D00-08. “La dottrina della Porta Chiusa tra i credenti nel Messaggio del Terzo Angelo – III”

Review and Herald , 24 marzo 1885, L’esperienza dell’avvento – n. 8

 

“LA DOTTRINA DELLA PORTA CHIUSA TRA I CREDENTI NEL MESSAGGIO DEL TERZO ANGELO”

 

Ci apprestiamo ora a presentare alcuni brani sul tema della “porta chiusa”, capaci di mostrare come i credenti nel messaggio si attennero a tale credenza fino al 1850-1851. Nel sesto numero del primo volume della Review and Herald, pubblicata a Paris, Me., nel febbraio del 1851, si trova una lettera che un fratello scrisse al figlio. Comincia così: “Fin dalla presentazione della verità ho abbracciato il sabato, settimo giorno, e la porta chiusa, perché costituivano il mio ultimo rifugio in questo giorno oscuro e triste”. E circa a metà del suo scritto dichiara: “Perciò abbracciai il ‘grido di mezzanotte’, la ‘porta chiusa’ e il messaggio del terzo angelo perché erano il mio estremo rifugio, come ho già affermato”.

Ma in quale genere di “porta chiusa” crede questo fratello? Gli oppositori direbbero: “Naturalmente, se crede totalmente in una porta chiusa, questo esclude tutte le conversioni”. Invece, che cosa dice in proposito? Alcune righe più avanti si esprime come segue: “Esaurirei presto il mio tempo e la tua pazienza se dovessi presentarti il soggetto della porta chiusa per intero. Mi basta dire che, secondo me, essa non esclude tutte le conversioni. In verità esclude quelli che hanno rifiutato completamente tutti questi messaggi.

Io credo che i nomi registrati nel ‘libro della vita dell’Agnello’ siano stati portati in giudizio il decimo giorno del settimo mese; che poi il Figlio ha portato i loro nomi dinanzi al Padre come l’antitipo del ‘pettorale del giudizio’”. È ragionevole supporre che questi punti di vista fossero in accordo con le opinioni di coloro che li pubblicarono sulla Review, altrimenti non ci sarebbero stati.

Continuiamo con l’offrirvi un brano dalla Review del gennaio 1851, tratto da uno scritto del mio compianto padre, il quale abbracciò la verità nel 1850. Proviene da una lettera che scrisse al pastore Joseph Marsh, redattore dell’Advent Harbinger [L’araldo dell’avvento], uno dei primi e più autorevoli giornali avventisti. Il pastore White la pubblicò sulla Review. In questa lettera indirizzata a Marsh, mio padre presenta alcuni motivi per accettare la verità presente, affermando: “Allo scadere del tempo (1844) credetti che la porta fosse chiusa; e non ero il solo. Lei stesso e quasi ogni altro credente avventista, per mesi dopo la data stabilita, credeste che l’opera in favore del mondo fosse compiuta”. Quindi cita alcuni passi tratti da dichiarazioni di Miller e di altri per dimostrare che credevano proprio questo.

Poi chiede: “Se non abbiamo avuto il grido di mezzanotte, quando, e dove, e come possiamo averlo?”. In seguito parla del Congresso di Albany, dell’effetto che ebbe sull’insieme dei credenti, della confusione e del senso di freddezza che si insinuò tra di loro. Poi conclude così: “Abbiamo davanti a noi un’altra verità che ha la funzione di una prova, cioè il messaggio del terzo angelo; e io temo davvero che sarà una prova troppo ravvicinata per alcuni dei leader del movimento avventista. I capi non amano essere guidati, ma il Signore umilierà i grandi ed esalterà gli umili. Gli ultimi saranno i primi e i primi ultimi. Sono stato grandemente benedetto nell’aver incontrato i fratelli del sabato, settimo giorno, e della “porta chiusa”. Essi si tengono stretti al passato e difendono la nostra attuale posizione. Credo che loro abbiano la verità e che Dio li stia guidando per mezzo del suo Spirito”.

Ma in che tipo di porta chiusa credeva? In una lettera scritta al fratello e alla sorella White, pubblicata sulla Review del gennaio 1851, egli afferma: “Da quando sono stato convertito alla porta chiusa e al sabato, settimo giorno, mi sono messo all’opera in questa città e in molte città vicine…per cercare di eliminare dalle menti degli altri parte del pregiudizio che sentivo così profondamente in me… Dalla conversazione con gli altri e dalla mia passata esperienza ho imparato che la porta chiusa è stata come la grande secca sulla quale gli Avventisti hanno incagliato la loro nave e l’hanno affondata”.

