Review and Herald , 24 marzo 1885, L’esperienza dell’avvento – n. 7
“LA DOTTRINA DELLA PORTA CHIUSA TRA I CREDENTI NEL MESSAGGIO DEL TERZO ANGELO”
Quando i credenti videro risplendere la luce della comprensione sul santuario celeste, molte cose a proposito della loro posizione e della delusione subita divennero chiare, e tra di esse anche la dottrina della “porta chiusa”. Non intendo dire che fin dall’inizio tutti avessero compreso l’argomento nel suo pieno significato, sarebbe stato irragionevole aspettarsi tanto, ma esso offrì la chiave per chiarire gradualmente l’intero problema. Cercherò di spiegare questo processo passo dopo passo.
Si resero conto che la purificazione del santuario alla fine dei 2.300 giorni non indicava la purificazione della terra per mezzo del fuoco, ma piuttosto quella del tempio di Dio nel cielo, antitipo del santuario costruito da Mosè. Tale purificazione significava la rimozione o l’eliminazione del peccato (il giudizio investigativo) ed era in relazione con l’ultima opera svolta dal nostro grande Sommo Sacerdote immediatamente prima del suo ritorno sulla terra. Tale comprensione fece nascere nella loro mente una grande luce su molti argomenti. Nel tipo terreno, il ministero o servizio sacerdotale terminava nella prima parte del santuario quando il sommo sacerdote iniziava la sua opera nel luogo santissimo. Questo era indicato dalla chiusura della prima porta e dall’apertura della seconda nel santissimo.
I credenti investigavano le loro Bibbie con grande cura e così Apocalisse 3:7-11 diventò per loro un testo molto convincente: “All’angelo della chiesa di Filadelfia scrivi: Queste cose dice il Santo, il Veritiero, colui che ha la chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre: ‘Io conosco le tue opere. Ecco, ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere, perché, pur avendo poca forza, hai serbato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome. Ecco, ti do alcuni della sinagoga di Satana, i quali dicono di essere Giudei e non lo sono, ma mentono; ecco, io li farò venire a prostrarsi ai tuoi piedi per riconoscere che io ti ho amato. Siccome hai osservato la mia esortazione alla costanza, anch’io ti preserverò dall’ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra. Io vengo presto; tieni fermamente quello che hai, perché nessuno ti tolga la tua corona’”.
Filadelfia significa “amore fraterno”. Una descrizione appropriata dell’interesse intenso, affettuoso che i credenti ebbero l’uno per l’altro nella gloriosa esperienza del 1844. Questo modo di esprimersi si applica al tempo immediatamente precedente la venuta di Gesù: “Ecco io vengo presto”. “Colui che ha la chiave di Davide” deve essere il Figlio di Davide, il nostro Salvatore. Davanti ai credenti sono poste una “porta aperta” e una “porta chiusa”. Essi “non avevano rinnegato il suo nome”.
Ma c’era un altro gruppo di persone che dichiarava di essere il vero popolo di Dio, “gli ebrei”, che si era opposto a loro [i credenti, ndt] e che sarebbe stato umiliato quando i risultati avrebbero provato che i credenti erano nel giusto, ed esso nell’errore. “I vostri fratelli, che vi odiano e vi scacciano a causa del mio nome, dicono: ‘Si mostri il Signore nella sua gloria, affinché possiamo vedere la vostra gioia!’. Ma essi saranno svergognati” (Isaia 66:5). Questi credenti erano giunti al tempo della “costanza dei santi” di cui si parla nel messaggio del terzo angelo: “Qui è la costanza dei santi” (Apocalisse 14:12). La loro posizione non può essere equivocata: essi erano i credenti nell’imminente ritorno di Cristo. Dinanzi a loro erano poste una “porta aperta e una porta chiusa”.
Questo è spiegato benissimo dal cambiamento di servizio del nostro grande Sommo Sacerdote, “il decimo giorno del settimo mese” del 1844. Non c’è altra spiegazione. E non abbiamo mai conosciuto nessuno che potesse smentirla. Ogni punto presente in questo passo della Scrittura è esemplificato nell’esperienza dell’avvento nella data stabilita e dopo di essa. A ciò essa si applica.
