Pochi riflettono sulla sofferenza che il peccato ha causato al nostro Creatore. Tutti i cieli soffrirono durante l’agonia di Cristo; ma quella sofferenza non iniziò né finì con la sua manifestazione come uomo. La croce è una rivelazione per i nostri deboli sensi del dolore che, fin dal suo inizio, il peccato ha recato al cuore di Dio. Ogni allontanamento dalla giustizia, ogni atto di crudeltà, ogni fallimento del genere umano nel raggiungere il suo ideale, gli produce afflizione. Quando le calamità, che erano proprio il risultato della separazione da Dio (la sottomissione per mano dei loro nemici, la crudeltà e la morte ), ricaddero su Israele si dice che “si addolorò per l’afflizione d’Israele” (Giudici 10:16), “In ogni loro afflizione egli fu afflitto…li sollevò e li portò tutti i giorni del passato” (Isaia 63:9, versione Nuova Diodati).
Il suo Spirito “intercede per noi con sospiri ineffabili”. Mentre “tutta la creazione geme ed è in travaglio” (Romani 8:26,22), il cuore del Padre infinito soffre insieme con noi. Il nostro mondo è un vasto lazzaretto, un luogo di miseria su cui non permettiamo neppure ai nostri pensieri di soffermarsi. Se lo comprendessimo appieno, il peso sarebbe troppo terribile da sopportare. Ma Dio ne è pienamente consapevole e per distruggere il peccato e le sue conseguenze ha dato colui che ama di più, e ci ha dato la facoltà, grazie alla nostra cooperazione con lui, di porre fine a questo scenario di miseria. “E questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; allora verrà la fine” (Matteo 24:14). (Education, pp.263, 264).