D10-11. Descrivere le scene con il linguaggio degli uomini

Quando iniziò a mettere per iscritto ciò che aveva ricevuto nelle visioni, dovette cercare di esprimere con linguaggio umano le scene, che permettessero ai lettori di visualizzare ciò che lei aveva visto.

Nessuna forza sovrannaturale prese controllo meccanico della sua mano e raramente è successo che lei scrivesse le parole esatte dettate dal messaggero celeste che era a suo fianco. Questo è ciò che la sor. White ha scritto sulla scelta delle parole da utilizzare per verbalizzare ciò che vedeva:

Sebbene io dipenda dallo Spirito di Dio sia per ricevere che per trascrivere ciò che vedo, le parole che utilizzo per descrivere ciò che ho visto, sono mie, a meno che  esse provengano direttamente da un angelo; in quel caso le metto tra virgolette — Review and Herald, 8 Ottobre 1867.

La sor. White ha sempre provato del rammarico quando pensava alla sua breve esperienza scolastica e alla sua inevitabile limitata conoscenza della lingua scritta. Suo figlio, William C. White, dice di ricordarsi chiaramente di quando, i primi anni trascorsi a Battle Creek, suo padre James White, rientrando a casa dal suo ufficio alla Review and Herald, aiutava sua moglie, che gli chiedeva di assisterla per preparare per la stampa ciò che lei aveva scritto. Quando lei leggeva ciò che aveva scritto, lui faceva i suo commenti, si felicitava sulla incisività del messaggio e poi segnalava i punti grammaticalmente deboli della composizione.

Riguardo a questo tipo di esperienze nel 1906 la sor. White affermò:

Quando mio marito era ancora in vita, mi assisteva e mi dava dei consigli prima di spedire i messaggi che io avevo ricevuto. A quel tempo viaggiavamo molto e a volte ricevevo rivelazioni durante la notte, a volte di giorno quando mi trovavo davanti grandi congregazioni. Non appena avevo del tempo e sufficienti energie, trascrivevo fedelmente le istruzioni che avevo ricevuto in visione. In seguito esaminavamo il testo insieme, mio marito correggeva errori grammaticali ed eliminava inutili ripetizioni. Poi il testo veniva spedito al destinatario o alla tipografia.

Via via che l’opera si espandeva, altri mi assistettero nella preparazione del materiale per la stampa. Dopo la morte di mio marito, fedeli assistenti si unirono a me e lavorarono senza sosta nel ricopiare le testimonianze e nella preparazione di articoli per le nostre riviste. — Selected Messages, libro 1, p. 50.

La sor. White aveva l’abitudine di scrivere in modo esaustivo e dettagliato sugli argomenti che presentava, e a volte le sue opinioni e quella degli editori divergevano sulla quantità di materiale che doveva essere pubblicato. Lei era ovviamente soddisfatta quando il materiale veniva pubblicato integralmente, ma a volte gli editori preferivano condensare o abbreviare il testo dei manoscritti per evitare che i libri fossero troppo voluminosi. A volte lei consentiva loro di farlo. Ma succedeva a volte che, dopo aver condensato il più possibile certi capitoli per consegnarli agli editori, la sor. White ricevesse nuove rivelazioni su un argomento. In tal caso lei scrisse ulteriore materiale e insistette perché fosse incorporato. (Vedasi la prefazione degli editori in Spirit of Prophecy, Volume 4.)

Ellen White non era una scrittrice ‘meccanica’. Le profonde impressioni spesso fatte sui suoi lettori sono dovute anche alla intensità di spirito con la quale scriveva. Occasionalmente nella sua corrispondenza fa riferimento alla profonda emotività che provava quando scriveva dei solenni messaggi da parte di Dio, rivolti ad un mondo morente perishing. Ad esempio, il 9 Febbraio 1884, mentre stava completando il quarto volume, ecco cosa scrisse in una lettera indirizzata al pastore Uriah Smith:

Scrivo dalle quindici alle venti pagine al giorno. Adesso sono le 11 e ho scritto quattordici pagine del manoscritto per il volume IV…. Mentre scrivo questo libro, provo un’intensa commozione. Voglio che sia stampato al più presto, il nostro popolo ne ha un grande bisogno. Se il Signore mi dà la salute come lo ha fatto fino ad ora, terminerò il libro il mese prossimo. Le notti non riesco a dormire al pensiero delle cose importanti che devono avere luogo. Dormo tre ore, al massimo cinque. La mia mente è così agitata che non riesco a dormire. Scrivere, scrivere, devo assolutamente scrivere senza indugio.

Grandi eventi avranno luogo e vogliamo scuotere la gente dalla loro indifferenza affinché si prepari. Eventi di valore eterno si susseguono nelle visioni, di giorno e di notte. Tutto ciò che è temporale scompare dalla mia vista. — Citato in Ellen G. White, Messenger to the Remnant, p. 57.

Nell’autunno del 1884 questo libro era pronto per essere stampato. Non si riuscì a contenerlo entro le 400 pagine, com’era previsto. Il testo contava 492 pagine più un appendice di quattordici pagine, il libro aveva un totale di 506 pagine. Tuttavia si riuscì a mantenere il prezzo a un dollaro, come annunciato nella promozione, stesso prezzo stabilito per gli altri tre libri che facevano parte della collana.