D00-01. Introduzione

L’ESPERIENZA DELL’AVVENTO

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Di George I. Butler

[All’epoca in cui furono scritti questi articoli, il pastore Butler era presidente della Conferenza Generale degli Avventisti del Settimo Giorno. In questi dieci articoli della Review and Herald, egli racconta le esperienze dei credenti nell’avvento dal 1844 al 1851, ponendo un’enfasi particolare sulla “porta chiusa” e sulla nascita del “messaggio del terzo angelo”]

Review and Herald, 10 febbraio 1885, L’esperienza dell’avvento – n. 1

INTRODUZIONE

I vecchi avventisti del 1844 scompaiono rapidamente. Solo un piccolo gruppo è ancora tra noi e  gran parte della nostra gente non conosce personalmente i fatti collegati con la data stabilita, il breve periodo di confusione che seguì prima della presentazione del messaggio del terzo angelo e gli eventi legati alla storia iniziale. Essi sanno poco di quel fenomeno conosciuto con il nome di “dottrina della porta chiusa” o delle cause che la produssero. Ci sono oggi pochissimi operai tra noi che conoscono questi fatti di persona. Padre Bates, i pastori White e Andrews e molti di coloro che predicarono pubblicamente non ci sono più.

Tuttavia, connessi con quell’interessante periodo, ci sono fatti di profondo interesse e di importanza vitale per la nostra opera attuale. Questo messaggio è unito a tutta quell’esperienza da legami indissolubili. Se l’esperienza dell’Avvento non è stata da Dio, neppure questa può esserlo. Se si trattò di un movimento fanatico, anche questo deve esserlo. Ma se in quel primo messaggio possiamo rintracciare un vero movimento profetico, anche questo certamente lo è. Entrambi sussistono o cadono.

I nostri oppositori compirono sforzi disperati per mostrare che alcuni grandi errori erano strettamente legati con l’opera svolta dopo la data stabilita, sperando così di screditare il movimento intero. Su questo argomento è stato sprecato inutilmente più inchiostro che su ogni altro.

Quel periodo della nostra storia sarà sempre oggetto di grandissimo interesse per tutti coloro che credono in questo messaggio. L’esperienza vissuta allora dal popolo di Dio è stata forse tra le più difficili mai affrontata da un organismo religioso nel corso dei secoli. Chi scrive è stato allevato, fin da piccolo, nell’attesa dell’esperienza dell’avvento e aveva dieci anni quando la data prevista del 1844 arrivò e trascorse. Ricordo molto bene gli eventi degli anni che seguirono. A quell’età le impressioni si fissano nella memoria in modo profondo.

Ho appreso il messaggio del terzo angelo quando gli avventisti osservatori del sabato non erano che una cinquantina in tutto il mondo. Ho quindi un’ampia conoscenza dei fatti collegati alla sua storia più antica.

Dopo aver parlato di questi argomenti nel Tabernacle [una rivista, ndt], mi è stato richiesto di trascrivere per la Review alcuni dei fatti di questo interessante periodo della storia dell’avvento. Spero che i lettori della Review non trovino ciò solo interessante, ma che aumenti in loro la fiducia nella correttezza della nostra posizione e serva da difesa quando i nemici cercheranno di abbattere la fede in quest’opera sacra. Sono certo, per conoscenza personale, che non dobbiamo temere nulla dall’indagine più minuziosa sulla storia iniziale dell’avvento. Più si investiga in modo attento, meglio sarà per la causa; dobbiamo temere solo una conoscenza parziale dei fatti. Quando comprenderemo appieno i fatti correlati alla cosiddetta “dottrina della porta chiusa”, non avremo nulla di cui vergognarci.

I credenti nell’imminente ritorno di Cristo furono dolorosamente e amaramente delusi nel non vedere il Signore nel 1844. Per un certo tempo furono confusi. Dubbi e interrogativi produssero gravi incertezze nei credenti sinceri. Alcuni, che si attendevano una realtà migliore, abbandonarono la fede; molti tornarono nel mondo. Fu un periodo di grande prova. Ma quando irruppe la luce del terzo messaggio, si capì in quale direzione andare e il passato diventò chiaro.

È onestamente impossibile, per coloro che vengono a conoscenza di questi fatti, percepirli nello stesso modo e con la stessa intensità di quanti li vissero in prima persona. Possiamo credere alle parole che ci vengono narrate, ma i fatti non saranno mai così reali come se li avessimo visti di persona e avessimo provato le emozioni da protagonisti. Come popolo corriamo il grande pericolo di non condividere oggi per fede lo spirito dell’avvento che si manifestò allora, e di avere al suo posto uno spirito mondano, indifferente, disattento, che pervade tutta la cristianità.

Dovremmo invece rallegrarci maggiormente di vedere manifestarsi tra di noi l’antico fuoco dell’avvento e quell’interesse profondo che si vide nel 1844. Desideriamo che quell’esperienza riviva in mezzo a noi. Vogliamo che si manifesti quello spirito di sacrificio capace di infondere vita e di spingere all’opera. Se tale spirito permeasse la chiesa intera insieme con la gloriosa conoscenza che abbiamo della verità, ben presto udremmo risuonare la proclamazione del messaggio in tutte le direzioni. Proprio di questo siamo carenti.

Speriamo, anche se in debole misura, di offrire ai lettori della Review alcune idee relative a quel periodo così interessante. Nel prossimo numero parleremo della parte conclusiva dell’esperienza del 1844. (G. I. B).