Review and Herald, 14 aprile 1885, L’esperienza dell’avvento – n. 10
“LA FINE DEL TEMPO DI GRAZIA PER COLORO CHE RESPINGONO LA LUCE”
Quando abbiamo provato che i primi credenti nel messaggio del terzo angelo non credevano in una porta chiusa che escludesse quelli che non avevano respinto la luce, abbiamo liberamente ammesso, durante tutto il nostro esame del problema, che essi credevano invece che coloro i quali avevano consapevolmente respinto la verità non sarebbero stati salvati. Alcuni potrebbero giudicarlo un punto di vista privo di carità. Perciò, proponiamo di prendere in considerazione, in questo articolo, ciò che la Bibbia insegna sulla fine del tempo di grazia per le persone prima della fine delle loro vite naturali.
Comprendiamo che Dio accorda a ogni uomo una certa misura di luce, a seconda dei tempi e dei luoghi e in base alle diverse circostanze. Quando questa luce è deliberatamente rifiutata, Dio ritira il suo Spirito e quella persona non avverte più i suoi interventi in lei. Non vogliamo dire che tale persona non può essere salvata in caso di pentimento, ma in certe circostanze questo tipo di individui non avverte mai il desiderio di pentirsi. Il vero pentimento è prodotto dall’opera dello Spirito di Dio che agisce come agente di rimprovero nel cuore (Giovanni 16:7,8). Non possiamo dubitare che milioni di individui segnino così il loro destino eterno.
Gli antidiluviani terminarono il loro tempo di grazia prima che venisse il diluvio. Il Signore disse:
“Lo Spirito mio non contenderà per sempre con l’uomo”; “Nei miei decreti, la fine di ogni essere vivente è giunta poiché la terra, a causa degli uomini, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò, insieme con la terra. Fatti un’arca di legno di gofer” (Genesi 6:3,13,14). Essi non volevano arrendersi agli sforzi dello Spirito, perciò Dio li respinse e ritirò da loro il suo Spirito. Ciò accadde molto tempo prima che la pioggia iniziasse a cadere. Lo stesso avvenne con Sodoma e Gomorra: avevano oltrepassato la linea di confine della misericordia divina prima che cadesse su di loro il fuoco dal cielo.
In molte delle esperienze dei figli d’Israele furono spiegati gli stessi principi. Quando mormorarono e si lamentarono e a più riprese si ribellarono, alla fine giunsero a un punto in cui la misura era colma. Numeri 13 e 14 contengono un’illustrazione efficace: le spie tornarono con un cattivo rapporto e il popolo credette loro e disse: “Scegliamo un capo e torniamo in Egitto”. Non volle ascoltare il consiglio di Caleb e Giosuè. Allora Dio disse loro: “Voi porterete il peso delle vostre iniquità ancora per quarant’anni e conoscerete il venir meno della mia promessa”, “non entrerete di certo nel paese nel quale giurai di farvi abitare, ad eccezione di Caleb, figlio di Gefunne, e di Giosuè, figlio di Nun”.
La sentenza era stata pronunciata e il loro destino terreno era stato fissato. Possiamo sperare che alcuni di loro si siano pentiti dei loro peccati e che possano essere stati salvati; ma la decisione fu presa che non dovessero mai vedere la terra della promessa e che non vi sarebbero mai entrati. Le loro peregrinazioni erano il tipo di quelle di molti altri che dovevano imitare la loro condotta nella vita spirituale.
Siamo continuamente messi in guardia dal loro esempio, affinché anche noi non falliamo come loro. Così accadde ancora nella storia futura di quella nazione: le dieci tribù note come “Efraim”(perché questa era la tribù guida) apostatarono finché la misericordia divina non fu loro tolta. “Poiché Israele è ribelle come una vitella recalcitrante … Efraim si è unito agli idoli; lascialo” (Osea 4:16,17). I terribili effetti che ne seguirono furono la prova che la misericordia di Dio era stata tolta.
Giuda Iscariota passò il limite del suo tempo di grazia molto prima della sua morte. Quando Cristo disse di lui che “sarebbe stato meglio per quest’uomo che non fosse nato”, il suo tempo di grazia era trascorso. Il nostro Salvatore ci insegna che quelli che bestemmiano contro lo Spirito Santo non avranno mai perdono “né in questo mondo né nel mondo a venire” (Matteo 12:31,32). E San Paolo ci parla di una categoria di persone che “crocifiggono di nuovo il Figlio di Dio e lo espongono a infamia;” ed “è impossibile riportarli di nuovo al ravvedimento” (Ebrei 6:6,7).
Chi può dubitare che i capi dei giudei che avevano visto le opere potenti di Cristo, che avevano cospirato contro di lui e lo avevano messo a morte, dicendo :“il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli”, avessero oltrepassato il limite della misericordia? Il giudizio contro di loro indugiò per anni, ma li colse infine per mezzo delle terribili calamità che ricaddero su quel popolo. Dio attese perché c’erano delle anime oneste che dovevano essere raccolte di mezzo ai reietti. Tutto il mondo malvagio terminerà il suo tempo di grazia prima dell’apparizione di Cristo.
