Nelle fondamentali liste dei doni spirituali presenti nel Nuovo Testamento il “dono profetico” viene annotato come il secondo, tra quello degli apostoli (il primo) e quello di insegnanti (il terzo) (cfr.1 Corinzi 12:28-30; Efesi 4:11). Tale dono non sostituisce il ruolo degli apostoli, ma la sua funzione influenzò da vicino sia gli apostoli sia i membri della chiesa in generale. Alcuni degli apostoli stessi furono rivestiti con questo dono. Le attività delle persone che ne furono dotate nel Nuovo Testamento possono essere riassunte come segue:
1. Erano a volte incaricate di avvertire di difficoltà imminenti (Atti 11:27-30; 20:23; 21:10-14). Nel primo esempio (Atti 11), l’annuncio di una carestia incombente portò come risultato la creazione di un legame fraterno tra i gentili convertiti di Antiochia e i giudeocristiani di Giudea. Questi, in genere contrari alle usanze dei gentili, di buon grado inviarono dei soccorsi ai Giudei, loro fratelli in Cristo.
2. Grazie a tale dono ebbe inizio l’attività delle missioni straniere (Atti 13:1,2). Ebbe anche la funzione di individuare le località dove i primi missionari dovevano lavorare (Atti 16:6-10). Nel secondo viaggio missionario paolino si dice che l’apostolo fu accompagnato da Sila, un profeta (Atti 16:40).
3. Nel corso di una crisi dottrinale, ebbe la funzione di incoraggiare e di confermare la comunità nella vera dottrina. La crisi riguardò la relazione tra i rituali giudaici e la salvezza dei gentili convertiti. Un concilio ecclesiastico rappresentativo prese una decisione in armonia con le direttive dello Spirito (Atti 15), benché questa non fosse accettata intimamente da tutti. La controversia era esplosa ad Antiochia e alla sua comunità venne indirizzata per lettera la decisione del concilio. Giuda e Sila svolsero temporaneamente un’attività pastorale in questo luogo: “Giuda e Sila, anch’essi profeti, con molte parole li esortarono [parakaleo: appellarsi, incoraggiare, esortare] e li fortificarono [episterizo: rafforzare, consolidare]” ( Atti 15:32).
4. I profeti edificarono, incoraggiarono e consolarono la chiesa. “Chi profetizza, invece, parla agli uomini un linguaggio di edificazione [oikodomè, che in senso metaforico indica la costruzione della vita spirituale), di esortazione [paraklesis: incoraggiamento, esortazione] e di consolazione [paramuthia: incoraggiamento, conforto, consolazione]” (1 Corinzi 14:3).
5. Il profeta tese (in collaborazione con gli altri doni) a unificare la chiesa nella vera fede e a proteggerla dalle false dottrine. “E lui che ha dato alcuni come … fino a che tutti giungiamo all’unità della fede … affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per l’astuzia loro nelle arti seduttrici dell’errore. (Efesi 4:11-15).
6. I profeti, in collaborazione con gli apostoli prestarono il loro aiuto nella fondazione della chiesa. “Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare” (Efesi 2:20; cfr. 3:5; 4:11).
“Il binomio apostoli-profeti può contribuire ad avvicinare fra loro l’Antico (profeti) e il Nuovo Testamento (apostoli) in quanto entrambi rappresentano il fondamento dell’insegnamento della Chiesa. Ma il fatto che nel testo l’ordine delle parole sia invertito (non “profeti e apostoli”, ma “apostoli e profeti”) suggerisce che probabilmente ci si riferisca a dei profeti neotestamentari. Se le cose stanno così, il loro accostamento agli apostoli nell’opera di fondazione della Chiesa risulta significativo. Si deve fare quindi riferimento a un piccolo gruppo di insegnanti ispirati che, in associazione con gli apostoli, resero insieme testimonianza a Cristo e il cui insegnamento, derivato dalla rivelazione (Efesi 3:5) ebbe un ruolo centrale”(John R. W. Stott, God’s New Society [Downers Grove, IL: Intervarsity Press, 1979], p.107. Per un punto di vista analogo, vedi W.R. Nicoll, The Expositor’s Greek Testament, ed. [Grand Rapids, MI: Wm B. Eerdmans Publishing Company, reprint 1961], 3: 299, 300).