Le Sacre Scritture, composte di Antico e Nuovo Testamento, sono esse stesse il prodotto dell’azione del dono profetico. Indirettamente, proprio le Scritture indicano un canone di scritti sacri. Le varie parti dell’Antico Testamento erano, nelle loro suddivisioni, già note e comprese al tempo di Gesù. In Matteo 23:35, Gesù indica indirettamente i suoi limiti esterni – da Genesi a 2 Cronache (l’ultimo libro della Bibbia ebraica) – e in Luca 24:27,44 la sua tripartizione – la Legge di Mosè, i profeti e gli scritti, il primo dei quali erano i Salmi.
La lettera agli Ebrei descrive così i modi in cui la rivelazione si presenta a noi: “Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Ebrei 1:1,2). A partire da Mosè (nel XV secolo a.C.) ha avuto inizio la registrazione delle rivelazioni divine; nel corso dei secoli altri profeti fissarono per iscritto i messaggi affidati loro nel modo in cui Dio ritenne più adatto, per promuovere la comprensione del suo popolo. Infine, Dio scelse di rendere la sua ultima rivelazione per mezzo di suo Figlio. Gesù Cristo ha dato alla famiglia umana la rivelazione più grande che un uomo potesse ricevere (Giovanni 1:18). Il Nuovo Testamento è l’ispirata testimonianza apostolica e l’interpretazione di Gesù Cristo e del suo insegnamento. Se la sua vita e la sua rivelazione sono irripetibili, l’attestazione che gli scritti neotestamentari ne danno è altrettanto irripetibile. Osservate il seguente schema:
Dato che la vita di Cristo sulla terra e l’interpretazione che ne danno gli apostoli, ci consegnano la definitiva rivelazione di Dio, nessuna funzione del dono profetico (in quanto parte dei doni spirituali) successiva al Nuovo Testamento, può uguagliare, sostituire, oppure aggiungere qualcosa alla sua testimonianza unica. Anzi, tutte le successive rivendicazioni del dono profetico devono essere messe alla prova dalle Scritture (1 Tessalonicesi 5:19-21; 1 Giovanni 4:1-3; Matteo 7:15-20).
La funzione post-canonica del dono profetico, ovunque esso appaia, sarà simile alla funzione avuta al tempo degli apostoli, e continuerà a prodursi con l’autorità dello Spirito che parla alla chiesa per suo mezzo. Tale funzione può così essere riassunta:
Una manifestazione post-canonica del dono profetico
- Indicherà la Scrittura come il fondamento della fede e della condotta;
- Illuminerà e chiarificherà gli insegnamenti già presenti nelle Scritture;
- Applicherà i principi della Scrittura alla vita di tutti i giorni;
- Può essere un catalizzatore che dirige la chiesa verso il compimento del mandato affidatole nelle Scritture;
- Può assistere la chiesa nella sua edificazione;
- Può rimproverare, avvertire, istruire, incoraggiare, consolidare e favorire l’unità della chiesa nelle verità della Scrittura;
- Può avere la funzione di proteggere la chiesa dalla falsa dottrina e di consolidare i credenti nella verità.