Poi parla delle posizioni contraddittorie sui messaggi, sul grido di mezzanotte e così via… e afferma: “Vedi come tutti questi fratelli hanno evitato il tema della porta”. A questo punto egli si dilunga a parlare dei vari movimenti presenti in mezzo a loro, come “fossero disseminati qua e là sulle montagne”, ecc.; poi fa questa osservazione: “Essi suppongono che la porta chiusa escluderebbe completamente dallo Spirito di Dio tutti gli inconvertiti, che abbiano ricevuto la luce oppure no, che siano giovani o vecchi. Io penso invece che se questo tipo di persone potesse comprendere veramente la porta chiusa e il messaggio del terzo angelo, almeno alcuni di loro vedrebbero quale è la vera linea della profezia e proverebbero ancora gioia nella luce. Mi sono sforzato di cercare quelli che non hanno abbandonato la nostra trascorsa esperienza su tali messaggi, e ho cercato di mostrare loro che cosa sono il santuario e la porta chiusa; cioè che il santuario di cui si parla in Daniele 8:14 sta attraversando un’opera di purificazione” (E. P. Butler).

So per esperienza personale che il modo in cui mio padre intendeva la porta chiusa era allora in perfetto accordo con il fratello e la sorella White. Mostrerò quindi le opinioni del pastore J. White su questo soggetto tramite una citazione tratta dalle sue stesse dichiarazioni. Appena due mesi dopo questi fatti, nel numero di aprile della Review and Herald, a pagina 64, è stata pubblicata una lettera di M. M. Truesdail nella quale egli pone la domanda: “La porta chiusa esclude qualsiasi conversione?”. Così risponde il Pastore White:

Risponde il pastore White: “La conversione, nel senso più stretto, indica un cambiamento dal peccato alla santità. Pertanto rispondo prontamente che essa non esclude tutte le conversioni. Credo che coloro i quali hanno udito il messaggio del “vangelo eterno” e lo hanno rifiutato, oppure che hanno rifiutato di ascoltarlo, ne sono esclusi . Per questo genere di persone non abbiamo alcun messaggio. Essi non hanno orecchie per noi, a meno che non abbassiamo il livello della verità a tal punto da non esserci più in essa alcuna salvezza. Ma ci sono persone che possono essere convertite.

1. I fratelli che sbagliano. Crediamo che nella chiesa di Laodicea ci siano molti che saranno ancora convertiti perché l’apostolo, nella sua epistola, si rivolge ai fratelli che aspettano. ‘Fratelli miei, se qualcuno tra di voi si svia dalla verità e uno lo riconduce indietro, costui sappia che chi avrà riportato indietro un peccatore dall’errore della sua via salverà l’anima del peccatore dalla morte e coprirà una gran quantità di peccati’ (Giacomo 5:19,20).

2. I figli che non erano abbastanza grandi per ricevere o rifiutare consapevolmente la verità, quando il nostro Sommo Sacerdote chiuse la sua opera di mediazione nel luogo santo alla fine dei 2.300 giorni, sono soggetti disponibili per la conversione dal peccato alla santità. I loro nomi furono segnati sul pettorale del giudizio e sono oggetto della mediazione di Gesù. Le vie di Dio sono giuste: egli darà a ogni essere intelligente un’occasione di salvezza.

3. Quando Elia pensava di essere solo, Dio gli disse: ‘Mi sono riservato settemila uomini che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal’. Noi crediamo che Dio si è riservato una moltitudine di anime preziose e alcune di queste perfino nelle chiese. Queste saranno manifestate ‘al tempo opportuno’. Esse vivevano in base alla luce di cui disponevano quando Gesù concluse la sua opera di mediazione per il mondo, e quando udranno la voce  del Pastore nel messaggio del terzo angelo riceveranno con gioia tutta la verità. Si convertiranno alla verità e dai loro errori. Ma riteniamo di non aver alcun messaggio per loro attualmente; ‘chi ha orecchio per intendere, intenda’ Il nostro messaggio si rivolge ai laodicesi, perché ancora alcune di queste anime devono essere manifestate”.

Ecco le opinioni che quest’uomo così influente espresse con chiarezza a proposito del messaggio della “porta chiusa. Da un attento esame del primo volume della Review  e di diversi numeri della rivista The Present Truth, non ci sono dichiarazioni del fratello e della sorella White antecedenti a questo periodo, che contraddicano questa definizione della porta chiusa. Fino a questo momento essi avevano ancora il sentimento che il loro compito e il loro messaggio era rivolto ai vecchi credenti avventisti, i quali avevano una comprensione dei 2.300 giorni, della gloriosa esperienza del 1844, e così via.

