D20-11. Una questione di Prescott riguardante lo Spirito di Profezia

L’ultimo punto esposto dal pastore Prescott, che riguarda il modo in cui sono gestiti gli scritti di E. G. White, è troppo vago ed è difficile comprenderlo bene. Poiché W. C. White ebbe delle conversazioni con Prescott, lui potrebbe essere in grado di capire cosa Prescott voleva dire; ma non avendo tali informazioni e senza delle dichiarazioni più chiare da parte di Prescott, il punto resta oscuro. Ecco cosa scrisse Prescott:

“Il modo in cui gli scritti di sua madre sono stati gestiti e la falsa impressione che la gente si è fatta, hanno creato forti perplessità in me. Ho l’impressione che è con un inganno, sebbene probabilmente involontario, che sono stati fatti alcuni dei suoi libri e che nessun sforzo serio sia stato fatto per togliere dalle menti della gente ciò che era considerata una erronea comprensione dei suoi scritti.

“Ma è inutile addentrarsi in tali questioni. Ne ho parlato per anni con lei  e non è cambiato niente. Tuttavia penso che ci stiamo dirigendo verso una crisi, che prima o poi arriverà e forse più prima che poi. Un desiderio di reagire sta prendendo piede.”

A cosa allude? Non precisa. La questione lascia l’individuo che ha letto tale testo confidenziale, libero di raggiungere le sue conclusioni ed esse potrebbero essere alquanto imprecise.

Ma esaminiamo più da vicino i due paragrafi nel tentativo di capire cosa avesse in mente il pastore Prescott. La frase di apertura suggerisce immediatamente (NDT ingl?) something not above board e magari disonesto o almeno un qualcosa che, se saputo in giro, avrebbe fatto cambiare attitudine nei confronti degli scritti di E. G. White. Si notino le parole di Prescott, egli parla di “forti perplessità” che sta vivendo per i seguenti motivi:

l. “Il modo in cui gli scritti di sua madre sono stati gestiti”

2. “La falsa impressione che la gente si è fatta”

3. “Ho l’impressione che è con un inganno  . . . che sono stati fatti alcuni dei suoi libri,”

4. “Nessun sforzo serio è stato fatto per togliere dalle menti della gente ciò che era conosciuta come una erronea comprensione dei suoi scritti”

Poi, rivolgendosi a W. C. White, scrive:

5. “Ne ho parlato per anni con lei  e non è cambiato niente”

6. “penso che ci stiamo dirigendo verso una crisi, che prima o poi arriverà e forse più prima che poi. ”

Che cosa intendeva dire quando scrive che è con un “inganno … che sono stati fatti alcuni libri”? Si riferisce al modo in cui i suoi libri venivano preparati durante il decennio del 1890, quando nel preparare i manoscritti per libri come  Steps to Christ, Desire of Age, Christ’s Object Lessons, and Thoughts From the Mount of Blessing, Ellen White, presa da molti impegni, invece di sedersi per scrivere un libro dall’inizio alla fine, si fece aiutare da assistenti di redazione (ingl. literary assistants)?E’ vero che si affidò a collaboratori  redazionali che, sotto la sua direzione, ricercarono tra i suoi articoli periodici, manoscritti, lettere e opuscoli, materiale appropriato, che fu messo insieme con una sequenza logica per dare vita a vari libri. Sia chiaro che sotto queste circostanze gli assistenti non scrivevano niente. Il loro lavoro era di fare delle correzioni grammaticali, eliminare ripetizioni e a volte sostituire con dei sinonomi parole usate troppo frequentemente.

Poi ovviamente Ellen White esaminava il materiale che era stato compilato, faceva le ultime correzioni (ingl.editing), completava qua e là e aggiungeva frasi o paragrafi. Lavorando in questo modo fu possibile utilizzare al meglio le risorse letterarie, rendendo il materiale disponibile sotto forma di libri. Non esistono segreti su questo modo di lavorare; nessuno intende nascondere informazioni a riguardo. Nell’anno 1900 Ellen White, riferendosi alla sua assistente di fiducia Marian Davis, che le fu vicino per venticinque anni, parlò di lei come “quella che prepara i libri (ingl. bookmaker).” Dall’Australia Ellen White scrisse al presidente della Conferenza Generale, per spiegare come preparava i suoi libri e come lavorava Marian Davis:

“Come prepare i libri? … Lei raccoglie i miei articoli che sono stati pubblicati nelle riviste e li incolla su dei libri fatti di pagine bianche. Lei ha a disposizione anche una copia di tutte le lettere che scrivo. Mentre prepara un capitolo di un libro Marian si ricorda che io ho scritto qualcosa su un punto specifico, un brano che esprime un pensiero con incisività. Lei inizia le sue ricerche e se lo trova, vede se tale testo può rendere un capitolo più chiaro e poi lo aggiunge.

“I libri non sono prodotti da Marian, ma sono miei, sono composti di materiale raccolto fra tutti i miei scritti. Marian può attingere da una grande quantità di opere e la sua abilità di organizzare tale materiale è di grande aiuto per me. Mi evita di dedicarmi ad una grossa mole di lavoro, per il quale non ho tempo.”–Lettera 61a, 1900; 3SM p. 91.

