Un fratello che lesse la bozza del presente documento, un laico che ha frequentato il seminario, ha posto la seguente domanda: “Ma se W. C. White e il White Estate erano a conosenza delle circostanze e le problematiche relative a concezioni sbagliate sull’ispirazione e se essi erano in grado di rilasciare informazioni che avrebbero potuto recare un rimedio, perché non fecero niente? Alla luce di questi fatti, non sono responsabili di non aver fatto più di quello che hanno fatto?”
Per rispondere a questa domanda è necessario esporre dei fatti che generalmente non sono noti, ma che aiutano a trovare una risposta alla domanda sollevata.
I seguenti fatti sono tali che una persona che ha dei pregiudizi o che sia molto critica potrebbe utilizzarli male o per fare del male. Ciò che segue è stato scritto con riluttanza, ma con la speranza, la preghiera e la richiesta che le informazioni qui esposte siano utilizzate con correttezza e giudizio.
Perché parlo di riluttanza? Perché uomini bravi e di assoluta integrità sono coinvolti; dirigenti di fiducia, consacrati, uomini che meritano di essere ricordati con onore e ammirazione; e, fatto molto importante, perché ciò che ebbe luogo fu fatto in modo involontario e inconsapevole. Non si ha a che fare con eventi da nascondere ma piuttosto con un incidente al seguito del quale alcuni sono rimasti gravemente feriti. Questi che seguono son i fatti, nella speranza che inducano a suscitare una reazione meno emotiva a ciò che molti oggi considerano una grave negligenza, per non aver informato la chiesa e per non avrle insegnato dei solidi concetti sull’ispirazione.
E’ stato già menzionato in questo documento il fatto che dopo la morte di Ellen White W. C. White cessò di parlare in pubblico e di visitare le chiese per promuovere lo spirito di profezia. Solo occasionalmente predicava in una delle chiese nelle vicinanze. Fino al giorno in cui morì sua madre, come chiaramente esposto nel volume biografico che sarà presto pubblicato dalla Review and Herald, era un consigliere molto richiesto dai dirigenti, in modo particolare dal presidente della Conferenza Generale. Il fatto di aver seguito molto da vicino l’opera di sua madre, la sua conoscenza dei consigli che lei dava e l’aver lavorato per la causa per molti anni fecero di lui un membro prezioso non solo del comitato della Conferenza Generale, ma anche del comitato direttivo del College of Medical Evangelists e di comitati di altre istituzioni di punta situate all’ovest e, per un certo periodo, del comitato direttivo del Washington Sanitarium.
Il decesso di Ellen White scatenò improvvisi e traumatici cambiamenti , non voluti, ma inevitabili e molto reali.
Ellen White seguì molto da vicino l’opera della chiesa fin dai suoi inizi. Quando morì la chiesa e i suoi dirigenti si ritrovarono in una situazione mai esistita prima – si trattava di dirigere l’opera in sua assenza. Ellen White non c’era più; il suo contributo attraverso gli anni fu inestimabile e molto apprezzato. La chiesa beneficiò moltissimo dei libri che furono pubblicati. Ma ora, con la sua morte, i dirigenti dovettero affrontare la questione sul come gestire il materiale e le attività dell’ufficio di Elmshaven. Di fatto si trattava di definire quale fosse la funzione di tale ufficio, e l’utilità del materiale non pubblicato prima della sua morte. Alcuni presero una forte posizione affermando che il suo lavoro era finito e che, poiché i libri erano disponibili, la porta della camera blindata (o cripta) dell’ufficio di Elmshaven fosse chiusa e sigillata.
Tale posizione era contraria alle intenzioni di Ellen White la quale desiderava che i suoi scritti, pubblicati o no, continuassero a parlare e servire, come chiaramente affermato più volte nel suo testamento. Le opinioni restrittive espresse dopo la sua morte erano in netto contrasto con quello che credevano coloro che lavorarono molto vicino a Ellen G. White, e cioè W. C. White, Clarence Crisler e D. E. Robinson.
Quando il comitato direttivo (Board of Trustees) iniziò a lavorare nel 1915, ebbe la resposabilità di quantificare il patrimonio, di promuovere la diffusione dei libri di E. G. White e, per quanto riguarda l’opera libraria, preparare edizioni ridotte di alcuni dei grandi volumi in favore di paesi dove l’opera stava penetrando.
Non si aveva ancora una chiara visione e non esisteva un regolamento chiaro riguardo ad altri aspetti dell’opera che fu realizzata a Elmshaven, in modo particolare riguardo alla custodia e l’utilizzo delle lettere e dei manoscritti di Ellen G. White.
In questo contesto W. C. White e il contributo che poteva offrire non furono presi in considerazione. Ellen White non c’era più e quando si trattò di eleggere i membri dei comitati della denominazione, ad esclusione del comitato esecutivo della Conferenza Generale, il quale si riuniva a Washington, e i comitati direttivi di altre due istituzioni vicine – Pacific Union College e il St. Helena Sanitarium—nessuno pensò a W.C. White. Il suo nome non appariva in nessuna delle liste dei membri di tali comitati. Inoltre, pochi mesi dopo il decesso di Ellen White, il personale dell’ufficio di Elmshaven si ridusse alla sola presenza di W. C. White, che si ritrovò a lavorare da solo, soprattutto nella preparazione di libri di E. G. White perché fossero pubblicati oltremare. Solo occasionalmente aveva a disposizione una segretaria, impiegata a tempo parziale . Fu creduto opportuno che l’ufficio non avesse carta intestata. Per un certo periodo la maggior parte della corrispondenza fu scritta a mano. A. G. Daniells, presidente della Conferenza Generale, che nel 1912 scrisse ventidue lettere all’uffico di Elmshaven, nel 1919 ne scrisse solo sette, delle brevi comunicazioni. Il fr. White non fu invitato a scrivere o a lavorare per le pubblicazioni.
I membri del comitato diretttivo (Board of Trustees) erano geograficamente lontani tra di loro e non avevano una chiara idea di ciò che doveva essere fatto. F. M. Wilcox e A. G. Daniells residevano in Washington, D. C. Clarence Crisler si trovava in Cina, ed essendo così lontano presto perse molto interesse per questa opera. Sulla costa del Pacifico restarono, un po’ isolati, W. C. White e C. H. Jones, della Pacific Press; in questo contesto W. C. White si chiedeva quale fossero le sue responsabilità. Il comitato direttivo del White Estate si incontrava una o due volte l’anno, spesso all’interno di altri comitati più estesi, che dedicava alle tematiche del White Estate forse un’ora di tempo.
Ora a Elmshaven, che era stato sino alla morte della sor.White un centro vivace e dinamico, il lavoro si era ridotto al punto che esisteva solo un ufficio e la biblioteca presso la camera blindata (ingl. vault) dei manoscritti. Elmshaven era ormai fuori dai circuiti e quasi dimenticato! Il 18 settembre 1919 W. C. White scrisse a I. H. Evans :
“Adesso riceviamo poche lettere da uomini che hanno pesanti responsabilità e che avevano l’abitudine di scrivere spesso quando desideravano tenere mia madre informata su quello che succedeva nel mondo.”
Sono queste le condizioni che hanno caratterizzato il periodo tra il 1916 e il 1921, durante il quale sembra che solo W. C. White aveva intuito il potenziale di ciò che doveva o poteva essere fatto. Egli lavorò senza nessun appoggio. Tuttavia, a differenza di Prescott, continuò ad avere fiducia nei fratelli e nel trionfo della causa di Dio.