Per una ragione simile, i discepoli, dopo la crocifissione, per parecchi anni svolsero la loro attività in favore degli ebrei, prima di andare dai gentili, i quali non conoscevano nulla dell’opera del passato. Tuttavia, potevano essere raggiunti i figli che si erano risvegliati a un senso di responsabilità e, afferma il fratello White, Dio “darà a ogni essere dotato d’intelligenza un’occasione di salvezza”. Erano parole nobili e sagge. Di conseguenza, dobbiamo per forza concludere che secondo lui quelli che non avevano ricevuto la luce non erano esclusi dalla dottrina della porta chiusa, come essi avevano sostenuto. “Noi crediamo che Dio si è riservato una moltitudine di anime preziose, alcune anche nelle chiese. Queste Egli renderà manifeste ‘al tempo opportuno’”. Sembra dunque che le loro idee intorno alla porta chiusa escludessero chiunque eccetto i fedeli avventisti? I nostri oppositori lo dicono, ma noi abbiamo una conoscenza migliore di queste cose.

Tuttavia alcuni dicono che il pastore White, in alcuni numeri del The Present Truth, abbia usato un linguaggio incongruente con queste dichiarazioni. Citeremo qui le parole a cui essi si riferiscono, tratte da The Present Truth, Oswego, N.Y., maggio 1850, n. 10, p. 79:

“Quando giungemmo a quel tempo (1844), tutta la nostra simpatia, l’interesse e le preghiere per i peccatori cessarono; e vu furono il sentimento e la testimonianza unanime che la nostra opera per il mondo era finita per sempre. I tralci viventi sulla terra simpatizzeranno e si accorderanno con la ‘Vera Vite’ che è nel cielo. La ragione per cui i tralci viventi sentivano che la loro opera per il mondo fosse conclusa era che i 2.300 giorni erano terminati ed era giunto il tempo in cui Gesù chiudeva la porta del luogo santo per passare nel luogo santissimo, per ricevere il regno e purificare il santuario.

‘Ma – afferma l’oppositore – la porta della misericordia non sarà chiusa fino alla venuta di Gesù’. Non leggiamo nulla nella Bibbia che identifica tale porta con quella della misericordia, né insegniamo che essa sia stata chiusa nel 1844. ‘La misericordia divina dura in eterno’. Egli è tuttora misericordioso verso i suoi santi e lo sarà per sempre. E Gesù è ancora il loro avvocato e sacerdote.

Ma il peccatore al quale Gesù ha spalancato le braccia per tutto il giorno e che ha rifiutato le offerte di salvezza, fu lasciato senza un avvocato quando Gesù uscì dal luogo santo e chiuseo la porta nel 1844. La chiesa professante che rifiutò la verità è stata anchìessa rifiutata…  L’oppositore afferma: ‘Io credo che Gesù si trovi ancora sul propiziatorio’. Lasciatemi dire, in risposta a questa asserzione così frequente, che Gesù non è mai stato sul propiziatorio e non ci sarà mai. Il propiziatorio si trova nel luogo santissimo, dove Gesù è entrato alla fine dei 2.300 giorni. Esso si trova sull’arca dei dieci comandamenti con sopra i cherubini pieni di gloria. Il nostro Sommo Sacerdote sta davanti al propiziatorio e col suo sangue intercede per Israele.

Se la porta (rappresentata dalla porta della parabola) non si chiude finché Gesù non scende dal cielo tra le fiamme di fuoco, allora dove avverrebbe l’atto del bussare e di dire: ‘Signore, Signore, aprici’? È evidente che la porta si chiude prima del secondo avvento e che i non credenti ne sono ignari; ecco perché bussano alla porta chiusa e dicono: ‘Signore, Signore, aprici!’. Quando sarà venuto il gran giorno della collera divina e i non credenti saranno informati della loro situazione di perdizione, essi non busseranno con la speranza di essere ammessi. No, no! Al contrario fuggiranno verso le rocce e le montagne per mettersi al riparo”.

