respinto la luce. Abbiamo citato alcuni scritti del pastore White con le espressioni più forti che i nostri oppositori possano trovare per far apparire che nessuno, a parte i credenti del 1844, poteva essere salvato. Abbiamo visto come essi non siano assolutamente riusciti a provare il loro assunto. Presenteremo ora nuove prove a conferma delle nostre affermazioni. A pagina 72 della rivista The Present Truth, pubblicata a Oswego, N.Y., nell’aprile 1850, troviamo la notizia seguente:

“Si sta compiendo un’opera interessantissima tra i giovani figli del ‘rimanente’ in questa città. La loro salvezza è stata il soggetto principale dei nostri incontri durante gli ultimi due sabati e Dio ci ha benedetti in modo meraviglioso. La verità ha prodotto un buon effetto su di noi e sui nostri figli. La sera successiva all’ultima domenica, tenemmo un incontro a loro speciale beneficio e lo Spirito del Signore è stato sparso in mezzo a noi. Tutti i figli si sono inginocchiati davanti al Signore, mostrando di capire l’importanza di osservare i comandamenti, in particolare il quinto, e di ricercare la salvezza per mezzo di Gesù Cristo. Questo è stato uno degli incontri più interessanti dei quali io sia mai stato testimone”.

Poiché quanto precede sembra un articolo di tipo redazionale (infatti non è firmato), deve essere stato scritto dalla penna del pastore White. Fu pubblicato giusto un mese prima dell’articolo contenente il lungo brano, a sua firma, che abbiamo citato la scorsa settimana, e che contiene quelle dichiarazioni così forti sulla porta chiusa, considerate dagli oppositori la prova che egli credesse nella impossibilità della salvezza per alcuno se non per i vecchi credenti avventisti. Invece, in questo scritto lo vediamo affaticarsi, senza dubbio in collaborazione con sua moglie, con l’interesse più profondo per i cari figli che stavano “cercando la salvezza”. Proprio questa era stata la loro principale occupazione per due settimane e si era rivelata fonte di grande benedizione per loro e per i figli.

Tuttavia i nostri oppositori concludono, da ciò che egli pubblicò un mese dopo, che egli credesse che nessuno di questi giovani figli poteva essere salvato perché, nel 1844, essi non erano dei credenti. Così stavano impegnandosi con tutte le loro forze per la salvezza di coloro che pensavano non potessero essere salvati! Può darsi che questa sia la loro conclusione, ma non è certo la nostra.  Sappiamo, quindi, che essi non professavano nessuna di quelle convinzioni relative alla porta chiusa, che gli oppositori attribuiscono loro.

Nel numero di Novembre di The Present Truth , alle pagine 84 e 85, vi è il resoconto della conversione di persone giovani e del battesimo di una persona che deve essere stata troppo giovane per far parte dei credenti del 1844. Questo brano si trova in una lettera di S. W. Rhodes, un importante operaio avventista di quel tempo. In esso è evidente quale fosse la loro comprensione della porta chiusa.

Nell’ultima pagina dell’ultimo numero di The Present Truth, in una lettera del pastore Joseph Bates, troviamo quanto segue:

“Il nostro incontro a Waitsfield fu benedetto da Dio. Il fratello e la sorella Butler vennero da Waterbury con i fratelli Chamberlain e Churchill; i fratelli Hart e Bailey vennero da Northfield; e le persone del posto , insieme con la famiglia del fratello Lockwood, parteciparono al nostro incontro. Alla fine il fratello Butler si arrese alla verità”.

Personalmente, ricordo quel periodo come se fosse ieri, anche se si trattava del 1850. Mia madre osservava il sabato da circa un anno. Mio padre invece vi si opponeva con forza, benché fosse stato un convinto credente nel grande movimento dell’avvento del passato. La luce sul tema del santuario lo portò ad accettare il sabato come giorno di riposo.

