D00-02. “Prima della data stabilita del 1844”

Review and Herald, 17 febbraio 1885, L’esperienza dell’avvento – n. 2

 

“PRIMA DELLA DATA STABILITA DEL 1844”

 

Gli avventisti non potranno mai dimenticare l’esperienza di quell’anno perché non si era mai visto nulla di simile nella storia di questo popolo. Padre Miller si era prodigato per circa dieci anni nell’annunciare l’evidenza dell’imminente ritorno di Cristo. Altri operai di spicco erano stati in contatto con lui e con la sua opera. Per due o tre anni, prima del 1844, la dottrina aveva suscitato grande attenzione. I giornali la commentavano e i predicatori avventisti erano benvenuti nelle chiese cosiddette ortodosse, poiché grandi risvegli accompagnavano la loro opera. I cristiani più sinceri, appartenenti alle varie chiese, erano favorevoli alla dottrina predicata e amavano lo spirito che l’accompagnava. Studiosi e teologi eminenti le prestavano attenzione, scrivendo articoli pubblicati dai giornali più rappresentativi; alcuni appartenevano a quella stessa categoria di persone che si opponevano alla dottrina. Ma le repliche di quelli che la difendevano ebbero un successo così completo che l’opposizione non fece altro che aumentare l’interesse.

La data si avvicinava e l’influenza del movimento diventava sempre più ampia. Era diventato il tema generale di riflessione, l’argomento principale di conversazione in grandi parti del paese. L’interesse più intenso prevalse tra gli avventisti stessi. Gli argomenti presentati da Miller e dai suoi collaboratori erano per loro così chiari da renderli sicuri che la venuta del Signore fosse a portata di mano. Sentivano nel profondo dell’anima che avrebbero visto il Signore di lì a poco.

In quest’epoca di freddo formalismo, possiamo a malapena comprendere lo spirito di abnegazione verso i non convertiti e l’intenso interesse per la salvezza delle anime. La potenza dello Spirito di Dio era presente nei loro incontri, al punto che molti di coloro che partecipavano per oziosa curiosità o per schernire, erano spinti a donarsi a Dio, a umiliare se stessi confessando i loro peccati con profondo pentimento e versando lacrime amare. Poi si rallegravano con tutto il proprio essere perché il Signore riversava su loro la sua benedizione. Chiunque udiva, allora, il canto dei credenti non lo dimenticava più, perché sembrava trasmettere una forza particolarmente solenne e profonda, una dolcezza celeste che incantava gli ascoltatori e addolciva il loro cuore. Molti si recavano alle riunioni per ascoltarlo.

La predicazione esprimeva grande solennità che aumentava sempre di più man mano che la data si avvicinava.

L’opera si estese con grande forza, negli anni 1843 e 1844, in tutte le direzioni, specialmente negli stati orientali di questo paese. E abbiamo abbondanza di prove per dimostrare che si estese più o meno in tutte le parti del mondo. Non daremo, in questo articolo, un resoconto generale o coerente dell’opera del primo messaggio durante quel periodo così interessante. Eravamo troppo giovani per avere qualcosa di più di una conoscenza locale. La vita del Padre Miller mostrerà molti fatti interessanti; altrettanto faranno le eccellenti opere del pastore White, Life Incidents (Fatti della vita) o Life Sketches (Schizzi di vita), in vendita presso gli uffici e i depositi librari. Penso che tutti i lettori della Review dovrebbero leggerle attentamente. Tutti coloro che credono nell’opera attualmente in corso dovrebbero conoscere il messaggio del primo angelo in modo più completo. Menzionerò soltanto alcune cose che ho avuto modo di osservare personalmente.

Ricordo in modo chiaro una serie di sermoni sull’avvento pronunciati da Columbus Green a Waterbury, nel Vermont, mi pare nella prima metà del 1843. Predicò nella chiesa metodista del villaggio. Non potrò mai dimenticare l’impressione di solennità comunicatami da quell’incontro e dalla predicazione di Green, nonostante allora fossi solo un ragazzino. Il locale era pieno zeppo di gente e tutto era immobile come la morte, eccetto la voce dell’oratore. Era molto pallido in volto e le sue parole avevano la solennità del Giudizio, mentre parlava dei falsi pastori e della loro terribile condanna nel giorno del Signore. Mentre (Green) presentava queste cose con parole roventi, il signor Stone, pastore congregazionalista locale e persona che non aveva alcun amore per la dottrina dell’avvento, si alzò in mezzo all’assemblea con uno sguardo di sfida, e rimase in piedi come se prendesse quelle critiche per se stesso. Green parlò con vigore ancora maggiore e, usando un linguaggio estremamente tagliente, dipinse il giudizio che attendeva quelli che appartenevano alla classe dei falsi pastori. Sebbene siano passati più di quaranta anni, la scena è vivida nella mia mente come se fosse accaduta ieri.