Quando il nostro Salvatore termina il suo ministero sacerdotale, lo annuncia con parole solenni: “Chi è ingiusto continui a praticare l’ingiustizia; chi è impuro continui a essere impuro; e chi è giusto continui a praticare la giustizia, e chi è santo si santifichi ancora. Ecco, sto per venire”, ecc. ( Apocalisse 22:11,12). Il tempo di grazia per ogni persona è allora chiuso per sempre e questo avverrà prima che Cristo appaia.
Ecco davanti a noi i principi generali sui quali Dio fonda il suo governo morale. Egli presenta le sue offerte di grazia a coloro che periscono, li implora di accostarsi a lui e di essere salvati. Ma se queste offerte di misericordia sono disprezzate e il suo tenero amore è disdegnato, alla fine egli cessa di intercedere per loro. Li lascia seguire la loro strada. Questi diranno: “La mietitura è finita, l’estate è trascorsa e noi non siamo stati salvati” (Geremia 8:20).
C’è un gruppo di persone alle quali il Signore dirà: “Poiché, quand’ho chiamato avete rifiutato d’ascoltare, quand’ho steso la mano nessuno vi ha badato, anzi avete respinto ogni mio consiglio e della mia correzione non ne avete voluto sapere, anch’io riderò delle vostre sventure, mi farò beffe quando lo spavento vi piomberà addosso. Allora mi chiameranno, ma io non risponderò; mi cercheranno con premura ma non mi troveranno” (Proverbi 1:24-26,28). Chi può negare che ci siano molte persone come queste per le quali il tempo di grazia, per quanto riguarda qualche speranza di raggiungerli, è praticamente concluso?
Se questo è vero per i principi generali, è ancora più evidente che quelli che rifiutano gli ammonimenti personali rifiutano la loro stessa salvezza. Così il nostro Salvatore, parlando dell’opera di Giovanni Battista (Luca 7:29,30) dichiara: “Tutto il popolo che lo ha udito, anche i pubblicani, hanno riconosciuto la giustizia di Dio, facendosi battezzare del battesimo di Giovanni; ma i farisei e i dottori della legge, non facendosi battezzare da lui, hanno respinto la volontà di Dio per loro” “I pubblicani riconosciuto la giustizia di Dio” accettando l’opera di Colui la cui missione era stata predetta dalla profezia. Quando venne come il profeta aveva annunciato, essi lo ricevettero. Essi furono trovati in armonia con l’opera di Dio. “Ma i farisei e i dottori della legge hanno respinto la volontà di Dio per loro” rifiutando questa stessa opera.
È un fatto grave essere trovati in disarmonia con l’opera di Dio predetta dalla profezia: quando volontariamente rifiutiamo tale opera, rifiutiamo Dio che ne è l’autore, e di conseguenza causiamo il nostro stesso rigetto. Ascoltate il grido doloroso del nostro Salvatore mentre contempla la città condannata: “Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata deserta” (Matteo 23:37-38). “Oh se tu sapessi, almeno oggi, ciò che occorre per la tua pace! Ma ora è nascosto ai tuoi occhi” (Luca 19:42). Ecco qui il nostro caro Salvatore, che piange nell’angoscia, osservando il suo popolo che giunge alla fine del tempo di grazia inconsapevolmente, e non può salvarlo.
In che modo questi principi così chiari si applicano all’esperienza del 1844? Siamo di fronte a uno dei più importanti movimenti che siano mai stati predetti dalla profezia: esso annunciò al mondo che “l’ora del giudizio divino” era giunta, che il periodo profetico più lungo di tutta la Bibbia era compiuto, che Cristo sarebbe presto apparso in gloria e che il gran giorno della collera di Dio stava per iniziare. Questo messaggio di avvertimento giunse in tutte le parti della terra; migliaia di persone si impegnarono a proclamarlo, e decine di migliaia lo abbracciarono. Si diffuse con una potenza mai vista nella chiesa da molti secoli. Moltitudini di peccatori e di scettici furono convertiti per suo mezzo. Esso recava tutti i segni di un messaggio genuino inviato dal cielo.
La proclamazione compiuta in quel tempo segnò il passaggio del nostro Sommo Sacerdote dall’opera di intercessione in favore dell’uomo davanti a Dio, al compimento dell’opera speciale consistente nel cancellare i peccati di tutto il suo popolo dai libri della memoria divina, fino alla chiusura definitiva del periodo di grazia. Nessun evento dell’opera del nostro Salvatore potrebbe avere importanza maggiore di questo. I re e i profeti avevano atteso con impazienza e con il più profondo interesse quest’opera di giudizio. Tale movimento non era forse altrettanto importante di quello di Giovanni Battista? Il suo era stato proclamato da un solo uomo, nello spazio di pochi mesi, su un territorio meno esteso di alcuni dei nostri stati e a una popolazione comparativamente piccola. Questo fu predicato da migliaia di persone, si diffuse fino nelle parti più remote della terra e fu il compimento di molte profezie importanti. Lo udirono milioni di persone. Coloro che respinsero il messaggio di Giovanni respinsero il consiglio di Dio a danno delle loro stesse anime. Quanto più evidente, allora, il fatto che lo stesso effetto sarebbe seguito al rifiuto di questa luce più grande!