Faccio riferimento a questo incontro, perché vi è menzionato il fratello Churchill. Egli fu uno dei primi casi di conversione dal mondo alla verità presente, avvenuta dopo il 1844. Come abbiamo detto, l’opera degli avventisti fino a quel momento era stata rivolta quasi interamente alle “pecore perdute della casa d’Israele”, cioè ai vecchi credenti avventisti. Essi constatarono che i non credenti non mostravano alcun interesse per le verità tanto preziose al loro cuore, perciò la loro attenzione fu rivolta a quelli che avevano amato la fede avventista per i quali si impegnarono ardentemente. Questo era, evidentemente, nei piani di Dio.

Heman Churchill, di Stowe, nel Vermont, qui menzionato, non aveva fatto parte del movimento avventista del 1844. Aveva sposato, in seguito, una figlia della sorella Benson, un’avventista del 1844. Ricordo bene quando venne a Waterbury, nel Vermont, e seguì l’incontro nella casa di mio padre dove alcuni si riunivano di tanto in tanto. Costoro furono veramente sorpresi, in un primo momento, nel vedere che una persona che non aveva creduto nel passato fosse interessato alla dottrina avventista. Quindi, non fu respinto ma accolto. Era un uomo onesto e zelante, e dato che i fratelli scorgevano in lui sincerità, lo accettarono come un vero convertito. Non sono in grado di ricordare la data esatta in cui egli iniziò a cercare Dio, sebbene io possa ricostruire con la memoria gli incontri di Waterbury ai quali fu presente; ma sappiamo da questa lettera del pastore Bates che ciò avvenne prima di questo incontro, tenutosi nell’autunno del 1850. Infatti, egli era presente in qualità di credente all’incontro di Waitfield, al quale abbiamo fatto riferimento sopra. Bates lo chiama “fratello”. E la sua conversione fu oggetto di una grande clamore nel mondo circostante.

Se, quindi, i nostri oppositori avessero avuto ragione nell’affermare che i credenti credevano in una porta chiusa che escludeva interamente tutti fuorché i vecchi avventisti, come avrebbe potuto Heman Churchill essere ricevuto come un vero convertito? Questa è una prova evidente che le loro affermazioni erano false. Non può essere trovato alcun esempio nella storia delle origini del movimento in cui qualcuno che manifestasse sincerità nella ricerca di Dio sia stato respinto. Al contrario, i fratelli erano felicissimi di ogni segno che mostrasse il desiderio di tali persone di ricevere la benedizione divina.

Da una lettera ricevuta recentemente dal fratello Ira Abbey, di North Brookfield, nello stato di New York, il cui nome è collegato all’affermazione conclusiva di questo articolo, mi prendo la libertà di estrarre quanto segue:

“Dopo che la data stabilita passò, fui un deciso credente nella dottrina della porta chiusa. Ma quando il messaggio del terzo angelo fu predicato, io e mia moglie lo abbracciammo. Tra il 1846 e il 1850 il fratello e la sorella White vennero a casa nostra e si dimostrarono molto zelanti nei confronti dei bambini e di quelli che non avevano respinto la verità. Essi si impegnarono in favore delle anime non convertite e non ricordo di aver mai udito la sorella White dire che non c’erano speranze per loro; al contrario c’era speranza per chi fosse ricaduto nel peccato e per chi non aveva respinto la verità”.

Questo è un estratto di una lettera privata che non fu scritta per la pubblicazione; ma la testimonianza è così chiara che ci assumiamo la responsabilità di inserirla nell’articolo.

Presentiamo subito dopo una citazione da una dichiarazione di Marion C. Truesdail, da lei sottoscritta insieme ad altre cinque persone:

“Durante la visita della signorina Harmon (ora signora White) a Paris, nel Maine, nell’estate del 1845, le riferii in dettaglio le vicende di una mia cara amica alla quale il padre aveva proibito di frequentare le nostre riunioni; conseguentemente lei non aveva respinto la luce. Sorridendo mi rispose così: ‘Dio non mi ha mai mostrato che non c’è salvezza per queste persone. Ciò vale solo per coloro ai quali è stata presentata la luce della verità e l’hanno consapevolmente respinta’. La risposta della signorina Harmon coincideva con la mia idea della porta chiusa, e giustamente non si poteva derivarne nessun altra”.