Questo testo diffonde una luce speciale sulla natura della porta chiusa. Presenta una “porta aperta” di accesso a tutti i veri credenti e, contemporaneamente, riconosce il cambiamento di posizione e di servizio di Cristo nel momento in cui inizia la sua opera finale. Se si tratta di un cambiamento reale, esso dovrebbe essere riconosciuto con la massima certezza dal popolo di Dio sulla terra, il quale è guidato dallo Spirito in tutta la verità. Lo riconobbero infatti quelli che seguirono la via della chiara luce del santuario e dell’ultimo messaggio; invece non lo fecero la grande massa degli avventisti, che aveva abbandonato l’opera del passato, e i membri delle chiese più popolari. La “porta chiusa” e la “porta aperta” sono ora accettate da tutti coloro che credono saggiamente nella verità presente.
Queste opinioni portarono i credenti a modificare la loro fede sulla fine del tempo di grazia. Essi avevano condiviso queste idee con gli altri avventisti subito dopo lo scadere della data stabilita e continuarono a sostenerle fino a che una nuova luce illuminò il santuario. Avevano ancora molto da dire sulla “porta chiusa”, ma ora la collegavano con una “porta aperta”.
Studiando l’esempio del sommo sacerdote terreno, essi appresero che il tempo di grazia continuava nel tipo “dopo” l’inizio del servizio all’interno del luogo santissimo. Quando egli svolgeva il suo servizio davanti al Signore e faceva l’espiazione per il popolo, portava con sé il pettorale del giudizio, che conteneva i nomi delle dodici tribù d’Israele. Quelli i cui cuori erano umili e penitenti erano le persone a favore delle quali veniva compiuta l’espiazione.
Parallelamente nell’antitipo succedeva questo: i credenti arrivarono a capire che quelli che si erano pentiti dei loro peccati e avevano riconosciuto la vera opera di Dio, avrebbero ricevuto il beneficio dell’espiazione del nostro grande Sommo Sacerdote, compiuta nell’ultima fase della sua opera. Non vogliamo dire che tutti lo compresero immediatamente, in quanto la luce si diffuse gradualmente. Ci furono persone che, dopo la data stabilita, si erano mostrate per anni responsabili, o che non avevano rifiutato la luce: le loro menti furono risvegliate in modo da ricercare Dio.
Siamo sicuri che non si può trovare un solo caso umano di questo tipo, in cui sia stata data prova certa di sincerità, che sia stato mai messo da parte dal corpo dei credenti, in nessun momento dopo la nascita di quel messaggio. Non abbiamo mai udito neppure un accenno in proposito. Se casi di questo genere si verificarono prima che si dispiegasse la luce che possediamo nel tempo attuale, (quando cioè ci si atteneva alla dottrina della cosiddetta “porta chiusa”), l’interesse verso di loro fu giustificato in base alla supposizione che i loro nomi erano “scritti sul pettorale del giudizio”, oppure che in qualche altro modo Dio aveva provveduto per loro. Nessuna anima sincera fu mai respinta.
Ma non ci si deve dimenticare che pochissimi, eccetto gli avventisti, mostrarono interesse durante questa fase dell’opera, perché grande era l’impopolarità della dottrina dell’avvento. Di conseguenza la loro attenzione non fu richiamata su tutta l’estensione del soggetto del santuario, il quale mostra che tutti coloro che non hanno respinto la luce possono entrare, se lo vogliono, mentre l’opera del giudizio è ancora in corso. Ma i credenti pervennero a questa comprensione in modo graduale. Fino al 1850-1851 non avevano compreso che il loro compito futuro doveva in gran parte rivolgersi a quanti erano al di fuori dal gruppo dei vecchi fedeli avventisti. Fino ad allora esso era rimasto quasi del tutto limitato a questi ultimi. Essi avevano compreso questa dottrina modificata della “porta chiusa” e avevano molto da dire in proposito, perché si trattava di un punto molto importante dato che segnava la distinzione tra le due classi di avventisti: quelli che avevano abbandonato il grande movimento del 1844 e quelli che vi credevano ancora. I primi cercavano di risvegliare le chiese tradizionali e più diffuse, individuando nuove date, scombinando le vecchie e, infine, abbandonando quell’opera gloriosa tacciandola di “fanatismo”. I secondi, al contrario, affermavano che si trattava di un messaggio dato da Dio, predetto nel modo più chiaro dalla profezia e facente parte dell’ultimo grande avvertimento 0che doveva chiudere il tempo di grazia.