Questo messaggio del tempo, basato sulla profezia, fu il primo di una serie di tre che costituiscono l’ultimo avvertimento al mondo e che ci conducono fino al ritorno di Cristo. Apocalisse 14:6-16. Si tratta di messaggi strettamente legati fra loro, ciascuno dei quali presenta aspetti del profondissimo interesse per l’umanità. Questa stessa serie è presentata in una delle parabole del nostro Salvatore. Luca 14:16-24.
“Un uomo preparò una gran cena e invitò molti; e all’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: ‘Venite, perché tutto è già pronto’. Tutti insieme cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: ‘Ho comprato un campo e ho necessità di andarlo a vedere; ti prego di scusarmi’. Un altro disse: ‘Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi’. Un altro disse: ‘Ho preso moglie, e perciò non posso venire’. Il servo tornò e riferì queste cose al suo signore. Allora il padrone di casa si adirò e disse al suo servo: ‘Va’ presto per le piazze e per le vie della città, e conduci qua poveri, storpi, ciechi e zoppi’. Poi il servo disse: ‘Signore, si è fatto come hai comandato e c’è ancora posto’. Il signore disse al servo: ‘Va’ fuori per le strade e lungo le siepi e costringili a entrare, affinché la mia casa sia piena. Perché io vi dico che nessuno di quegli uomini che erano stati invitati, assaggerà la mia cena’”
Sono qui rappresentati i tre appelli alla cena nuziale dell’Agnello che corrispondono ai tre messaggi. Il servo è inviato per le strade all’“ora della cena”, cioè alla fine del giorno. Al primo appello sono presentate delle scuse: un oggetto mondano è più importante per loro dell’invito alla cena. Il convincente messaggio corrisponde al terzo della serie di Apocalisse 14. Le sue verità sono molto chiare, ma molto impopolari e contrarie ai nostri interessi mondani; e nessuno, salvo quelli le cui coscienze li costringono, vi presteranno attenzione.
Presta attenzione alle parole seguenti: “Perché io vi dico che nessuno di quegli uomini che erano stati invitati, assaggerà la mia cena”.
Il rifiuto di quel solenne invito al giudizio equivale al rifiuto “del consiglio di Dio contro il nostro stesso bene”, proprio quello che accadde al tempo di Giovanni Battista. “I vostri fratelli, che vi odiano e vi scacciano a causa del mio nome, dicono: ‘Si mostri il Signore nella sua gloria, affinché possiamo vedere la vostra gioia!’. Ma essi saranno svergognati” (Isaia 66:5). “Quel cattivo servitore che dirà nel suo cuore: ‘Il mio signore tarda a venire’” “sarà battuto di molti colpi”. Quella categoria di persone che grida “Pace e sicurezza”, mentre i servitori fedeli porgono il messaggio del Signore, non sarà pronta. “Come fu ai giorni di Noè, così sarà alla venuta del Figlio dell’uomo”. Quelli che rifiutarono la luce furono rigettati da Dio.
Questi e molti altri testi della Scrittura dimostrano chiaramente quali terribili conseguenze derivano dal rifiuto della luce sulla venuta di Cristo. C’è da stupirsi allora che i credenti, nel 1844, attribuissero tanta importanza alla luce che Dio aveva dato loro? C’è da stupirsi che giungessero alla conclusione che quelli che avevano odiato e respinto tale luce portassero su di loro la disapprovazione di Dio? Quale altra conclusione avrebbero potuto trarre?
Non era possibile, a meno che non ammettessero contemporaneamente che la verità che amavano non aveva più alcuna importanza. Non avrebbero potuto farlo senza mettersi in ridicolo e senza condannare la loro gloriosa esperienza. Nei loro oppositori rintracciarono lo stesso spirito che aveva caratterizzato gli antichi ebrei che avevano respinto la predicazione di Giovanni. Perciò, giunsero per costoro alla stessa conclusione che Gesù aveva insegnato relativamente ai giudei ostili. Perciò ritennero che essi erano reietti da Dio.
Nella vasta conoscenza che abbiamo avuto di quest’opera, viaggiando dal Maine alla California, dal Minnesota al Texas, e incontrando molte migliaia di credenti in occasione di grandi incontri all’aperto, non abbiamo ancora mai conosciuto una sola persona che, oppostasi duramente ai primi messaggi, abbia poi abbracciato il terzo. Perciò le conseguenze provano che la posizione assunta dai credenti era giusta. Quelli che respinsero la luce di Dio furono da lui reietti. (G. I. B).