Il fatto qui presentato è certo decisivo sulla natura della porta chiusa nella quale gli avventisti credettero fin dal 1845.

Presenteremo ora una dichiarazione molto esplicita e un’affermazione esaustiva che investe l’intera esperienza della porta chiusa, fatta da credenti nel messaggio del terzo angelo prima dell’anno 1851. C’è un numero considerevole di testimoni viventi che abbracciarono la verità in un tempo così precoce, i quali sanno se tali affermazioni sono vere o no. Perché la loro testimonianza non dovrebbe esser presa in considerazione al riguardo? Abbiamo ottenuto le firme di un buon numero di loro, i quali abbracciarono la verità fin dal 1850, tutti dopo aver fatto parte del movimento del 1844.

“Noi sottoscritti, avendo ben conosciuto il movimento dell’avvento nel 1844, allo scadere del tempo previsto, e avendo anche abbracciato le verità del messaggio del terzo angelo fin dal 1850, con la presente e con gioia associamo i nostri nomi alla dichiarazione seguente relativa alla dottrina della porta chiusa, sostenuta dai credenti nel messaggio del terzo angelo, dal tempo del suo nascere fino all’ultima data menzionata e oltre:

Essi (gli avventisti) credevano,in armonia con Apocalisse 8:7,8 e con altri testi delle Scritture che, alla fine dei 2.300 giorni di Daniele 8:14, Cristo aveva terminato la sua opera nel primo luogo del Santuario celeste, spostato il suo ministero sacerdotale nel luogo santissimo e iniziato l’opera del giudizio, modificando di conseguenza la sua relazione con il piano della salvezza. In questo momento una porta fu aperta e una fu chiusa.

Credevano anche che coloro i quali avevano ricevuto la chiara luce del messaggio del primo angelo e vi erano stati ostili, opponendovisi aspramente, erano stati reietti da Dio. Ma non credevano che coloro che non avevano avuto la luce, o che non avevano potuto scegliere in piena responsabilità prima del 1844, sarebbero stati reietti se avessero ricercato Dio con onestà di cuore.

Se credevano, con William Miller e con la grande maggioranza degli avventisti, immediatamente dopo la data stabilita, che la loro opera in favore del mondo fosse compiuta e che il Signore sarebbe tornato molto presto, tuttavia dopo che la luce sul santuario e sul messaggio del terzo angelo ebbe spiegato il motivo della loro delusione, essi non credevano più che il tempo della misericordia fosse passato, salvo che per quelli che avevano respinto la luce”.

J.B Sweet, South Saginaw, Mich. – Samuel Martin, West Ridge, N.H. – Ira Abbey, North Brookfield, N.Y. – Signora R.B. Abbey, North Brookfield ,N.Y – Signora Diana Abbey, North Brookfield ,N.Y – Signora M.B. Abbey, North Brookfield ,N.Y – Herman S. Gurney, Memphis, Mich. – Ann E. Gurney, Memphis, Mich. – Wm Gifford, Memphis, Mich – Signora Mary S. Chase, Battle Creek, Mich. – Signora S.M. Howland,  Battle Creek, Mich. – Signora F.H. Lunt, Battle Creek, Mich. – Signora Melora A. Ashley,  Battle Creek, Mich. – Signora Caroline A. Dodge,  Battle Creek, Mich. – Signora Sarah B. Whipple,  Battle Creek, Mich. – Signora Uriah Smith,  Battle Creek, Mich. – Signora Paulina R. Heligass, Moline, Kan. – R.G. Lockwood, St.Helena, Calif. – Ruben Loveland, North Hide Park, Vt. – Signora Belinda, Loveland, North Hide Park, Vt.