Ricordo con la stessa chiarezza un camp meeting [congresso all’aperto o sotto un tendone, ndt] tenuto dagli avventisti a Cabot, nel Vermont, a cui parteciparono i miei genitori. Per l’occasione, erano presenti il pastore Shipman e un gran numero di altri importanti predicatori. Fu un congresso molto frequentato. Ricordo la predicazione tenuta dal grande pulpito nel boschetto e un mare di visi rivolti in alto, pieni di fervore e solennità. Rammento con grande chiarezza gli incontri in gruppi più piccoli, tenuti nelle tende, che si svolgevano negli intervalli tra i servizi regolari. In essi si realizzava un lavoro scrupoloso in favore delle anime.

Diversamente dai nostri consueti camp meeting, quasi tutto il tempo tra i servizi di culto regolari fu riempito da incontri nelle piccole tende. Qualcuno iniziava a pregare o a cantare e le persone cominciavano ad accorrere. Vi fu un grande impegno per le anime che si trovavano ancora nell’oscurità. Una supplica fervente si levava a Dio in loro favore fino al momento in cui queste cedevano e ricercavano Dio in modo autonomo; la gioia era grande quando arrivava la vittoria. Ci furono molte più confessioni di peccato, complete e sincere, di quelle che abitualmente vediamo in questi giorni. Gli incontri continuarono in tanti altri luoghi e così molte persone si convertirono.

Vi erano persone che uscivano di buon mattino e si recavano nel bosco, per cui se ne potevano scorgere molte, in ginocchio qua e là, mentre imploravano la benedizione di Dio. Da diverse parti si poteva udire la voce della preghiera. Non ci fu alcuna manifestazione di frivolezza e lo spirito si rendeva presente. Sincerità, devozione e amore per l’avvento di Cristo erano ogni dove. Oh! Se fossero presenti in maggior misura oggi!

Ricordo bene le riunioni che precedettero la data stabilita. Nella mia città natale, gli avventisti non possedevano un loro luogo di riunione, perciò adattarono una grande stanza all’ultimo piano della fabbrica di amido dei signori “Parker e Butler”, entrambi diaconi della chiesa battista e sinceri avventisti. Qui si tennero continue adunanze, frequentate da grandi folle. Poco prima dello scadere del tempo fissato, le riunioni divennero a getto continuo. La maggior parte dei credenti abbandonarono le messi nei campi senza mieterle, dando così modo ai poveri di soddisfare i propri bisogni. Essi sentivano che, riponendo le messi nei magazzini come in ogni altra stagione, avrebbero contraddetto la loro fede, dal momento che credevano che il Signore sarebbe tornato dopo poche settimane.

Mi ricordo di un agricoltore ricco e molto parsimonioso che possedeva un grande orto. Uscì e si recò nel suo campo proprio prima della data stabilita e, avendo visto molte mele per terra, le raccolse e le portò in casa. Durante la notte, la sua coscienza fu così turbata per quello che aveva fatto che si alzò e le gettò via. Naturalmente si trattò di un caso estremo, ma ci dà un’idea dell’intensità dello spirito che prevaleva in quei giorni. Il tempo designato venne nell’ultima settimana di ottobre. Praticamente nessuno dei credenti, quell’anno, cavò le patate prima che il terreno gelasse; ma la loro perdita fu minima perché il clima si mantenne mite e le patate raccolte in anticipo marcirono, quell’anno, mentre quelle lasciate nel terreno più a lungo si salvarono.

Subito prima dello scadere del tempo, gli incontri si susseguirono costantemente. Nella località in cui mi trovavo non ci fu alcun eccitamento fanatico tra i credenti, si manifestò invece un sentimento di grande solennità e umiltà, poiché ognuno era alquanto ansioso di sapere se sarebbe stato in grado di reggere il Giudizio. In quel periodo, le persone diventarono molto più oneste e confessarono peccati inimmaginabili. Molte persone che ritenevano il battesimo per aspersione altrettanto valido di quello per immersione, arrivarono alla conclusione che era meglio scendere nell’acqua come aveva fatto il Signore, sebbene non avessero ricevuto alcuna pressione ad agire così. Le persone si convincevano facilmente di cose sulle quali prima nessuno avrebbe mai potuto persuaderli. Non ci furono follie di alcun tipo, quali “abiti per l’ascensione verso il cielo”; invece molti erano ansiosi di poter ricevere gli abiti del carattere con cui superare la prova del Giudizio.

Durante la notte in cui il tempo era giunto alla fine, le riunioni non cessarono. C’era una marmaglia di gente ubriaca e rumorosa, che schiamazzava tutt’intorno e rendeva odiosa quella notte. Ma i fedeli pregavano ancor più intensamente che Dio li custodisse, li proteggesse e li salvasse. Se mai degli uomini avevano dato prova di onestà e fede vera, fu in quel momento. I loro cuori erano interamente coinvolti perché ritenevano con la massima certezza che il tempo del giudizio si stesse chiudendo. Allora, in ogni dove, si udirono pianti e invocazioni a Dio perché manifestasse la sua approvazione. Poi, la mattina spuntò e il Signore non era venuto. Molti continuarono ancora ad attenderlo per giorni, ma presto tutti si resero conto che erano stati delusi e i loro cuori si fecero molto tristi. Nessuno può comprendere pienamente l’amarezza della delusione se non quelli che la vissero in prima persona. Di questo parleremo la settimana prossima. (G. I. B.)