Alcuni anni più tardi, commentando sullo stretto modo in cui lei e Marian lavorano insieme alla preparazione dei libri, Ellen White scrisse:

“Abbiamo lavorato fianco a fianco e in perfetta intesa. E quando aveva terminato di raccogliere note e appunti provenienti da documenti e libri me li presentava e mi diceva: ’Su questo punto manca qualcosa e io non posso farci niente.’ Allora io esaminavo la questione e in pochi momenti trovavo una soluzione (ingl.  could trace the line right out). Lavoravamo insieme e sempre in perfetta armonia.”–Ms 95, 1904; 3SM p. 93.

Prescott aveva raccolto il materiale di E. G. White che fu pubblicato nel 1892 sotto forma del libro Christian Education. Durante l’anno 1890 trascorse in Australia dieci mesi, in Cooranbong, dove  Ellen White risiedeva quasi sempre. Forse è durante questo periodo che si rese conto delle procedure “praticate nella preparazione di alcuni libri.”

Sebbene probabilmente diede dei consigli riguardo la disposizione di materiale relativo a Desire of Age, lui non scrisse niente. Fu chiesto a Prescott di assistere nell’identificare alcuni dei personaggi reali presentati in articoli preparati nel 1907 su Ezra e il ritorno dei Giudei. Tale procedura non era diversa da quella esposta nelle pagine introduttive de Il Gran Conflitto ed è in armonia con le dichiarazioni di W. C. White nelle quali afferma che Ellen White non pretendeva di essere una autorità sui dettagli della storia e che lei aveva grande rispetto per l’opera di storici competenti.

Prescott faceva forse riferimento ad un periodo antecedente, durante il quale Ellen White trovava molto utili le opere di certi storici e commentatori, mentre era impegnata alla preparazione della serie Conflict of the Ages, (NDT serie di cinque libri Patr e Prof; Prof e Re, Sper Uomo, Conquist di Pace, Gran Confl) in modo particolare del libro Il Gran Conflitto, che fu pubblicato nella sua edizione ampliata e popolare nel 1888. Ma nelle pagine introduttive di questo libro, scritte nel mese di maggio 1888, lei riconosce l’uso di altri autori, senza “citare l’autore.”  L’implicazione è che i testi di storici e commentatori costituiscono una fonte e non le sue visioni, e ciò “perché le affermazioni forniscono una precisa ed efficace presentazione del soggetto” (Il Gran Conflitto p. 20). In un’altra occasione W. C. White scrisse sulla questione:

“Sebbene Dio le avesse dato tutta la Potenza (ingl.POWER) necessaria per presentare le scene della vita di Cristo, dei profeti e dei riformatori in un modo più chiaro e incisivo degli storici, lei fu sempre cosciente delle conseguenze dovute alla sua limitata educazione scolastica. Provava ammirazione per il linguaggio utilizzato da altri autori che descrivevano le scene che Dio le aveva presentato in visione. Considerò un piacere ed un risparmio di tempo utilizzare questi testi, in modo integrale o parziale, per presentare quegli argomenti che lei conosceva grazie a delle rivelazioni e che desiderava trasmettere ai lettori .”– W. C. White a L. E. Froom, 8 gennaio 1928; 3SM p. 460.

E’ da notare che Ellen White utilizzò i testi di altri autori come supporto e non come fonte primaria. Poiché Prescott affermò che le sue perplessità durarono anni –delle quali parlò con W. C. White—ciò che abbiamo appena presentato potrebbe essere il punto centrale delle sue preoccupazioni.

Dal punto di vista di Ellen White, W. C. White e degli assistenti redazionali (ingl. literary staff ) della sor. White, non era presente nessuna disonestà, nessuna intenzione di ingannare le persone in relazione al suo modo di lavorare, non esistevano motivi di preoccupazione. Non esistevano scrittori fantasma. Ellen White era responsabile di tutto quello che veniva pubblicato con il suo nome.

Ellen White lavorò con i più alti livelli di integrità, sapendo che era chiamata da Dio per una missione speciale, e si dette senza riserve a questa missione ingrata, sofferta, impegnativa che richiedeva grandi energie e che fu oggetto di critiche proprio da parte di coloro che fu chiamata ad aiutare. Per realizzare la sua opera la sor. White utilizzò i migliori metodi che erano a sua disposizione. Mediante delle visioni ricevette istruzioni riguardo a persone su cui riporre o non riporre la fiducia. Mediante una visione, tenuta nascosta per molti anni, Dio le disse che lo Spirito si era posato su suo figlio W. C. White, e che lo Spirito lo preparò  ad assisterla nel diffondere i messaggi.

In realtà le fu rivelato che suo figlio naque perché le fosse di aiuto.

Dietro tutta la sua opera c’erano molte visioni, alcune ricevute molto tempo prima di intraprendere la stesura di un libro, altre ricevute mentre il manoscritto era in preparazione. Era la responsabilità delle sue assistenti raggruppare il materiale secondo una logica, verificare la grammatica  e che le parole utilizzate fossero appropriate e stimolanti (ingl. appeal). Solo una concezione imperfetta dell’inspirazione farebbe sembrare tutto questo disonesto e non è rilevante che nessuno fosse a conoscenza di queste procedure.