La dottrina delle porte “aperta” e “chiusa” all’interno del santuario celeste costituiva la pietra di volta della vera arcata dell’avvento: la chiave che svelava per intero il mistero e illuminava la loro posizione. Perché, se Cristo aveva spostato il suo servizio dal luogo santo a quello santissimo nell’autunno del 1844, allora, davvero l’“ora del giudizio è venuta”. Il primo era un messaggio dato da Dio e, ora che il primo e il secondo erano stati dati, il terzo doveva seguire. La grande maggioranza degli avventisti doveva quindi essere paragonata alle “vergini stolte”, era cioè nelle tenebre.
Riscontriamo allora come coloro che credevano fin dalle origini nella verità presente si riferissero spesso alle controversie sulla “porta chiusa” avute con gli avventisti del Primo Giorno [osservatori della domenica] addirittura fino al 1850-1851. Essi rimandavano l’attenzione degli oppositori alle loro stesse dichiarazioni fatte dopo la data stabilita e mostravano quanto le posizioni attuali fossero contraddittorie. Portavano loro le prove del fatto che avevano veramente abbandonato la vera fede nell’avvento.
Mentre scrivo ho qui davanti un opuscolo di 48 pagine su due colonne, intitolato The Advent Review, pubblicato nel 1850 da Hiram Edson, David Arnold, George W. Holt, Samuel W. Rhodes e James White (comitato editoriale) a Auburn, N.Y. Esso è quasi interamente costituito di articoli e brani scritti dai più eminenti ministri avventisti: William Miller, J.V. Himes, S. Bliss; A. Hale, J. Marsh, J. B. Cook, e molti altri.
Come dichiarato nelle note introduttive, questo opuscolo fu pubblicato per mostrare chi aveva “lasciato da parte la fede originale”. Dalle loro parole, confrontate con le posizioni che essi presero allora, risulta chiaramente che tutti questi personaggi di rilievo, eccetto Miller che era morto, avevano abbandonato quella “fede originale” e che i credenti nel terzo messaggio erano solo quelli che si erano aggrappati a quella vecchia fede. Vediamo così qual era il significato della dottrina della “porta chiusa”, nel novero dei credenti, dopo che si giunse alla comprensione del santuario.
Ogni volta che essi vi si riferiscono deve essere considerata in connessione con la “porta aperta”, nella quale essi credevano ugualmente.
Per mostrare che fino al 1850-1851 credevano in una porta chiusa, nel prossimo articolo daremo alcune citazioni tratte dalla loro stessa pubblicazione The Present Truth [La verità presente], pubblicata dal luglio del 1849 fino al novembre del 1850, e dal primo volume della Review and Herald, la prima rivista pubblicata con questo nome e datata “Paris, Me., November 1850”, mentre il primo volume termina il 9 giugno 1851. In questi brani presenteremo dei fatti non noti a molti di quelli che hanno abbracciato la verità negli ultimi 25 anni.
Questi fatti hanno un forte legame con quell’interessante periodo di transizione che va dal primo e secondo messaggio al messaggio del terzo angelo. I nostri oppositori hanno tentato di farci apparire timorosi che i fatti legati alla “porta chiusa” vengano alla luce, ma noi promettiamo di rendere note queste citazioni che essi considerano estremamente riprovevoli e di presentare loro dei fatti che spiegano completamente quei brani. (G. I. B.)