Ecco qui un argomento difficile da controbattere: più di una ventina di testimoni tuttora viventi che attestano chiaramente e con forza quanto di loro conoscenza a proposito della dottrina della porta chiusa. D’altra parte i nostri oppositori, che sollevano un tale clamore su di essa, in realtà non ne sapevano niente. Non facevano personalmente parte del movimento e avevano ottenuto informazioni relative di seconda mano; al contrario i testimoni che abbiamo citato erano parte attiva nel messaggio e sapevano di cosa parlavano. Abbiamo dimostrato oltre ogni dubbio che i nostri oppositori accusano falsamente i primi credenti quando affermano che essi insegnavano che non vi era nessuna salvezza eccetto che per coloro i quali erano stati fedeli avventisti prima del 1844. (G. I. B).

D00-10. “La fine del tempo di prova per coloro che respingono la luce”

Review and Herald, 14 aprile 1885, L’esperienza dell’avvento – n. 10

 

“LA FINE DEL TEMPO DI GRAZIA PER COLORO CHE RESPINGONO LA LUCE”

 

Quando abbiamo provato che i primi credenti nel messaggio del terzo angelo non credevano in una porta chiusa che escludesse quelli che non avevano respinto la luce, abbiamo liberamente ammesso, durante tutto il nostro esame del problema, che essi credevano invece che coloro i quali avevano consapevolmente respinto la verità non sarebbero stati salvati. Alcuni potrebbero giudicarlo un punto di vista privo di carità. Perciò, proponiamo di prendere in considerazione, in questo articolo, ciò che la Bibbia insegna sulla fine del tempo di grazia per le persone prima della fine delle loro vite naturali.

Comprendiamo che Dio accorda a ogni uomo una certa misura di luce, a seconda dei tempi e dei luoghi e in base alle diverse circostanze. Quando questa luce è deliberatamente rifiutata, Dio ritira il suo Spirito e quella persona non avverte più i suoi interventi in lei. Non vogliamo dire che tale persona non può essere salvata in caso di pentimento, ma in certe circostanze questo tipo di individui non avverte mai il desiderio di pentirsi. Il vero pentimento è prodotto dall’opera dello Spirito di Dio che agisce come agente di rimprovero nel cuore (Giovanni 16:7,8). Non possiamo dubitare che milioni di individui segnino così il loro destino eterno.

Gli antidiluviani terminarono il loro tempo di grazia prima che venisse il diluvio. Il Signore disse:

“Lo Spirito mio non contenderà per sempre con l’uomo”; “Nei miei decreti, la fine di ogni essere vivente è giunta poiché la terra, a causa degli uomini, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò, insieme con la terra. Fatti un’arca di legno di gofer” (Genesi 6:3,13,14). Essi non volevano arrendersi agli sforzi dello Spirito, perciò Dio li respinse e ritirò da loro il suo Spirito. Ciò accadde molto tempo prima che la pioggia iniziasse a cadere. Lo stesso avvenne con Sodoma e Gomorra: avevano oltrepassato la linea di confine della misericordia divina prima che cadesse su di loro il fuoco dal cielo.

In molte delle esperienze dei figli d’Israele furono spiegati gli stessi principi. Quando mormorarono e si lamentarono e a più riprese si ribellarono, alla fine giunsero a un punto in cui la misura era colma. Numeri 13 e 14 contengono un’illustrazione efficace: le spie tornarono con un cattivo rapporto e il popolo credette loro e disse: “Scegliamo un capo e torniamo in Egitto”. Non volle ascoltare il consiglio di Caleb e Giosuè. Allora Dio disse loro: “Voi porterete il peso delle vostre iniquità ancora per quarant’anni e conoscerete il venir meno della mia promessa”, “non entrerete di certo nel paese nel quale giurai di farvi abitare, ad eccezione di Caleb, figlio di Gefunne, e di Giosuè, figlio di Nun”.