Presentiamo questi lunghi brani del fratello White per descrivere fedelmente le espressioni più efficaci da noi trovate nei suoi primi scritti sul tema della porta chiusa. Non proponiamo di seguire l’esempio degli oppositori che estrapolano alcuni passi dal loro contesto, cioè le espressioni più forti che possono trovare nel suo modo di esprimersi, e forse trascurano il legame con altri passi che ne chiarirebbero il senso. Invece è nostra cura presentare dei passi che coprono tutte le fasi del soggetto in esame. Esaminiamo con attenzione questo modo di esprimersi:

  1. Insegna che alla fine dei 2.300 giorni il servizio del nostro grande Sommo Sacerdote all’interno del santuario è mutato, e perciò una porta è stata chiusa e un’altra aperta. È quello che gli avventisti credono ancora.
  2. Che questo cambiamento nell’opera del servizio sacerdotale costituisce un cambiamento “reale” dell’opera di Cristo. In quel momento è iniziato l’esame dei libri del ricordo nei cieli. Il giudizio investigativo, l’eliminazione dei peccati e la loro rimozione dai registri dove sono iscritti tutti i figli di Dio iniziarono come preparazione all’atto di porre quei peccati sulla testa del capro antitipico, cioè Satana. Si tratta invero dell’opera più importante e deve essere riconosciuta dal popolo di Dio, che sarà pronto per la venuta di Cristo. Gli avventisti del settimo giorno lo credono ancora.
  3. Come abbiamo affermato più volte in questi articoli, quando i credenti pervennero a questo punto così importante nel 1844, tra di loro ci fu un sentimento diffuso che la loro “opera per il mondo fosse conclusa”. Date le circostanze, come avrebbero potuto pensare in modo diverso? Dovremmo avere motivo di attenderci qualcosa di meno significativo in corrispondenza del verificarsi di questo importante cambiamento nel ministero di Cristo? Sarebbe stato ragionevole supporre che, dopo aver predicato un messaggio così solenne, quale era il loro, essi avrebbero continuato a sentire lo stesso impegno di prima per i peccatori che avevano respinto il loro messaggio? Se questo fosse stato il loro sentimento, sarebbe stata la prova che non avevano davvero alcuna fiducia nella loro predicazione.
  4. Sarà stato notato dal lettore attento che in questi brani le uniche categorie di persone delle quali il fratello White parla come di “reietti” sono i peccatori, “ai quali Gesù durante tutto il giorno aveva spalancato le braccia, ma che avevano respinto le offerte di salvezza”, e “la falsa chiesa che aveva respinto la verità”. In sintesi, proprio quelle categorie alle quali era stato predicato il messaggio di avvertimento, ma che l’avevano rifiutato. In queste osservazioni non è rintracciabile una sola parola che suggerisca che coloro i quali non erano ancora in grado di prendere una posizione responsabile o quelli che non avevano rifiutato la luce fossero inclusi tra quanti erano stati lasciati fuori. Gli avventisti del settimo giorno credono tuttora che quelli che respinsero deliberatamente l’appello saranno perduti. “Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati, assaggerà la mia cena” (Luca 14:24).

Vediamo allora che questi brani, i più convincenti che i nostri oppositori possano presentare, non provano quanto i suddetti oppositori affermano, e cioè che il pastore White avrebbe insegnato che non vi sarebbe stata salvezza per nessuno se non per chi avesse fatto parte dei destinatari del primo messaggio. Queste parole sono in perfetta armonia con il brano che abbiamo presentato, scritto meno di un anno dopo, nel quale lui stesso afferma esplicitamente la sua convinzione che “una moltitudine di anime preziose” sarebbero ancora state raggiunte.

È ben noto che i credenti di questo periodo ritenevano in modo deciso che le 144.000 anime sarebbero state “segnate con il sigillo del Dio vivente” (il santo sabato) e sarebbero state portate in cielo fra coloro che erano in vita al momento del ritorno di Cristo. Si suppone che siano stati circa 50.000 gli avventisti che uscirono dalle chiese di origine nel 1844. Molti di loro abbandonarono il movimento dopo che fu trascorsa la data stabilita. Tutti possono constatare, allora, che questi credenti si aspettassero che più di 100.000 persone sarebbero state raccolte al di fuori dei vecchi credenti avventisti. È davvero ridicola, dunque, l’affermazione dei nostri oppositori secondo cui questi osservatori del sabato pensassero che nessuno eccetto i vecchi avventisti avrebbe potuto essere salvato dopo il 1844! Questi costituivano evidentemente la “moltitudine” a cui si riferiva il fratello White nel passo citato prima.

