Ci stiamo approssimando alla fine di un altro anno: non coglieremo tutte le opportunità offerte da questi giorni festivi per portare a Dio le nostre offerte? Non parlo di sacrifici, perché di fatto non faremo altro che restituire a Dio quello che è già suo, e che lui ci ha solo affidato finché non ce lo richiederà. Dio si compiacerebbe davvero se a Natale ogni chiesa avesse un albero di Natale sul quale si appenderanno le offerte, grandi e piccole, per queste case di adorazione. Ci sono pervenute delle lettere in cui ci era chiesto: -Dobbiamo avere un albero di Natale? Non sarebbe come imitare il mondo? Noi rispondiamo così: – Potete imitare il mondo se vi disponete in tal senso, oppure potete discostarvi da esso il più possibile. Non c’è alcun peccato particolare nella scelta di un fragrante sempreverde e nel collocarlo nelle nostre chiese; il peccato invece sta nella motivazione che ci spinge ad agire e nell’uso che è fatto dei doni che sono posti sull’albero.
L’albero può essere tanto alto e i suoi rami tanto ampi per quanto l’occasione lo richiede; ma i suoi rami siano carichi dei frutti d’oro e d’argento della vostra beneficienza e presentatelo al Signore come il vostro regalo di Natale. Le vostre donazioni siano santificate dalla preghiera e il frutto che porrete su quest’albero consacrato sia volto a rimuovere i debiti dalle nostre case di adorazione a Battle Creek, nel Michigan, e a Oakland, in California.
Una sola parola è sufficiente per chi è saggio. Review and Herald, 11 dicembre, 1879.