La sentenza era stata pronunciata e il loro destino terreno era stato fissato. Possiamo sperare che alcuni di loro si siano pentiti dei loro peccati e che possano essere stati salvati; ma la decisione fu presa che non dovessero mai vedere la terra della promessa e che non vi sarebbero mai entrati. Le loro peregrinazioni erano il tipo di quelle di molti altri che dovevano imitare la loro condotta nella vita spirituale.

Siamo continuamente messi in guardia dal loro esempio, affinché anche noi non falliamo come loro. Così accadde ancora nella storia futura di quella nazione: le dieci tribù note come “Efraim”(perché questa era la tribù guida) apostatarono finché la misericordia divina non fu loro tolta. “Poiché Israele è ribelle come una vitella recalcitrante … Efraim si è unito agli idoli; lascialo” (Osea 4:16,17). I terribili effetti che ne seguirono furono la prova che la misericordia di Dio era stata tolta.

Giuda Iscariota passò il limite del suo tempo di grazia molto prima della sua morte. Quando Cristo disse di lui che “sarebbe stato meglio per quest’uomo che non fosse nato”, il suo tempo di grazia era trascorso. Il nostro Salvatore ci insegna che quelli che bestemmiano contro lo Spirito Santo non avranno mai perdono “né in questo mondo né nel mondo a venire” (Matteo 12:31,32). E San Paolo ci parla di una categoria di persone che “crocifiggono di nuovo il Figlio di Dio e lo espongono a infamia;” ed “è impossibile riportarli di nuovo al ravvedimento” (Ebrei 6:6,7).

Chi può dubitare che i capi dei giudei che avevano visto le opere potenti di Cristo, che avevano cospirato contro di lui e lo avevano messo a morte, dicendo :“il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli”, avessero oltrepassato il limite della misericordia? Il giudizio contro di loro indugiò per anni, ma li colse infine per mezzo delle terribili calamità che ricaddero su quel popolo. Dio attese perché c’erano delle anime oneste che dovevano essere raccolte di mezzo ai reietti. Tutto il mondo malvagio terminerà il suo tempo di grazia prima dell’apparizione di Cristo.

Quando il nostro Salvatore termina il suo ministero sacerdotale, lo annuncia con parole solenni: “Chi è ingiusto continui a praticare l’ingiustizia; chi è impuro continui a essere impuro; e chi è giusto continui a praticare la giustizia, e chi è santo si santifichi ancora. Ecco, sto per venire”, ecc. ( Apocalisse 22:11,12). Il tempo di grazia per ogni persona è allora chiuso per sempre e questo avverrà prima che Cristo appaia.

Ecco davanti a noi i principi generali sui quali Dio fonda il suo governo morale. Egli presenta le sue offerte di grazia a coloro che periscono, li implora di accostarsi a lui e di essere salvati. Ma se queste offerte di misericordia sono disprezzate e il suo tenero amore è disdegnato, alla fine egli cessa di intercedere per loro. Li lascia seguire la loro strada. Questi diranno: “La mietitura è finita, l’estate è trascorsa e noi non siamo stati salvati” (Geremia 8:20).

C’è un gruppo di persone alle quali il Signore dirà: “Poiché, quand’ho chiamato avete rifiutato d’ascoltare, quand’ho steso la mano nessuno vi ha badato, anzi avete respinto ogni mio consiglio e della mia correzione non ne avete voluto sapere, anch’io riderò delle vostre sventure, mi farò beffe quando lo spavento vi piomberà addosso. Allora mi chiameranno, ma io non risponderò; mi cercheranno con premura ma non mi troveranno” (Proverbi 1:24-26,28). Chi può negare che ci siano molte persone come queste per le quali il tempo di grazia, per quanto riguarda qualche speranza di raggiungerli, è praticamente concluso?