Per sottolineare ancora meglio queste posizioni, vogliamo introdurre dei brani tratti dagli scritti del fratello David Arnold, uno dei fratelli più anziani e fedeli, pubblicati nel dicembre del 1849, esattamente cinque mesi dopo la stampa del primo numero del The Present Truth [La verità presente], e quattro mesi prima che fossero scritti questi brani dal fratello White. A pag. 45 del numero di dicembre 1849, troviamo i passi seguenti:

“Cristo chiuse il suo servizio giornaliero, o continuo, [ovvero la sua mediazione] nella prima stanza del santuario celeste e ‘chiuse la porta’ (la sottolineatura è dell’autore) che nessun uomo può aprire, e aprì una porta nella seconda stanza, o luogo santissimo, che nessun uomo può chiudere (cfr. Apocalisse 8:7,8); e passò attraverso il secondo velo, portando davanti al Padre, sul pettorale del giudizio, tutti coloro per i quali compie ora l’opera di intercessore”.

Ci chiediamo: “Chi sono quelli per i quali egli agisce in tal modo?”. Citiamo ancora: “Ma – dice l’oppositore – questo non lascia forse la generazione attuale, che solo dopo quel tempo ha acquisito il senso di responsabilità, senza un intercessore o un mediatore, priva dei mezzi della salvezza? In risposta alla sua obiezione, osserverei che, poiché si trovavano allora in uno stato di innocenza, essi ebbero il diritto a essere registrati sul pettorale del giudizio esattamente come quelli che avevano peccato e ricevuto il perdono, e sono quindi, nel presente, oggetto dell’intercessione del nostro Gran Sommo Sacerdote”.

Questo fu scritto cinque anni dopo la data stabilita nel 1844. Devono esserci state più di cento milioni di persone che hanno raggiunto la capacità di una scelta responsabile durante questi cinque anni dopo il ‘44. La posizione del fratello Arnold, che sappiamo essere stata appoggiata dal fratello White fin dalla sua comparsa sulla stampa, prevedeva la salvezza possibile di tutti costoro. Lo stesso principio, sebbene non lo menzioni qui, accorderebbe esattamente lo stesso privilegio a chiunque non avesse negletto la luce.

L’intera questione, secondo il punto di vista dei primi credenti, si spostò sulla natura dell’opera di Cristo nel luogo santissimo. Essi credevano, come possiamo chiaramente constatare, che quanti pervennero agli anni della responsabilità dopo che Cristo ebbe cambiato il suo ministero sacerdotale erano oggetto della sua grazia. Egli intercede per questi come per coloro che avevano accolto la verità in precedenza. I loro nomi sono stati inclusi tra quelli portati sul pettorale del giudizio. Non c’è nulla che io possa trovare nei loro scritti tale da escludere l’idea che chi non avesse rifiutato la luce non potesse essere preso in considerazione dal nostro Gran Sommo Sacerdote. Per tali persone egli avrebbe intercesso precisamente nello stesso modo. Riconosciamo comunque che su questo concetto, a quel tempo, essi non si espressero moltissimo, perché tutto il loro impegno era rivolto alle “pecore perdute della casa d’Israele”, cioè ai credenti nel primo messaggio.

Fu, senza dubbio, nel piano di Dio che quanti avevano familiarizzato con le verità del grande movimento dell’ora stabilita e che erano stati battezzati con il suo spirito [del movimento], dovessero essere i primi a udire il messaggio del terzo angelo; proprio come quelli che avevano udito Giovanni Battista e il Cristo dovevano ascoltare la predicazione degli apostoli dopo il giorno della Pentecoste. Costoro dovevano formare un nucleo in vista di una grande opera e sarebbero stati più strettamente ancorati alle verità del messaggio di quanto potessero esserlo i novizi. Sarebbero stati capaci di dare il loro apporto nel foggiare i nuovi credenti in armonia con lo spirito dell’opera.

Quindi, Dio fece in modo che dovessero udire l’ultimo messaggio di avvertimento per primi e questo, come dice il fratello White, fu il primo impegno che svolsero. Solo in seguito iniziarono a lavorare per quelle “moltitudini” che ancora dovevano essere introdotte nel loro movimento. Questo intervento del fratello Arnold, pubblicato prima di quello del fratello White da noi citato, è una prova positiva che le guide spirituali dell’opera non credevano in una porta chiusa che avrebbe escluso tutti eccetto i vecchi credenti avventisti. Poiché esse credevano in una “porta aperta” e in una “porta chiusa”, nessuno era escluso eccetto quelli che avevano respinto la luce della verità. Nel prossimo articolo presenteremo una prova più sicura di questa. (G. I. B.)