Se questo è vero per i principi generali, è ancora più evidente che quelli che rifiutano gli ammonimenti personali rifiutano la loro stessa salvezza. Così il nostro Salvatore, parlando dell’opera di Giovanni Battista (Luca 7:29,30) dichiara: “Tutto il popolo che lo ha udito, anche i pubblicani, hanno riconosciuto la giustizia di Dio, facendosi battezzare del battesimo di Giovanni; ma i farisei e i dottori della legge, non facendosi battezzare da lui, hanno respinto la volontà di Dio per loro” “I pubblicani riconosciuto la giustizia di Dio” accettando l’opera di Colui la cui missione era stata predetta dalla profezia. Quando venne come il profeta aveva annunciato, essi lo ricevettero. Essi furono trovati in armonia con l’opera di Dio. “Ma i farisei e i dottori della legge hanno respinto la volontà di Dio per loro” rifiutando questa stessa opera.

È un fatto grave essere trovati in disarmonia con l’opera di Dio predetta dalla profezia: quando volontariamente rifiutiamo tale opera, rifiutiamo Dio che ne è l’autore, e di conseguenza causiamo il nostro stesso rigetto. Ascoltate il grido doloroso del nostro Salvatore mentre contempla la città condannata: “Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata deserta” (Matteo 23:37-38). “Oh se tu sapessi, almeno oggi, ciò che occorre per la tua pace! Ma ora è nascosto ai tuoi occhi” (Luca 19:42). Ecco qui il nostro caro Salvatore, che piange nell’angoscia, osservando il suo popolo che giunge alla fine del tempo di grazia inconsapevolmente, e non può salvarlo.

In che modo questi principi così chiari si applicano all’esperienza del 1844? Siamo di fronte a uno dei più importanti movimenti che siano mai stati predetti dalla profezia: esso annunciò al mondo che “l’ora del giudizio divino” era giunta, che il periodo profetico più lungo di tutta la Bibbia era compiuto, che Cristo sarebbe presto apparso in gloria e che il gran giorno della collera di Dio stava per iniziare. Questo messaggio di avvertimento giunse in tutte le parti della terra; migliaia di persone si impegnarono a proclamarlo, e decine di migliaia lo abbracciarono. Si diffuse con una potenza mai vista nella chiesa da molti secoli. Moltitudini di peccatori e di scettici furono convertiti per suo mezzo. Esso recava tutti i segni di un messaggio genuino inviato dal cielo.

La proclamazione compiuta in quel tempo segnò il passaggio del nostro Sommo Sacerdote dall’opera di intercessione in favore dell’uomo davanti a Dio, al compimento dell’opera speciale consistente nel cancellare i peccati di tutto il suo popolo dai libri della memoria divina, fino alla chiusura definitiva del periodo di grazia. Nessun evento dell’opera del nostro Salvatore potrebbe avere importanza maggiore di questo. I re e i profeti avevano atteso con impazienza e con il più profondo interesse quest’opera di giudizio. Tale movimento non era forse altrettanto importante di quello di Giovanni Battista? Il suo era stato proclamato da un solo uomo, nello spazio di pochi mesi, su un territorio meno esteso di alcuni dei nostri stati e a una popolazione comparativamente piccola. Questo fu predicato da migliaia di persone, si diffuse fino nelle parti più remote della terra e fu il compimento di molte profezie importanti. Lo udirono milioni di persone. Coloro che respinsero il messaggio di Giovanni respinsero il consiglio di Dio a danno delle loro stesse anime. Quanto più evidente, allora, il fatto che lo stesso effetto sarebbe seguito al rifiuto di questa luce più grande!

Questo messaggio del tempo, basato sulla profezia, fu il primo di una serie di tre che costituiscono l’ultimo avvertimento al mondo e che ci conducono fino al ritorno di Cristo. Apocalisse 14:6-16. Si tratta di messaggi strettamente legati fra loro, ciascuno dei quali presenta aspetti del profondissimo interesse per l’umanità. Questa stessa serie è presentata in una delle parabole del nostro Salvatore. Luca 14:16-24.

“Un uomo preparò una gran cena e invitò molti; e all’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: ‘Venite, perché tutto è già pronto’. Tutti insieme cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: ‘Ho comprato un campo e ho necessità di andarlo a vedere; ti prego di scusarmi’. Un altro disse: ‘Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi’. Un altro disse: ‘Ho preso moglie, e perciò non posso venire’. Il servo tornò e riferì queste cose al suo signore. Allora il padrone di casa si adirò e disse al suo servo: ‘Va’ presto per le piazze e per le vie della città, e conduci qua poveri, storpi, ciechi e zoppi’. Poi il servo disse: ‘Signore, si è fatto come hai comandato e c’è ancora posto’. Il signore disse al servo: ‘Va’ fuori per le strade e lungo le siepi e costringili a entrare, affinché la mia casa sia piena. Perché io vi dico che nessuno di quegli uomini che erano stati invitati, assaggerà la mia cena’”

Sono qui rappresentati i tre appelli alla cena nuziale dell’Agnello che corrispondono ai tre messaggi. Il servo è inviato per le strade all’“ora della cena”, cioè alla fine del giorno. Al primo appello sono presentate delle scuse: un oggetto mondano è più importante per loro dell’invito alla cena. Il convincente messaggio corrisponde al terzo della serie di Apocalisse 14. Le sue verità sono molto chiare, ma molto impopolari e contrarie ai nostri interessi mondani; e nessuno, salvo quelli le cui coscienze li costringono, vi presteranno attenzione.

Presta attenzione alle parole seguenti: “Perché io vi dico che nessuno di quegli uomini che erano stati invitati, assaggerà la mia cena”.

Il rifiuto di quel solenne invito al giudizio equivale al rifiuto “del consiglio di Dio contro il nostro stesso bene”, proprio quello che accadde al tempo di Giovanni Battista. “I vostri fratelli, che vi odiano e vi scacciano a causa del mio nome, dicono: ‘Si mostri il Signore nella sua gloria, affinché possiamo vedere la vostra gioia!’. Ma essi saranno svergognati” (Isaia 66:5). “Quel cattivo servitore che dirà nel suo cuore: ‘Il mio signore tarda a venire’” “sarà battuto di molti colpi”. Quella categoria di persone che grida “Pace e sicurezza”, mentre i servitori fedeli porgono il messaggio del Signore, non sarà pronta. “Come fu ai giorni di Noè, così sarà alla venuta del Figlio dell’uomo”. Quelli che rifiutarono la luce furono rigettati da Dio.

Questi e molti altri testi della Scrittura dimostrano chiaramente quali terribili conseguenze derivano dal rifiuto della luce sulla venuta di Cristo. C’è da stupirsi allora che i credenti, nel 1844, attribuissero tanta importanza alla luce che Dio aveva dato loro? C’è da stupirsi che giungessero alla conclusione che quelli che avevano odiato e respinto tale luce portassero su di loro la disapprovazione di Dio? Quale altra conclusione avrebbero potuto trarre?

Non era possibile, a meno che non ammettessero contemporaneamente che la verità che amavano non aveva più alcuna importanza. Non avrebbero potuto farlo senza mettersi in ridicolo e senza condannare la loro gloriosa esperienza. Nei loro oppositori rintracciarono lo stesso spirito che aveva caratterizzato gli antichi ebrei che avevano respinto la predicazione di Giovanni. Perciò, giunsero per costoro alla stessa conclusione che Gesù aveva insegnato relativamente ai giudei ostili. Perciò ritennero che essi erano reietti da Dio.

Nella vasta conoscenza che abbiamo avuto di quest’opera, viaggiando dal Maine alla California, dal Minnesota al Texas, e incontrando molte migliaia di credenti in occasione di grandi incontri all’aperto, non abbiamo ancora mai conosciuto una sola persona che, oppostasi duramente ai primi messaggi, abbia poi abbracciato il terzo. Perciò le conseguenze provano che la posizione assunta dai credenti era giusta. Quelli che respinsero la luce di Dio furono da lui reietti. (G. I. B).